Nel panorama competitivo globale, l’asimmetria normativa tra mercati sta diventando un freno all’innovazione per le aziende europee. Lo ha evidenziato con chiarezza Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM, intervenendo all’evento “La Ripartenza, liberi di pensare” a Milano. La sua analisi pone una questione cruciale per i C-level delle aziende che operano in un contesto sempre più interconnesso: l’Europa può permettersi di competere con regole più stringenti rispetto ad altri mercati?

Un mercato globale, regole diverse

“Il mercato è globale e se lavori su un mercato globale non puoi avere regole differenti per differenti continenti” ha affermato Labriola. Una disparità che si traduce in un’inevitabile distorsione competitiva, con le imprese che tendono a investire e innovare nei contesti più favorevoli. La conseguenza? Un’Europa sempre più dipendente dall’innovazione sviluppata altrove, con un gap crescente rispetto agli Stati Uniti e ad altre economie emergenti.

L’Innovazione segue le opportunità, non i vincoli

L’Amministratore Delegato di TIM ha evidenziato come questa disparità normativa impatti direttamente sulle strategie aziendali: “Questo non permette una corretta comparazione e quindi rischi di avere degli arbitraggi nei modelli di innovazione: io vado a rinnovare dove ho meno regole”. Il concetto è chiaro: le aziende non possono permettersi di rimanere ferme in attesa di regolamentazioni armonizzate. Se l’Europa non accelera, il capitale e il talento si sposteranno verso mercati più agili e reattivi.

La sfida della sovranità digitale

Un altro nodo centrale sollevato da Labriola riguarda la sovranità digitale e la gestione dei dati aziendali: “Sul fronte consumer servono stesse regole per tutti mentre lato aziende è necessario creare sistemi di data center in cui le chiavi di crittografia siano in mano ad attori nazionali”. Il tema della gestione e della protezione dei dati è sempre più rilevante, con un’Europa che cerca di garantire la sicurezza delle informazioni sensibili senza però penalizzare la competitività delle proprie imprese.

L’accelerazione normativa: il caso Usa

L’esempio degli Stati Uniti è emblematico. Labriola ha sottolineato come negli USA, con l’elezione di Trump, siano state introdotte 70 nuove normative in una sola settimana, modificando radicalmente il quadro regolatorio. In Europa, invece, la lentezza decisionale è evidente: “Noi abbiamo nominato Von der Leyen, io ho incontrato due commissari su temi telecomunicazioni e la risposta è stata ‘Per il 2026 avremo qualche idea’”. Un ritardo che non può che generare preoccupazione tra le aziende europee, costrette a operare in un ambiente che spesso sembra ostacolare più che favorire la crescita.

L’Europa rischia di perdere la corsa?

Per le aziende europee, la questione non è solo normativa, ma strategica. Continuare a operare in un sistema che impone regole più rigide rispetto ad altri mercati significa rinunciare a un vantaggio competitivo cruciale. Le aziende europee devono dunque interrogarsi su come bilanciare compliance e crescita, e soprattutto su come far sentire la propria voce nei dibattiti regolatori.

L’Europa deve scegliere: vuole essere un polo di innovazione globale o rimanere un mercato che regolamenta l’innovazione fatta da altri?


Newsletter – Non perderti le ultime novità sul mondo dell’Intelligenza Artificiale: iscriviti alla nostra newsletter gratuita e accedi ai contenuti esclusivi di Rivista.AI direttamente nella tua casella di posta!