Dopo sei anni di silenzio glaciale e due di repressione normativa che hanno fatto tremare i polsi ai colossi del tech cinese, Xi Jinping ha deciso di organizzare un simposio a Pechino. Non un incontro qualsiasi, ma un’elegante rimpatriata con gli stessi magnati che, fino a poco tempo fa, erano nel mirino delle autorità. Un evento da segnare sul calendario, soprattutto per chi pensava che la “mano invisibile” del mercato in Cina fosse stata amputata in nome del controllo statale.

Lo scenario era di quelli solenni, quasi teatrali: Jack Ma, il fondatore di Alibaba Group che fino a ieri sembrava scomparso in una dimensione parallela, è riapparso come per magia. Seduto in prima fila, al fianco di Pony Ma di Tencent e di Liang Wenfeng di DeepSeek, ha ascoltato in silenzio il “discorso importante” di Xi. La Xinhua News Agency, fedele alla sua vocazione narrativa criptica, ha evitato dettagli su quel discorso, lasciando spazio all’immaginazione: un elogio velato del capitalismo con caratteristiche cinesi o un monito paternalistico a non dimenticare chi tiene davvero il timone?

Tra i presenti c’erano anche Ren Zhengfei di Huawei, i fondatori di Xiaomi, Meituan e BYD. Insomma, l’intera élite del settore tecnologico cinese al gran completo, come a dire: “Siamo ancora qui, obbedienti e leali”. La stessa élite che, ironia della sorte, aveva subito un giro di vite normativo nel 2021, quando il Partito Comunista ha deciso che certe piattaforme Internet stavano diventando troppo potenti e influenti per i suoi gusti.

E chi meglio di Jack Ma per incarnare il ritorno dell’enfant prodige redento? L’uomo che, verso la fine del 2020, ha osato criticare il sistema bancario cinese definendolo “antiquato” e “gestito come un banco dei pegni”. Parole che gli sono costate la clamorosa cancellazione dell’IPO di Ant Group e due anni di assenza dai riflettori. Ma eccolo lì, in prima fila, come se nulla fosse accaduto. Una presenza carica di simbolismo: il messaggio è chiaro, Pechino ha bisogno del settore privato, ma solo di quello che sa stare al suo posto.

Il timing dell’incontro non è casuale. Dopo anni di repressione normativa, l’economia cinese sta rallentando e il settore privato deve tornare a fare ciò che sa fare meglio: crescere, innovare, creare posti di lavoro e, naturalmente, pagare le tasse. La presenza di Xi è un segnale inequivocabile che il Partito è pronto a supportare l’economia privata, ma alle sue condizioni. Non si tratta di una ritrovata fiducia nel libero mercato, ma di un pragmatismo strategico: la Cina ha bisogno dei suoi titani tecnologici per rimanere competitiva sulla scena globale.

Ma che nessuno fraintenda questo invito a corte come una remissione dei peccati o un ritorno ai giorni di gloria del “lasciate fare al mercato”. Gli imprenditori cinesi possono tornare a crescere, certo, ma sotto l’occhio vigile di Pechino. Come a dire: “Potete prosperare, ma non dimenticate mai chi è il capo”. Una lezione che Jack Ma ha imparato a sue spese.