L’intelligenza artificiale è ovunque. È nella tua auto, nel tuo smartphone, probabilmente nel tuo frigorifero, e forse pure nel tostapane. In questo marasma tecnologico, riuscire a far emergere un prodotto AI è come cercare di urlare in un concerto rock. Ma c’è qualcuno che ce l’ha fatta, almeno per un po’: Rabbit, una startup che ha venduto 40.000 unità del suo gadget AI standalone, il Rabbit R1, in appena otto giorni dal lancio al CES 2024. Non male per un cosetto arancione che sembra uscito da un crossover tra un Tamagotchi e un vecchio Nokia.
Cos’è il Rabbit R1 e perché tutti ne parlano?
Il cuore pulsante del R1 è Rabbit OS, un sistema AI che si comporta come un assistente virtuale avanzato. Ma invece di limitarsi a rispondere alle domande tipo “quanti gradi ci sono oggi?” o “chi ha vinto la Champions nel 1998?”, Rabbit OS può interagire direttamente con le tue app preferite. Vuoi mandare un messaggio? Ordinare un Uber? Fare shopping online? Controllare Spotify? Il R1 promette di fare tutto con pochi comandi. Il segreto dietro questa magia è il Large Action Model (LAM), un’intelligenza addestrata per eseguire azioni su app reali, come un piccolo maggiordomo digitale.
Il design del gadget è un’altra storia: piccolo, squadrato, arancione e con una rotella di navigazione, è stato realizzato in collaborazione con Teenage Engineering (quelli dietro Playdate e gli OP-1). Ha uno schermo touch da 2,88 pollici, una fotocamera rotante e un’aria vagamente retrò-futuristica. Un oggetto che potrebbe tranquillamente essere il telecomando di un’astronave… o di un vecchio stereo anni ‘90.
Ma funziona davvero? Ehm… dipende
Se stai immaginando di avere tra le mani un piccolo genio AI capace di gestire la tua vita, meglio abbassare le aspettative. Alcuni utenti hanno scoperto che il Rabbit R1, almeno nella sua versione iniziale, non era esattamente il fulmine di guerra che ci si aspettava. I comandi erano limitati, l’AI non sempre capiva cosa fare e molte funzioni promesse al lancio… non c’erano proprio.
Rabbit, però, non si è data per vinta e ha iniziato a rilasciare aggiornamenti, tra cui il LAM Playground, una piattaforma web che consente di testare il modello AI su un computer. Solo che—sorpresa—nel video dimostrativo pubblicato da Rabbit, il R1 non veniva nemmeno usato. Gli ingegneri digitavano i comandi su un laptop e le azioni venivano eseguite su un tablet Android. Un po’ come vendere una macchina parlando di quanto sia bello prendere il treno.
Teach Mode: Insegna al tuo Rabbit come essere utile
Uno degli aggiornamenti più interessanti è il Teach Mode, che permette agli utenti di “insegnare” al R1 a svolgere compiti ripetitivi. Ad esempio, potresti mostrargli come controllare le notifiche di un creator che segui o come scrivere un post sui social. Il processo è semplice: descrivi il compito, lo esegui una volta, e il Rabbit dovrebbe impararlo.
In teoria, è un’idea geniale. Nella pratica, come ammesso dalla stessa Rabbit, i risultati sono un po’ imprevedibili. In altre parole, potresti finire con un assistente perfetto… oppure con un coniglio virtuale che non sa distinguere tra un DM su Instagram e una mail al capo.
Personalizzazione AI: Il Rabbit R1 in versione Zelda o Windows XP
Se c’è una cosa che gli utenti amano, è la personalizzazione. Per questo Rabbit ha aggiunto la possibilità di trasformare completamente l’interfaccia del R1 con AI-generated themes. Vuoi che il tuo R1 sembri uscito da un vecchio Windows XP? Fatto. Preferisci un’estetica in stile Legend of Zelda? Nessun problema. Peccato solo che questi temi AI rallentino il dispositivo a livelli esasperanti, con tempi di risposta che superano anche i 30 secondi. Insomma, bello da vedere, meno bello da usare.
Quanti Rabbit R1 sono davvero in funzione?
Un piccolo scandalo giornalistico ha coinvolto Rabbit quando Fast Company ha riportato che solo 5.000 persone usavano effettivamente il R1 ogni giorno, io ne conosco una, ma lui lo ha ancora nel cassetto. Il CEO Jesse Lyu non l’ha presa bene e ha chiarito che il numero reale era tra i 20.000 e i 34.000 utenti al giorno. Per un prodotto che ha venduto oltre 100.000 unità, comunque, il tasso di utilizzo non è altissimo.
Rabbit R1: Fenomeno passeggero o rivoluzione?
Rabbit R1 ha avuto un debutto esplosivo, ma la sua storia è ancora tutta da scrivere. L’azienda continua a migliorare il software, ma il dubbio resta: il mondo ha davvero bisogno di un gadget AI dedicato, o preferiamo semplicemente usare il nostro smartphone? Se Rabbit riuscirà a dimostrare che il suo modello di interazione è più pratico e veloce di un’app classica, allora potremmo essere davanti a qualcosa di rivoluzionario. Se invece resterà un dispositivo carino ma poco utile… finirà nel cassetto insieme ai vecchi lettori MP3.
Una cosa è certa: la corsa all’AI portatile è appena iniziata, e Rabbit ha già lasciato il segno.