Ci hanno segnalato un’articolo interessante del Financial Times First Impressions of DeepSeek’s A.I. Chatbot.

Il Financial Times, come molte testate occidentali, ha un approccio analitico al mondo della tecnologia e dell’IA, che noi adoriamo, ma è anche influenzato dalle dinamiche finanziarie e geopolitiche che interessano i suoi lettori. L’articolo su DeepSeek lancia messaggi ben calibrati, con un sottotesto che merita di essere analizzato attentamente.

La notizia principale è la rapida ascesa di DeepSeek, un chatbot cinese che sta scuotendo il mercato, superando ChatGPT come app gratuita più scaricata. Il tono iniziale sembra quasi entusiastico: il chatbot è veloce, efficiente, potente nel problem-solving tecnico e matematico.

Tuttavia, il FT introduce rapidamente un elemento di distacco: il chatbot è censurato per gli utenti americani e incapace di rispondere a domande politicamente sensibili, come Tiananmen o le critiche al Partito Comunista Cinese. Questo suggerisce un limite fondamentale: l’IA cinese può essere potente, ma è intrinsecamente controllata dallo Stato.

Il punto più sottile dell’articolo riguarda l’efficienza di DeepSeek. Il giornalista sottolinea che il chatbot ha performance comparabili a quelle di OpenAI e Anthropic, ma è stato sviluppato con una frazione delle risorse. Questo implica un messaggio chiave per gli investitori: la Cina sta avanzando nell’IA con una rapidità ed efficienza sorprendenti, il che potrebbe costituire una minaccia competitiva seria per le aziende americane.

La censura, sebbene criticata, viene anche descritta come un ostacolo che può essere aggirato con stratagemmi, suggerendo che DeepSeek non è del tutto “blindato”. Questo può essere letto in due modi: da un lato, un avvertimento agli utenti occidentali sui rischi di utilizzare un’IA che potrebbe raccogliere dati per il governo cinese; dall’altro, un’indicazione che, con i giusti accorgimenti, anche un’IA censurata può essere “sbloccata”, rendendola potenzialmente attraente per alcuni utenti.

C’è anche una sottile critica ai modelli occidentali. Si evidenzia che DeepSeek ha meno “allucinazioni” rispetto a ChatGPT nel reperire informazioni dal web, anche se è meno capace nella scrittura creativa. Questo insinua che i modelli americani potrebbero avere problemi nella precisione delle risposte, il che potrebbe pesare sulla loro credibilità nel lungo termine.

Il FT, pur essendo una testata autorevole, non è esente da agende editoriali. In un contesto in cui l’IA è diventata una nuova frontiera della competizione tra Stati Uniti e Cina, ogni valutazione tecnica viene inevitabilmente filtrata da considerazioni geopolitiche ed economiche.

L’articolo offre spunti interessanti, ma va letto con la consapevolezza che il Financial Times si rivolge a un pubblico occidentale di investitori e decisori aziendali, per cui ogni esaltazione o critica nei confronti di una tecnologia cinese ha anche implicazioni di mercato.