Meta Platforms, la società madre di Facebook, sembra essersi trasformata in un accogliente rifugio per dirigenti senior disoccupati, una sorta di cimitero dei dinosauri aziendali dove finiscono coloro che hanno perso il trono altrove. Bloomberg ha riportato che Meta ha assunto John Koryl, ex CEO di TheRealReal, come vicepresidente del commercio al dettaglio e Dan Ammann, ex CEO dell’unità di auto a guida autonoma di General Motors, Cruise, per guidare un nuovo team dedicato alla creazione di robot umanoidi. Roba da fantascienza, o meglio, da commedia surreale.
Queste nuove reclute saranno allocate nella divisione Reality Labs di Meta, il buco nero finanziario che ha inghiottito ben 57,7 miliardi di dollari negli ultimi quattro anni, un Titanic che affonda senza sosta ma che Zuckerberg continua a riparare con scotch e speranza. Tutto è iniziato con l’ambiziosa idea di un metaverso che, nonostante l’entusiasmo del fondatore, si è rivelato una chimera costosissima. Il tutto condito da occhiali di realtà aumentata e virtuale che finora hanno catturato l’attenzione di una nicchia di nerd tecnologici più che del grande pubblico.
Eppure, la scintilla di speranza è arrivata dal successo relativo dei Ray-Ban intelligenti, quei gadget alla moda che Zuckerberg immagina possano diventare mainstream con l’avvento dell’intelligenza artificiale. Se questo suona come un piano rivoluzionario o come il delirio di un visionario fuori tempo massimo, è una questione di prospettiva. Di sicuro, Meta ha deciso di raddoppiare la scommessa, puntando su Koryl per costruire competenze dirette nella vendita al dettaglio, con l’idea di collaborare con partner come EssilorLuxottica. L’anno scorso, Meta ha persino aperto un negozio temporaneo a Los Angeles per far provare i Ray-Ban al pubblico.
Qualcuno potrebbe chiedersi se Zuckerberg stia copiando il manuale di Apple, sognando una catena di negozi esclusivi per vendere i suoi dispositivi. Non è un’idea del tutto folle, ma di certo richiederebbe investimenti ingenti. E non è che Meta stia navigando in acque tranquille: i dirigenti hanno già avvertito che le perdite di Reality Labs aumenteranno ancora quest’anno, in parte a causa della spinta verso gli occhiali intelligenti. Ma si sa, la coerenza non è mai stata una priorità per chi ha deciso di ribattezzare Facebook con un nome che sembra uscito da un episodio di Black Mirror.
Poi c’è la storia dei robot umanoidi. Davvero Meta sta pensando di costruire automi dalle fattezze umane? Pare di sì, e a guidare questa impresa ci sarà Ammann, l’uomo che ha lasciato Cruise dopo aver tentato senza successo di portare le auto autonome nel mainstream. Ora, immaginate il suo entusiasmo nel passare dai veicoli senza pilota a umanoidi che potrebbero finire per diventare costosi soprammobili high-tech. Certo, bisogna dare atto a Zuckerberg del coraggio: è disposto a provare qualsiasi cosa pur di reinventare la sua azienda, o almeno di distrarre gli investitori dalle voragini finanziarie di Reality Labs.
Ma quanto costerà tutto questo? Gli azionisti dovrebbero iniziare a preoccuparsi, ma finora sembrano piuttosto indifferenti. Anzi, il titolo di Meta è persino salito dell’1% oggi, segno che Wall Street continua a scommettere sull’incrollabile visione di Zuckerberg. O forse è solo l’ennesimo esempio di un mercato che ha perso ogni connessione con la realtà, affascinato dalle promesse di un futuro che sembra sempre più simile a un episodio di Westworld.
A conti fatti, Meta si conferma un laboratorio di idee bizzarre e ambiziose, un luogo dove i dirigenti disoccupati trovano una seconda vita e i sogni di Zuckerberg si trasformano in costosi incubi finanziari. Se tutto questo porterà davvero a una rivoluzione tecnologica o semplicemente a un altro buco nell’acqua, solo il tempo potrà dirlo. Nel frattempo, prepariamoci a vedere negozi alla moda, robot umanoidi e occhiali smart che potrebbero finire a prendere polvere sugli scaffali come l’ennesimo gadget tech di cui nessuno sente davvero il bisogno.