Il lancio di DeepSeek-R1 ha scosso temporaneamente il mercato tecnologico, con i creatori che si vantavano di aver sviluppato un modello di ragionamento all’avanguardia a una frazione del costo rispetto ai concorrenti, richiedendo meno potenza di calcolo per l’addestramento e l’esecuzione. Insomma, una rivoluzione che promette di cambiare tutto. O almeno, questo è ciò che vogliono farci credere.
Proprio questa settimana, Qualcomm ha pubblicato un white paper in cui si legge che l’ascesa di DeepSeek rappresenta un possibile punto di svolta per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Un documento che sembra più una trovata di marketing che un’analisi tecnica, ma tant’è. Secondo Qualcomm, stiamo assistendo a un’ondata di innovazione che punta su modelli linguistici e multimodali più piccoli, più “intelligenti” e, soprattutto, più economici da produrre. E tutto questo aprirà le porte a nuove applicazioni commerciali e all’inferenza direttamente sui dispositivi. Certo, perché chi non vorrebbe un’intelligenza artificiale super-potente e compatta nel proprio frigorifero?
“Questo momento cruciale fa parte di una tendenza più ampia che evidenzia l’innovazione nella creazione di modelli linguistici piccoli di alta qualità e modelli di ragionamento multimodale, e come stanno preparando l’IA per applicazioni commerciali e inferenza su dispositivo,” ha detto la ricerca. “Il fatto che questi nuovi modelli possano funzionare su dispositivi accelera la scalabilità e crea domanda per chip potenti ai margini.”
Il white paper prosegue affermando che i modelli più piccoli offrono prestazioni superiori, si stanno riducendo sempre di più e la loro crescente varietà sta aiutando gli sviluppatori a creare applicazioni migliori. In pratica, secondo Qualcomm, il futuro dell’IA non è nei supercomputer o nei data center, ma nei nostri telefoni e laptop. La stessa Qualcomm che, guarda caso, produce chip per smartphone e PC. Ma questa è sicuramente solo una coincidenza.
Tra le affermazioni più audaci c’è quella secondo cui i modelli più piccoli consumano meno memoria e meno energia senza compromettere le prestazioni. Tutto bello sulla carta, ma i dettagli tecnici su come tutto ciò avvenga rimangono, diciamo, piuttosto vaghi.
E poi c’è la lista dei “grandi nomi” che stanno cavalcando questa rivoluzione: DeepSeek R1, Llama di Meta, Granite di IBM e Mistral. Tutti modelli più piccoli, ma a quanto pare magici, capaci di surclassare i giganti dell’IA nei benchmark specifici. E il motivo? Perché sono più piccoli. Sembra quasi che l’IA abbia deciso di mettersi a dieta.
Il white paper enfatizza anche come questa miniaturizzazione consentirà di implementare l’IA direttamente nei dispositivi, dai PC agli smartphone, fino alle automobili. E Qualcomm è “casualmente” pronta a fornire i chip necessari per questa meravigliosa transizione, soprattutto con la sua Snapdragon X Series. Certo, tutto molto conveniente.
Secondo il documento, l’industria automobilistica, l’IoT industriale e il networking saranno i prossimi settori a beneficiare di questa “rivoluzione dell’IA compatta”. La visione è chiara: un mondo in cui ogni dispositivo è dotato di un cervello artificiale piccolo ma potente, naturalmente alimentato dai chip Qualcomm. È quasi poetico, se non fosse per il lieve retrogusto di operazione commerciale.
Anche Nvidia ha voluto dire la sua, sostenendo che DeepSeek ha dimostrato come sia possibile creare nuovi modelli utilizzando tecniche innovative e hardware comune, perfettamente compatibili con le normative sull’export. In altre parole: l’IA per le masse, purché comprino GPU Nvidia.
L’ex CEO di Intel, Pat Gelsinger, ha aggiunto un tocco di filosofia spicciola: “La saggezza è imparare le lezioni che pensavamo di conoscere già”. Secondo lui, DeepSeek ci ricorda tre cose fondamentali: l’informatica si espande come il gas, renderla più economica ne espanderà il mercato, l’ingegneria riguarda i vincoli e “Open Wins”. Profondo, davvero.
L’intero discorso si riassume in un semplice concetto: “piccolo è bello”, ma solo quando il piccolo lo producono loro. L’IA sta diventando più compatta, più economica e più accessibile, ma solo a patto di acquistare l’hardware giusto e di credere ciecamente alle promesse di prestazioni miracolose.
E così, mentre DeepSeek-R1 viene salutato come il nuovo messia dell’IA efficiente, una domanda rimane sospesa: tutto questo clamore riguarda davvero l’innovazione tecnologica o è solo l’ennesima operazione di marketing ben orchestrata per vendere più chip e mantenere alta la quotazione in borsa? Ai posteri l’ardua sentenza, o forse agli analisti finanziari.