Il concetto di Proof of Personhood (Prova di Umanità) è stato esplorato in diversi film e libri: Do Androids Dream of Electric Sheep?, Test di Voigt-Kampff” in Blade Runner, Ex Machina. The Matrix. La tematica centrale riguarda la distinzione tra esseri umani e intelligenze artificiali o entità digitali, ed è stata trattata in modo approfondito soprattutto nella fantascienza.
Cosa significa essere umani di fronte alle nuove tecnologie?
Il concetto di Proof of Personhood sta acquisendo una rilevanza fondamentale in un contesto globale sempre più dominato dall’intelligenza artificiale, e in particolare dalla crescente fusione tra esseri umani e macchine. In un mondo dove i bot AI, le identità sintetiche e le tecnologie deepfake stanno rapidamente invadendo gli spazi digitali, è curioso notare come, in alcuni casi, non sia più tanto rilevante identificare chi sia qualcuno, quanto piuttosto confermare se quella persona è umana. La questione quindi non riguarda tanto il “CHI SEI”, ma il “COSA SEI”.
L’ordine sociale umano riconosce la personalità attraverso due costrutti: uno esistenziale, essenziale alla specie umana, e uno relazionale, definito dalla società. Questi influenzano la personalità sia individualmente che in maniera interpersonale. Individualmente, la personalità esistenziale è intrinseca e indipendente dallo status umano e non viene creata dalla società, non è un diritto e non può essere alterata.
La teoria relazionale si oppone a queste idee. La visione cristiana è un esempio di personalità esistenziale. Gli argomenti sulla personalità umana sono metafisici e validi in entrambi i costrutti. Il contesto interpersonale consente l’analisi comparativa dei risultati empirici dei costrutti esistenziali e relazionali.
Tale empirismo supporta la conclusione che il bene risiede nel costrutto esistenziale della personalità umana, affermando che la personalità è essenziale alla specie umana, indipendente da circostanze o dettami sociali.
Negli ultimi tempi, si è parlato molto degli agenti AI. Questi sistemi autonomi, in grado di svolgere compiti complessi in modo indipendente — che si tratti di assistenza clienti, coding avanzato, cybersecurity, pianificazione di vacanze o persino trading in criptovalute, contribuiscono ad amplificare enormemente la sfida legata al “proof of personhood”. La rapidità con cui queste tecnologie emergono porta alla necessità urgente di trovare soluzioni per distinguere l’umano dal non umano.
Grandi nomi del tech come Microsoft, Google e Anthropic, ma anche Sam Altman, CEO di OpenAI, stanno investendo notevolmente negli agenti AI. Non sorprende quindi che anche Altman stia sviluppando una tecnologia di “Proof of Human”, una base digitale su cui costruire un’identità digitale verificata. Altman la descrive come una sorta di “checkmark blu” digitale, in grado di autenticare un account o una azione online come appartenente a un essere umano verificato, anonimo.
Il suo approccio, tuttavia, non è privo di polemiche. L’azienda Web3 di Altman, precedentemente conosciuta come Worldcoin e oggi ribattezzata “World”, adotta una soluzione piuttosto sci-fi: scansionare l’iride tramite un dispositivo chiamato “Orb“, per poi generare un World ID.
Quest’ID rappresenta una “prova digitale di personhood” che permette agli utenti di verificare la propria identità umana online, mantenendo al contempo la privacy. Se da un lato questa proposta suscita interesse, dall’altro solleva dubbi sul fatto che sia davvero la soluzione più pratica ed efficiente per la creazione di una identità digitale umana universale.
Credo che esistano approcci alternativi più semplici ed efficaci per raggiungere questo obiettivo, senza ricorrere a soluzioni così invasive come la scansione dell’iride.
Non c’è dubbio che la necessità di un’autenticazione “Fatto da un umano” crescerà esponenzialmente con il passare del tempo. Ecco alcune aree in cui l’adozione di sistemi di Proof of Personhood potrebbe fare la differenza:
La lotta alla disinformazione: sui social media, questi sistemi potrebbero verificare l’autenticità umana dietro post e interazioni, riducendo l’influenza di bot che alimentano la disinformazione e amplificano storie divisive. In un’era in cui le fake news sono sempre più difficili da sconfiggere, garantire che un post provenga effettivamente da un essere umano rappresenterebbe un passo significativo verso la verità online.
L’arte. E’ tradizionalmente vista come un’attività umana, ma l’intelligenza artificiale generativa sfida questa idea. Gli esseri umani tendono a proiettare la loro immagine e psicologia sui sistemi tecnologici per comprenderli, spesso riproducendo pregiudizi sociali. Le opere d’arte ampliano il genere del ritratto, raffigurando soggetti umani e non umani per esplorare la natura della persona nel 21° secolo. Questo evidenzia come cambia la concezione di chi, o cosa, è umano. In un’era dominata dai social media e dall’auto-presentazione digitale, l’autenticità è preziosa. Poiché le tecniche per apparire autentici sono usate da celebrità, utenti e bot, Proof of Personhood si interroga su cosa significhi essere “reali”.
OìLa creazione di false identità virtuali influenza la circolazione di informazioni e disinformazione online. I social media sono cruciali nei dibattiti pubblici, e l’equilibrio tra anonimato e responsabilità comporta crescenti rischi sociali. Questo articolo propone “partiti pseudonimi” per affrontare tale sfida, focalizzandosi sulla prova di personalità anziché sull’identità. Questi partiti usano token digitali anonimi, ottenuti con la presenza fisica in luoghi e momenti prefissati. I social media hanno modificato il flusso informativo, favorendo modelli peer-to-peer senza gatekeeping. Questo ecosistema può arricchire ma anche comportare rischi, come fake news, teorie del complotto, e distorsione del discorso politico.
Votazione sicura e anonima: nel contesto delle votazioni online e della governance, la possibilità di verificare l’autenticità umana senza compromettere l’anonimato degli elettori sarebbe cruciale per garantire una partecipazione democratica e sicura. Importante è anche che il voto online venga percepito come una pratica libera, non influenzata da pressioni esterne, e assolutamente anonima.
Gli agenti AI: i sistemi di proof-of-human assicurano che gli agenti AI interagiscano con individui autentici, favorendo una collaborazione umana-AI più significativa e produttiva. Quando le AI saranno coinvolte in decisioni aziendali o in assistenza al cliente, garantire che stiano lavorando con umani verificati diventa essenziale per evitare manipolazioni o errori.
E-commerce: in un mondo dove le transazioni online sono sempre più comuni, verificare che dietro ogni acquisto ci sia un essere umano e non un bot può rafforzare la sicurezza e ridurre il rischio di frodi. Questo, inoltre, aumenterebbe la fiducia dei consumatori nei mercati digitali, che potrebbero finalmente diventare ambienti più sicuri e trasparenti.
In un futuro dove l’AI gioca un ruolo sempre più centrale nelle nostre vite quotidiane, l’autenticazione dell’identità umana diventerà una barriera di protezione fondamentale. Che si tratti di garantire la sicurezza online, promuovere la trasparenza nelle informazioni o proteggere la nostra privacy, il Proof of Personhood rappresenterà una pietra miliare nell’evoluzione della società digitale.