Il panorama pubblicitario in America sta attraversando una trasformazione significativa, con l’intelligenza artificiale che gioca un ruolo sempre più centrale nel modo in cui i marchi si connettono con i consumatori. Un esempio recente di questa evoluzione è l’introduzione da parte di Google di due nuovi spot per il Super Bowl, che vedono l’intelligenza artificiale come una tecnologia che ha raggiunto una familiarità tale da diventare parte integrante della vita quotidiana, al pari di dispositivi come smartphone e computer. La mossa di Google non solo riflette la crescente importanza dell’AI, ma offre anche uno spunto interessante per analizzare come la pubblicità stia cambiando grazie a questa tecnologia.

Il primo spot, intitolato “Dream Job”, pone al centro la figura di un uomo che utilizza la modalità vocale Gemini Live del suo telefono Pixel per prepararsi a un colloquio di lavoro. L’interazione tra l’uomo e Gemini ruota attorno a un tema emozionale, dove l’AI non è protagonista attiva, ma una sorta di ascoltatore silenzioso che suggerisce riflessioni mentre l’uomo condivide i suoi pensieri sulla sua esperienza di genitore. Sebbene il focus resti sulla narrazione personale e sulle emozioni che accompagnano la paternità, l’AI si presenta come uno strumento che facilita il processo di riflessione, un partner che aiuta a mettere a fuoco le proprie esperienze. Questa strategia di marketing si inserisce in un contesto in cui Google mira a rafforzare la percezione che la sua AI non sia solo un sistema automatizzato, ma una risorsa empatica e “umana” in grado di entrare in sintonia con le emozioni degli utenti. L’uso del cane malato nella pubblicità, sebbene strappa qualche lacrima, è un espediente emotivo che mira a creare una connessione più profonda, spingendo gli spettatori a riflettere sulla propria vita e sulle proprie priorità.

Nel secondo spot, chiamato “Party Blitz”, Google cambia radicalmente approccio, passando a un tono più leggero e divertente. Qui l’AI non è più un consigliere intimo, ma un alleato per imparare a fare bella figura durante una festa. Un uomo interagisce con il chatbot Gemini per apprendere informazioni sul football e imparare a usare frasi da tifoso per impressionare la famiglia della sua compagna. Anche se questo spot ha una componente più giocosa, l’intenzione di Google rimane chiara: posizionare l’AI come uno strumento quotidiano che può essere utilizzato per interagire con il mondo circostante in modo più naturale. La leggerezza della pubblicità, priva di drammi emotivi, suggerisce che l’intelligenza artificiale può essere utile in contesti informali, dove diventa un elemento per risolvere piccoli dubbi e migliorare le interazioni sociali.

In entrambe le pubblicità, il messaggio principale è che l’AI non è solo una tecnologia complessa, ma un assistente che può essere utilizzato in modo semplice e accessibile. L’approccio di Google si fonda sull’idea che la tecnologia debba diventare invisibile, cioè essere integrata nella vita quotidiana senza che l’utente debba fare uno sforzo per comprenderla. Questo è un passo importante per ridurre il gap tra il consumatore medio e le soluzioni avanzate di AI, facendo diventare queste tecnologie strumenti familiari, come lo sono ormai gli smartphone o i computer.

Nel contesto della pubblicità, questa transizione ha un impatto significativo. I brand stanno cercando di rendere l’intelligenza artificiale non solo utile, ma anche parte integrante delle esperienze quotidiane degli utenti. La differenza fondamentale tra questi due spot è che, sebbene entrambi mettano in evidenza il ruolo dell’AI come supporto, l’uno lo fa in modo profondamente emozionale e l’altro in modo più pratico e funzionale. Questo cambiamento riflette una crescente tendenza nella pubblicità tecnologica, dove i messaggi sono sempre più orientati a mostrare i benefici concreti e immediati che la tecnologia può offrire, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulle sue potenzialità futuristiche.

Oltre agli spot legati al Super Bowl, Google ha continuato a promuovere le sue capacità AI anche tramite la pubblicità legata a Workspace, dimostrando come le piccole imprese negli Stati Uniti stiano adottando queste soluzioni per migliorare la produttività e ottimizzare il loro lavoro. Tuttavia, anche in questo contesto, non sono mancati gli intoppi, come nel caso di una risposta imprecisa di Gemini, che ha sollevato qualche dubbio sulla perfezione della tecnologia. Ma, al di là di qualche imprecisione, l’effetto complessivo è quello di posizionare Google come un punto di riferimento nella diffusione delle soluzioni AI nel mondo del business e nella vita privata degli utenti.

Il panorama della pubblicità tecnologica sta quindi evolvendo, e l’intelligenza artificiale si sta rapidamente affermando come protagonista. Le aziende stanno cercando di creare messaggi che facciano sembrare l’AI non solo utile, ma anche parte integrante e naturale delle nostre vite, rendendola un alleato quotidiano, capace di accompagnarci nelle esperienze più intime o nelle situazioni più leggere. Google, con i suoi ultimi spot, sta dando il via a una nuova era della pubblicità, in cui l’intelligenza artificiale è più di una semplice tecnologia, è una nuova forma di interazione sociale.