La Federal Trade Commission ha deciso di rispolverare la sua anima da paladina della libertà di espressione e ha lanciato un’indagine pubblica per capire se le grandi piattaforme tecnologiche stiano “censurando” gli utenti. In particolare, l’attenzione è rivolta a quei malcapitati che potrebbero essere stati esclusi dai servizi digitali a causa delle loro opinioni o affiliazioni politiche. Insomma, un’inchiesta sul fatto che le big tech siano cattive e opprimenti, ma solo nel momento in cui a lamentarsi è chi sta politicamente dalla parte giusta.
A dar fuoco alle polveri è stato il presidente della FTC, Andrew Ferguson, che ha dichiarato con tono solenne che la sua agenzia vuole capire “come queste aziende possano aver violato la legge zittendo e intimidendo gli americani solo per aver espresso le loro idee”. Per riuscire nell’ardua impresa, la commissione ha deciso di rivolgersi direttamente al pubblico, invitando chiunque abbia avuto esperienze di “censura” a raccontare la propria storia. Perché quale modo migliore di fare giustizia se non raccogliere le lamentele su internet?
La tempistica dell’iniziativa non è affatto sospetta. Dopo l’insediamento di Donald Trump, molte grandi aziende tecnologiche, tra cui Meta Platforms, hanno rivisto le loro regole per renderle più “accoglienti” nei confronti dei repubblicani. Questo nuovo zelo normativo della FTC sembra quindi perfettamente in linea con il nuovo corso: oggi le big tech non sono più i bastioni della libertà d’espressione (come lo erano quando il problema riguardava le voci progressiste), ma temibili censori che silenziano solo chi dà fastidio alla destra americana.
Ferguson ha rincarato la dose su X (ex Twitter), specificando che il concetto di “censura” è molto ampio e può includere casi di “banning, demonetizzazione, shadow banning e via dicendo”. Insomma, tutto ciò che può far sentire qualcuno meno importante di quanto vorrebbe essere online. Ora resta solo da capire se questa inchiesta porterà a qualche vera azione contro le big tech o se si tratta dell’ennesima trovata politica per solleticare un certo elettorato. Ma una cosa è certa: la censura, per alcuni, è un problema solo quando colpisce gli amici.