Nel panorama odierno, dominato dalla tecnologia, ci si aspetta che le decisioni automatizzate siano imparziali, prive delle inclinazioni umane che spesso portano a discriminazioni. Tuttavia, la realtà si dimostra ben più complessa. Luciano Floridi, eminente filosofo dell’informazione, osserva che l’espansione dell’IA “esacerba vecchi problemi etici, ne rimodella alcuni e ne crea di nuovi”

Un esempio emblematico è rappresentato dall’esperienza di un utente di Gmail, il quale, senza preavviso, si è visto negare l’accesso al proprio account con l’accusa di aver inviato spam. Nonostante le ripetute richieste di appello, il sistema automatizzato ha mantenuto il blocco, senza fornire spiegazioni dettagliate o possibilità di interazione umana.

Questo episodio solleva interrogativi cruciali sull’equità delle decisioni algoritmiche. La giustizia procedurale, ovvero la percezione di essere trattati equamente durante un processo decisionale, viene spesso sacrificata sull’altare dell’efficienza e della sicurezza. Le procedure di ricorso, seppur esistenti, si rivelano spesso inefficaci, poiché gli esseri umani tendono a fidarsi ciecamente delle decisioni delle macchine, un fenomeno noto come “compiacenza dell’automazione”.

Floridi sottolinea che l’IA non è intrinsecamente neutrale; riflette i valori e i pregiudizi di coloro che la progettano e la implementano. Pertanto, affidarsi ciecamente a sistemi automatizzati senza una supervisione critica può portare a ingiustizie sistematiche.

Inoltre, la mancanza di trasparenza nei processi decisionali automatizzati impedisce agli individui di comprendere le ragioni dietro determinate decisioni, rendendo difficile contestarle o correggerle. Questo crea un senso di impotenza e frustrazione, minando la fiducia nelle istituzioni che adottano tali sistemi.

È evidente che l’adozione indiscriminata dell’IA nei processi decisionali richiede una riflessione etica profonda. È fondamentale sviluppare meccanismi che garantiscano trasparenza, responsabilità e possibilità di intervento umano, assicurando che l’efficienza tecnologica non comprometta i principi fondamentali di equità e giustizia.

Mentre l’IA offre opportunità straordinarie, è imperativo riconoscere e affrontare le sfide etiche che essa comporta, garantendo che le decisioni automatizzate non perpetuino o amplifichino le ingiustizie esistenti.