L’Italia si trova di fronte a una delle più grandi opportunità tecnologiche della sua storia. iGenius, una startup italiana fondata da Uljan Sharka, sta costruendo il più potente supercomputer per l’intelligenza artificiale mai realizzato in Europa, grazie a una collaborazione strategica con Nvidia. Un progetto da 1 miliardo di dollari, che potrebbe cambiare per sempre il futuro dell’AI nel nostro Paese e posizionare l’Europa come un player globale in una competizione dominata dagli Stati Uniti e dalla Cina.

Uljan Sharka non è un imprenditore tradizionale. Nato in Albania e trasferitosi in Italia, ha scalato il mondo della tecnologia con un percorso fuori dagli schemi, lavorando come autodidatta fino ad arrivare a San Francisco, il cuore pulsante della Silicon Valley. Lì ha capito una cosa fondamentale: il successo delle aziende tecnologiche è legato alla capacità di pensare in grande e di anticipare il futuro di almeno 20 anni. Con questa visione, ha fondato iGenius nel 2016, partendo da un software di analisi dei dati basato sull’AI, fino ad arrivare a raccogliere oltre 70 milioni di euro e stabilire uffici tra New York e l’Italia.

Ma il vero salto è arrivato nel 2024, quando iGenius ha annunciato un round di finanziamento da 650 milioni di euro, con una valutazione superiore al miliardo. Questo la rende la prima unicorn AI italiana e una delle pochissime in Europa, accanto alla francese Mistral. Tuttavia, non si tratta solo di raccolta fondi. L’annuncio più rivoluzionario è stato l’accordo con Nvidia per costruire un supercomputer AI di livello mondiale nel Sud Italia, con una capacità di calcolo stimata in 115 exaflop. Se confermato, supererebbe di gran lunga i più potenti supercomputer esistenti, compreso il Capitan in California, attualmente il più avanzato con 1.7 exaflop.

L’obiettivo è chiaro: creare un’infrastruttura AI che permetta all’Europa di competere con i colossi statunitensi e cinesi. Ma perché una startup italiana sta assumendo un ruolo così centrale? Per Sharka, la discriminazione nei confronti dell’Europa nel settore deeptech è evidente. Gli investitori americani tendono a sottovalutare il mercato europeo, costringendo startup come iGenius a cercare finanziamenti alternativi. È per questo che nei primi anni l’azienda ha raccolto capitali quasi esclusivamente da angel investor, invece di affidarsi ai venture capital tradizionali.

Tuttavia, la costruzione di un supercomputer non è un’impresa da poco. Richiede enormi investimenti non solo in hardware, ma anche in infrastrutture e risorse energetiche. iGenius ha già ordinato 6.000 chip Nvidia di ultima generazione, con un costo unitario che supera i 30.000 dollari. Ma la vera sfida è politica ed economica: l’Italia e l’Europa saranno in grado di supportare questo progetto o finiranno per cedere il controllo a investitori stranieri?

Sharka è determinato a mantenere il supercomputer sotto controllo italiano ed europeo, ma si scontra con la lentezza burocratica e la mancanza di una strategia chiara da parte delle istituzioni. Se l’Europa non dovesse supportare l’iniziativa, il rischio è che il progetto finisca per essere finanziato da capitali esteri, perdendo così un’opportunità unica di sovranità tecnologica.

Il dibattito sulla sovranità digitale è più acceso che mai. Gli Stati Uniti e la Cina stanno investendo centinaia di miliardi di dollari nell’AI, mentre l’Europa è ancora impegnata a discutere regolamenti come l’AI Act, senza una strategia concreta per competere sul mercato globale. La situazione è critica: delle 10 aziende più valutate al mondo, 9 sono tecnologiche, 6 sono americane e solo 3 europee. Se l’Europa perde anche la corsa all’AI, rischia di diventare irrilevante nel panorama tecnologico mondiale.

Ma la posta in gioco è ancora più alta. Se il controllo dell’AI rimane nelle mani di poche grandi aziende, si rischia una concentrazione di potere senza precedenti, in cui pochi decidono come l’intelligenza artificiale viene utilizzata e chi ne può beneficiare. Sharka lo definisce un problema di diritti umani: “O diventiamo creatori o saremo solo utenti passivi.” L’Europa ha l’opportunità di ribaltare questa narrativa, ma deve agire rapidamente.

Una delle chiavi per il successo del continente potrebbe essere l’unificazione del mercato digitale, supportata dall’intelligenza artificiale. L’Europa soffre di una frammentazione normativa e linguistica che la rende meno competitiva rispetto agli Stati Uniti, dove un’unica lingua e una burocrazia semplificata favoriscono la crescita delle aziende tecnologiche. Tuttavia, l’AI generativa potrebbe trasformare questa apparente debolezza in un punto di forza, permettendo una comunicazione e un’integrazione più fluida tra i vari Paesi.

Il progetto di iGenius non è solo un’impresa commerciale, ma un test cruciale per il futuro tecnologico dell’Europa. Se riuscirà a mantenere il controllo del proprio supercomputer e a dimostrare che il nostro continente può costruire infrastrutture AI di livello mondiale, allora avremo una chance di giocare un ruolo attivo nella rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Se invece il progetto verrà ceduto a investitori stranieri, sarà l’ennesima conferma che l’Europa è destinata a rimanere spettatrice, anziché protagonista, dell’innovazione tecnologica globale.