Negli ultimi due anni, la crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale ha messo i colossi tecnologici di fronte a un dilemma di proporzioni titaniche: come soddisfare la vorace domanda di elettricità dei loro data center senza devastare ulteriormente il pianeta? La risposta, ovviamente, non si trova nelle energie rinnovabili tanto decantate nei loro rapporti di sostenibilità, ma in un’opzione molto più controversa: l’energia nucleare.
Amazon, sempre in prima linea quando si tratta di mettere le mani su soluzioni “innovative”, sembra aver trovato la sua scappatoia a circa 200 miglia a sud-est del suo quartier generale, su un terreno arido di Richland, Washington.
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Qui, un’agenzia pubblica locale, Energy Northwest, ha in programma di costruire una nuova centrale elettrica basata su una generazione avanzata di reattori nucleari chiamati Small Modular Reactors (SMR). Se tutto andrà come previsto (e come al solito, quando si parla di nucleare, è un enorme “se”), i reattori inizieranno a produrre energia nei primi anni del 2030, con Amazon pronta a mettere le mani su questa preziosa fonte di elettricità.
Naturalmente, Amazon non è l’unica azienda a sperare che il nucleare, un’invenzione del secolo scorso, possa magicamente risolvere i problemi energetici dell’IA del ventunesimo secolo.
Anche Google, Microsoft e altre grandi menti della tecnologia stanno scommettendo su questa nuova generazione di reattori, così come sulla riattivazione di vecchie centrali nucleari ormai in declino, per garantire una fornitura illimitata di energia “carbon-free”.
L’obiettivo? Alimentare le loro ambizioni sull’IA senza infrangere le promesse di riduzione delle emissioni. Promesse che, a quanto pare, valgono solo fino a quando non interferiscono con la necessità di potenza computazionale.
Questa improvvisa riscoperta dell’energia nucleare come soluzione green suona come una mossa geniale o un’ipocrisia ben orchestrata, a seconda di quanto si voglia credere nelle dichiarazioni di sostenibilità dei giganti tech.
Per anni, queste stesse aziende hanno sbandierato gli investimenti nelle energie rinnovabili, dalle immense distese di pannelli solari ai parchi eolici offshore, vantandosi di voler “salvare il pianeta” mentre continuavano a costruire data center assetati di energia.
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Ora, di fronte all’inarrestabile crescita dell’IA e ai suoi costi energetici esorbitanti, l’idea di utilizzare il nucleare con le sue scorie radioattive e i rischi di sicurezza sembra improvvisamente molto più accettabile.
In un mondo in cui l’immagine pubblica è tutto, la Silicon Valley ha dimostrato ancora una volta di saper giocare le sue carte con astuzia: abbracciare il nucleare per continuare a espandere il potere dell’IA, mantenendo al contempo l’aura di paladini dell’ambiente.
Un colpo da maestro o l’ennesima prova che dietro la facciata “green” si nasconde solo un’enorme fame di potere (in tutti i sensi)? Ai posteri l’ardua sentenza.
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