Sergio Mattarella, solitamente pacato e istituzionale, il 6 febbraio 2025 all’Università di Marsiglia ha deciso di abbandonare i toni diplomatici per servire un discorso dal retrogusto amarognolo, con una stoccata elegante ma inequivocabile ai colossi della tecnologia e all’Europa sonnacchiosa.

Ha parlato dei “neo-feudatari del Terzo millennio”, riferendosi a quei simpatici padroni delle grandi aziende tecnologiche che, mentre si proclamano innovatori e filantropi, accumulano un potere che fa impallidire persino i monarchi assoluti del passato.

Il messaggio? Occhio, perché stiamo passando dal feudalesimo storico a una versione aggiornata in cui, invece della terra, controllano dati, informazioni e quindi le nostre vite.

Ma il colpo più secco lo ha riservato all’Europa stessa, ponendo una domanda retorica quanto scomoda: “Vuole essere protagonista o accontentarsi di un vassallaggio felice?”

Traduzione: vogliamo finalmente contare qualcosa nello scenario globale o ci limitiamo a fare i bravi esecutori delle direttive altrui, sorridendo mentre ci sfilano la sovranità digitale e politica?

Il presidente ha anche puntato il dito sulla questione della sovranità digitale. Perché sì, mentre gli europei si preoccupano di mille altre cose, le loro informazioni personali finiscono in mano a un pugno di aziende americane e cinesi.

Eppure, invece di sviluppare un’industria tecnologica indipendente e regolamentazioni ferree, sembra che il vecchio continente preferisca continuare a firmare contratti di servitù volontaria, con tanto di inchino.

Non sono mancate le riflessioni sull’importanza della coesione tra gli Stati membri dell’UE.

Mattarella, con la pazienza di un maestro che ripete sempre la stessa lezione agli studenti svogliati, ha ricordato che l’unione fa la forza.

Ma chissà se qualcuno lo ascolterà, visto che i singoli Paesi preferiscono farsi la guerra su ogni questione, dalle quote migratorie al clima, mentre le grandi potenze globali ringraziano per la disorganizzazione europea e ne approfittano senza troppi complimenti.Insomma, un discorso che suona come l’ennesimo tentativo di svegliare un’Europa che sembra preferire un lungo pisolino.

Ma alla fine, chi ha voglia di affrontare i giganti della tecnologia e i giochi di potere globali quando si può vivere nel comfort del “vassallaggio felice”?