Una delle grandi ironie dell’era dell’intelligenza artificiale è la capacità delle aziende di investire miliardi nella ricerca sulla superintelligenza, salvo poi dichiarare con serafica ingenuità che no, non stravolgerà il loro modello di business. Non ci sarà alcun licenziamento di massa, nessuna rivoluzione nel lavoro umano. Solo un piccolo aiuto, un supporto, un maggiordomo digitale che, giura il CEO di turno, non ha intenzione di prendere il tuo posto… almeno fino alla prossima trimestrale.
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Prendiamo il caso di Sebastian Siemiatkowski, CEO di Klarna, che solo pochi giorni fa ha dovuto fare marcia indietro su alcuni annunci trionfalistici sulla riduzione dei costi grazie all’IA. Il suo team di assistenza clienti, assicura, non sarà sostituito da chatbot. No, no, niente paura. Eppure, è difficile non notare la discrepanza tra le dichiarazioni pubbliche e la realtà economica: i call center sono esattamente quel tipo di settore dove l’IA può colpire più duramente, tagliando i costi e riducendo il bisogno di operatori umani.
Dialpad è una startup finanziata da nomi pesanti come Andreessen Horowitz e Iconiq, vende software per call center potenziati dall’intelligenza artificiale. La missione ufficiale? Supportare gli operatori umani con chatbot che rispondono alle domande più frequenti. Il sottotesto? Ridurre progressivamente la necessità di quegli stessi operatori.
Ovviamente il settore sta evolvendo, ma che la priorità rimane la soddisfazione del cliente. Certo, il servizio deve essere più veloce, più preciso, più efficiente. E se questo implica assumere meno agenti umani, beh, è solo un effetto collaterale, non un obiettivo dichiarato. Dopotutto, nessuno vuole essere il cattivo della storia, nemmeno nel capitalismo più sfrenato.
Dialpad, con un fatturato ricorrente annuo di oltre 300 milioni di dollari e una crescita del 30%, è già nel mirino per una futura IPO. Ma la sua strategia riflette un trend più ampio: il mercato delle offerte pubbliche è cambiato, e solo le aziende con margini più solidi riescono a farsi strada. In altre parole, chi può tagliare più costi senza perdere clienti ha un vantaggio competitivo.
La finestra delle IPO si riaprirà? Probabilmente sì. E quando accadrà, le aziende che avranno saputo sfruttare l’intelligenza artificiale per “ottimizzare” la forza lavoro saranno le prime a capitalizzare. Nel frattempo, i CEO continueranno a ripetere che l’IA non è qui per rimpiazzare nessuno. Finché un giorno non ti accorgerai che il tastierino numerico della tua scrivania lo sta già facendo.