Sam Altman ha passato l’ultimo anno a inseguire una quantità assurda di potenza di calcolo per addestrare i modelli di OpenAI. La richiesta era così esorbitante che, secondo alcuni report, funzionari giapponesi sarebbero scoppiati a ridere quando ha rivelato il consumo energetico necessario.
Data center più estesi possono richiedere da 20 a 100 megawatt di energia, e alcuni degli impianti più avanzati potrebbero arrivare fino a 150 MW per coprire centinaia di migliaia di server.
Se l’ambizione di Stargate è quella di creare una rete di molti centri di calcolo distribuiti, ciascuno con un consumo energetico significativo, il consumo totale potrebbe arrivare a migliaia di MW se contiamo decine di complessi. Ad esempio, se si parlasse di 10 centri di calcolo ognuno da 100 MW, il totale potrebbe arrivare a 1.000 MW (1 GW) di potenza, che è l’equivalente di un’intera centrale elettrica di medie dimensioni.
Ma il punto era chiaro: senza un’infrastruttura computazionale mastodontica, OpenAI rischiava di essere schiacciata da colossi come Google e Meta, che hanno costruito per anni il loro arsenale di chip e server. Sommando i dati disponibili, possiamo concludere che:
Google ha un consumo energetico globale che si aggira intorno ai 5-6 GW, Google Cloud, YouTube, Google Maps e altri servizi . Meta,Facebook, Instagram, WhatsApp e Oculus, ha un fabbisogno energetico complessivo che si avvicina ai 5 GW.
Poi, la scorsa settimana, l’impossibile è diventato realtà. Altman ha ottenuto un impegno di finanziamento da mezzo trilione di dollari per il suo sogno megalomane: Stargate. Dietro questo progetto ciclopico ci sono SoftBank, Oracle e il fondo sovrano di Abu Dhabi MGX. La Casa Bianca ha benedetto l’iniziativa con una conferenza stampa in cui Altman, il cofondatore di Oracle Larry Ellison e il CEO di SoftBank Masayoshi Son hanno fatto passerella accanto a Donald Trump. Il nome “Stargate” non è casuale: nel film di fantascienza del 1994, lo Stargate era un portale controllato da un despota onnipotente.
Ra, che domina i mondi attraversati dallo Stargate, non solo rappresenta un’autorità incontestata, ma incarna anche il timore di chi controlla ciò che è inaccessibile per molti. Il portale sembra un meccanismo che divide l’umanità dalla verità o dalla libertà. Questo riflette come, nella nostra realtà, il potere sia spesso esercitato su risorse o conoscenze limitate, creando un divario tra chi è informato e chi rimane nell’ignoranza.
Nel film, il portale non è solo una meraviglia tecnologica, ma simboleggia un potere capace di manipolare le vite. Ra usa lo Stargate per viaggiare tra mondi senza considerare chiunque incontri. L’idea di un’entità onnipotente che controlla lo Stargate si adatta a una narrazione che esplora la tensione tra potere e libertà, un tema affascinante nella fantascienza, ma anche nella realtà.
Se Stargate si concretizzasse, sarebbe la più grande infrastruttura privata di calcolo mai costruita. Il piano prevede un network di data center colossali, estesi su centinaia di ettari, con un consumo energetico da metropoli. Ogni centro assorbirebbe l’elettricità sufficiente per alimentare decine di migliaia di abitazioni, con sottostazioni elettriche dedicate e linee di trasmissione su misura. Non è solo una lotta per il dominio computazionale, ma una presa di controllo su una porzione significativa dell’infrastruttura energetica americana.
Per arrivare fin qui, Altman ha orchestrato una serie di mosse magistrali. Prima, Microsoft ha allentato la presa su OpenAI dopo il suo licenziamento-lampo.
Poi, Trump ha segnalato a Silicon Valley che era aperto agli affari. Infine, i giganti della tecnologia hanno cominciato a sbavare davanti all’opportunità di timbrare il loro nome su un progetto da miliardi.
Altman ha giocato su tre fronti: il bisogno di Trump di mostrare successi, l’insaziabile fame di hype di SoftBank e la corsa frenetica all’AI. Il risultato? Un colosso infrastrutturale cucito su misura per OpenAI, con una struttura finanziaria così opaca che seguire i flussi di denaro sarà un’impresa.
Eppure, Stargate si regge su fondamenta fragili. Il finanziamento è solo una frazione di quello che Altman cercava inizialmente. SoftBank, uno dei principali finanziatori, è nota per il suo entusiasmo spropositato e per investimenti che spesso si sgonfiano.
E mentre OpenAI si vantava della sua mossa storica, una startup cinese, DeepSeek, ha tirato fuori dal cilindro un modello AI di livello OpenAI con una frazione delle risorse.
La corsa all’AI sta diventando una guerra senza esclusione di colpi, ma la storia insegna che il potere di calcolo, da solo, non garantisce la vittoria. Stargate potrebbe diventare l’arma definitiva di OpenAI, oppure l’ennesimo progetto faraonico destinato a collassare sotto il peso della sua stessa ambizione.