E chi l’avrebbe mai detto? L’intelligenza artificiale, quella meravigliosa creatura di Big Tech nata per rendere il mondo un posto migliore, sta finendo nelle mani sbagliate. Stando a quanto riportato da Bleeping Computer, il Threat Intelligence Group (GTIG) di Google ha fatto una scoperta che ha dell’incredibile (o forse no?): gruppi di cybercriminali sponsorizzati dai governi stanno usando Gemini per pianificare i loro attacchi con una precisione chirurgica. E non parliamo di ragazzini annoiati nel seminterrato, ma di squadre di hacker professionisti che puntano dritti alle infrastrutture critiche e ad altri obiettivi di alto valore. In pratica, invece di essere solo uno strumento di produttività, l’AI si sta rivelando un prezioso alleato per chi vuole seminare il caos.

Ma entriamo nel dettaglio, perché la storia diventa ancora più interessante. Pare che questi cybercriminali non si limitino a cercare informazioni sulle loro vittime, ma sfruttino l’intelligenza artificiale anche per individuare vulnerabilità nei sistemi di sicurezza e trovare metodi sempre più raffinati per aggirare le difese di aziende e istituzioni. Insomma, Gemini è diventato il motore di ricerca preferito dai pirati informatici, che lo usano come una sorta di Google in modalità “dark mode”.

E ora arriva il meglio: l’AI di Big G sarebbe finita nelle mani di gruppi criminali affiliati ai governi di oltre 20 paesi, tra cui Iran e Cina. Questi ultimi l’avrebbero utilizzata per raccogliere dati sulle organizzazioni militari e governative statunitensi, giusto per tenersi aggiornati su chi e cosa colpire nei prossimi mesi. E che dire della Corea del Nord? Anche loro non si sono fatti sfuggire l’occasione, sfruttando Gemini per ottimizzare le proprie operazioni, tra cui la ricerca di hosting gratuiti per le loro campagne malevole, la mappatura delle organizzazioni bersaglio e persino il supporto allo sviluppo di malware e tecniche di evasione.

Dulcis in fundo, arrivano anche i cybercriminali filorussi, che – con un certo nazionalismo tecnologico – sembrano aver usato Gemini solo in minima parte, forse per timore che i loro dati finiscano nelle mani della Silicon Valley. Meglio affidarsi a strumenti di casa propria, perché fidarsi è bene, ma delle Big Tech americane… decisamente no.

Il quadro che ne emerge è a dir poco inquietante: mentre le aziende tech si affannano a creare modelli di AI sempre più avanzati, il problema delle restrizioni d’uso e della sicurezza sembra passare in secondo piano. Il risultato? Una tecnologia sempre più potente, sempre più accessibile e, purtroppo, sempre più alla mercé di chiunque abbia cattive intenzioni. Ma tranquilli, è tutto sotto controllo… almeno fino alla prossima falla.