Technically, il mio agente ha comprato tutta la mia infrastruttura Google Cloud per me, usando Gcloud da riga di comando. Siamo già lì, è vero. Ma la vera domanda è: quanto è veramente autonomo il tuo agente?

Ecco il punto. Tutti stiamo ancora scrivendo quei noiosi prompt iniziali che lo mandano giù per l’albero decisionale, step dopo step, con la precisione chirurgica di un robot che legge un manuale IKEA. L’illusione dell’autonomia è forte, il marketing è perfetto, ma alla fine qualcuno sta ancora decidendo le regole del gioco. E quel qualcuno non è un’intelligenza artificiale.

Poi c’è il lato business. Un CEO di una startup che spinge il suo prodotto fino alla luna? Non lo abbiamo mai visto prima, vero? Perché mai un founder dovrebbe esagerare su quanto il suo software sia rivoluzionario? Forse perché deve convincere investitori, clienti e il pubblico che la sua tecnologia cambierà tutto, anche se, nella pratica, è solo un’altra iterazione di qualcosa che esiste già con un packaging più accattivante.

È un copione che si ripete ciclicamente: arriva una nuova buzzword “AI Agents”, “Web3”, “Metaverse”, “Quantum Computing” e all’improvviso spuntano startup come funghi dopo la pioggia, tutte pronte a dichiarare che il loro prodotto è quello definitivo. La vera innovazione non è necessariamente nel codice o nell’algoritmo, ma nella narrazione. Perché la narrazione vende.

E che coincidenza, la sua azienda si chiama Hyperbolic. Un nome perfetto: iperbolico come il marketing, esagerato come le promesse, proiettato in un futuro che forse non arriverà mai, o almeno non nella forma in cui ce lo stanno vendendo.

Perché il gioco è sempre lo stesso: creare aspettative, raccogliere fondi, costruire una narrativa di progresso inarrestabile e, se tutto va bene, uscire con un’acquisizione miliardaria prima che il mercato si renda conto della differenza tra hype e realtà.

Nel frattempo, chi è fuori dal cerchio magico osserva la scena con un misto di scetticismo e curiosità. È davvero la svolta epocale che ci stanno raccontando, o solo il solito giro di giostra in cui la tecnologia viene usata come specchietto per le allodole, mentre il vero valore si sposta altrove, magari in una rete di GPU affittate a prezzi gonfiati per alimentare agenti “autonomi” che, alla fine, eseguono solo ciò che un umano gli ha detto di fare?

Intanto, i profeti della Singolarità su Reddit gridano: “1000x! 10.000x! L’Universo è il limite!”. Ma mentre sognano agenti iper-produttivi che moltiplicano l’economia, la realtà è che la maggior parte di questi strumenti è ancora più vicino a un criceto ben addestrato che a Skynet. Certo, fa girare qualche script, automatizza qualche processo, ma la vera rivoluzione? Ancora da vedere.

Nel frattempo, tra un post e l’altro, il mercato del GPU renting cresce. Perché per far girare questi agenti servono GPU. Tante. E chi vende GPU? Esatto, le stesse aziende che pompano il sogno dell’IA autonoma. Uno strano caso di domanda e offerta che si autogenera, un po’ come il movimento perpetuo, solo che a guadagnarci sono sempre gli stessi.

Quindi sì, il tuo agente può affittare GPU, comprare risorse su Google Cloud, e forse anche scriverti un’email per dirti quanto è stato bravo. Ma mentre lui lavora, chi davvero sta guadagnando?