Spotify ha deciso che la voce umana è sopravvalutata e che il futuro dell’ascolto è sintetico. Grazie a una nuova partnership con ElevenLabs, la piattaforma di streaming musicale si appresta a riempire i suoi scaffali digitali di audiolibri narrati dall’intelligenza artificiale. Il tutto, ovviamente, con il nobile scopo di “espandere il mercato degli audiolibri” e “rendere la produzione più accessibile”. Traduzione: più contenuti, meno costi, profitto invariato.
Non che gli audiolibri generati dall’IA fossero assenti da Spotify fino a ieri. La piattaforma già permetteva la distribuzione di titoli sintetici attraverso Findaway Voices, ma solo per pochi “partner selezionati”. ElevenLabs, essendo uno dei nomi più noti nel settore delle voci digitali, spalanca ora le porte a un’invasione di narratori virtuali, senza stanchezza né diritti sindacali.
Gli autori possono scegliere tra una vasta gamma di voci artificiali, disponibili in 29 lingue. Il piano gratuito consente di convertire appena 10 minuti di testo al mese, una piccola anteprima della rivoluzione sonora. Ma per chi volesse un audiolibro completo, servono almeno 99 dollari al mese per generare 500 minuti di narrazione. Insomma, la democratizzazione dell’audiolibro ha comunque un prezzo.
E mentre Spotify rassicura il pubblico dichiarando di “credere fermamente nel potere della narrazione umana”, si affretta a specificare che le voci digitali renderanno la produzione più economica, specialmente per gli autori indipendenti e per quei vecchi titoli ormai dimenticati. Per chi si preoccupasse della distinzione tra voci umane e artificiali, niente paura: ogni audiolibro sintetico sarà opportunamente etichettato con la frase “questo audiolibro è narrato da una voce digitale”. Una piccola nota che, nel mare infinito dei contenuti generati dall’IA, rischia di diventare il nuovo standard.
Alla fine, il messaggio è chiaro: non importa chi racconta la storia, l’importante è che sia vendibile. E se il prezzo da pagare è un futuro in cui le voci umane diventano una nicchia di lusso, Spotify sembra più che disposto a traghettarci lì.