Il New York Times ha ufficialmente dato il via libera all’uso di strumenti di intelligenza artificiale per l’editing dei testi, il riassunto delle informazioni, la scrittura di codice e persino la stesura di contenuti. Perché, a quanto pare, i giornalisti umani sono diventati optional. In un’email interna, il quotidiano ha annunciato che il personale editoriale e del prodotto riceverà formazione sull’uso dell’IA, con un nuovo strumento chiamato Echo per riassumere articoli, briefing e altre attività aziendali. Perché leggere tutto un articolo quando puoi avere un riassunto confezionato da un algoritmo?
Le nuove linee guida editoriali incoraggiano i giornalisti a usare Echo e altri strumenti di IA per suggerire modifiche, creare riassunti, scrivere testi promozionali per i social media e titoli ottimizzati per i motori di ricerca. E, come ciliegina sulla torta, possono anche usarli per sviluppare quiz, card con citazioni e persino suggerire domande da fare a un CEO durante un’intervista. In pratica, l’IA diventa il nuovo editor capo.
Ovviamente, ci sono delle restrizioni. L’IA non dovrebbe scrivere o modificare significativamente un articolo, né aggirare i paywall, utilizzare materiali protetti da copyright o pubblicare immagini o video generati da IA senza un’etichetta esplicita. Perché, certo, la trasparenza prima di tutto.
Non è ancora chiaro quanto testo modificato dall’IA verrà effettivamente pubblicato. Il New York Times ha promesso che “il giornalismo del Times sarà sempre riportato, scritto e modificato dai nostri esperti giornalisti”, un’affermazione ribadita più volte, quasi come per convincere se stessi. I principi adottati nel maggio 2024 dichiarano che l’IA generativa “può aiutare in alcune parti del processo, ma il lavoro deve sempre essere gestito dai giornalisti”. E ovviamente, tutto sarà supervisionato da editori umani, perché il controllo umano su ciò che l’IA produce non è affatto una contraddizione in termini.
Oltre a Echo, il Times ha autorizzato l’uso di GitHub Copilot per la programmazione, Google Vertex AI per lo sviluppo di prodotti, NotebookLM, ChatExplorer del NYT, l’API di OpenAI (non ChatGPT, sia chiaro) e alcuni prodotti di IA di Amazon. Una vera e propria squadra di assistenti virtuali pronti a rendere superfluo qualsiasi lavoro umano che richieda più di cinque minuti di concentrazione.
Questi strumenti e le linee guida arrivano proprio mentre il New York Times è nel bel mezzo di una battaglia legale con OpenAI e Microsoft, accusandoli di aver addestrato ChatGPT sui contenuti del Times senza autorizzazione. Perché quando si tratta di copyright, i dati sono sacri, a meno che non li stia usando l’azienda stessa per addestrare la propria IA.
Intanto, molte altre testate stanno introducendo IA nelle loro redazioni, da semplici strumenti per la grammatica fino alla generazione automatica di interi articoli. Ma non preoccupatevi: il tocco umano non andrà mai perso. Al massimo sarà solo una supervisione distratta su ciò che ha scritto un algoritmo.