Dieci mesi dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri, il disegno di legge del governo sull’intelligenza artificiale è ancora bloccato nelle commissioni VIII e X del Senato. Un impasse che stride con la rapidità delle decisioni su IA prese a Washington, Bruxelles e Parigi. Alla base dello stallo ci sono ancora nodi da sciogliere, come la compatibilità con le norme europee sul copyright dell’AI Act e il confronto tra i ministeri coinvolti.

Eppure, dietro le quinte qualcosa si muove. Gli emendamenti parlamentari registrano le prime convergenze (almeno a livello governativo), segnale che la discussione sta prendendo una direzione più concreta. Da segnalare, la proposta di Fratelli d’Italia, peraltro sostenuta anche dal Dipartimento per la trasformazione digitale di Palazzo Chigi, relativa ad un’apertura dell’accesso al famoso miliardo di euro di Cdp Venture Capital Sgr (ne avevamo parlato qui) anche a imprese straniere, rimuovendo l’obbligo di avere la sede legale in Italia. Sarà sufficiente avere una sede operativa nel nostro Paese. Un cambiamento che, per certi versi, si propone di strizzare l’occhio anche ai grandi colossi Usa dell’AI, se non per acquisizioni aziendali, magari per operazioni di equity.

Altri emendamenti si muovono in direzioni diverse. Da un lato Forza Italia spinge per piattaforme di e-procurement della PA che prediligano modelli di AI allenati in lingua italiana, dall’altro Fratelli d’Italia propone che le procedure di disaster recovery e di business continuity siano implementate in data center italiani.

Molto delicato invece il tema relativo al copyright su cui non c’è ancora convergenza verso eventuali obblighi in capo alle aziende che sviluppano modelli di AI generativa relativamente alla necessità di ottenere una preventiva autorizzazione da parte dei detentori dei diritti d’autore prima di utilizzare opere protette per l’addestramento dei modelli, con la stipula di accordi di licenza per una remunerazione congrua. Un tema che, come abbiamo già visto nel corso degli ultimi due anni, è particolarmente critico e spesso foriero di cause legali.

Alla fine, comunque, quello che rileviamo, è che (posto che qualcuno ne sentisse davvero il bisogno) il disegno di legge italiano sull’AI è sncora fermo. Non ci resta che vedere, a questo punto, in che tempi si riuscirà a trovare una convergenza verso un testo definitivo e condiviso.


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