La Commissione Europea accelera (finalmente) sulla competitività con un piano ambizioso che prevede un taglio della burocrazia fino al 35% per imprese e Pmi, un rafforzamento delle politiche di decarbonizzazione e un sostegno strategico all’innovazione, con un focus particolare sull’Intelligenza Artificiale. Questi sono i punti chiave della Bussola per la Competitività, presentata ieri dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il documento programmatico, redatto in linea con le raccomandazioni di Mario Draghi, definisce le direttrici per il prossimo mandato e punta a “riaccendere il motore dell’innovazione europea”.

Un piano strategico per arginare il divario con USA e Cina

“L’Europa continua a registrare un ritardo nella crescita della produttività rispetto a Stati Uniti e Cina e dobbiamo colmare le nostre debolezze per recuperare competitività”, ha dichiarato von der Leyen riconoscendo quello che è sotto gli occhi di tuti, il fatto che, per quanto riguarda le tecnologie di ultima generazione e in particolare sull’Intelligenza Artificiale, l’Europa, fino ad ora, non ha toccato palla. Il piano prende spunto dal Rapporto Draghi sulla competitività dell’Ue, integrando anche contributi del Rapporto Letta, per delineare una strategia per i prossimi anni che abbia l’obiettivo non tanto di colmare il gap come dichiarato dalla Presidente – penso sinceramente sia una sorta di mission impossible visto anche l’andamento sparso e non coordinato dei Paesi europei in materia – quanto di tentare almeno di arginare il distacco.

Tra le misure più rilevanti emerge il potenziamento delle gigafactory dell’AI, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo e l’adozione industriale dell’Intelligenza Artificiale nei settori chiave dell’economia europea. Per supportare al meglio questa trasformazione, Bruxelles si impegna a presentare piani d’azione specifici per materiali avanzati, tecnologie quantistiche, biotecnologie, robotica e spazio. Ma, appunto, l’impegno a presentare vuol dire che non c’è nulla di concreto ancora, tanto abbiamo tempo, no?

AI Factories: un’infrastruttura strategica per le imprese europee

Le nuove AI Factories, nelle intenzioni della Comunità Europea, avranno un ruolo cruciale nella strategia dell’Ue, offrendo alle imprese europee l’accesso a infrastrutture di calcolo avanzate per l’addestramento e lo sviluppo di modelli di Intelligenza Artificiale. Anche perché, attualmente, solo il 13% delle aziende europee utilizza l’AI nei propri processi, un dato che evidenzia, come già detto in premessa, un significativo gap da colmare rispetto ai competitor globali.

“Abbiamo talento e risorse” dichiara von der Leyen, “ma ci manca un accesso facilitato al mercato unico e al capitale”. Ora, è indubbiamente vero che all’Europa manchi un mercato di capitali di rischio come quello Usa, ma è altrettanto vero che questa non è imputabile solo a questo il ritardo cronico dell’Europa in materia quanto alla sua strutturale incapacità, che più che industriale è soprattutto politica, di cogliere l’innovazione.

Un nuovo quadro normativo per startup e imprese

Piuttosto un elemento potenzialmente interessante è il seguente: la Commissione prevede di semplificare le normative su diritto societario, fallimentare, del lavoro e tributario introducendo un 28° regime giuridico (gli attuali membri Ue sono 27), come a dire una normativa ad hoc che superi quelle nazionali. Che detta così è una cosa molto interessante. Rimane sempre da vedere se e come sia possibile garantire alle imprese un’unica cornice normativa all’interno del mercato unico, in grado di superare le singole norme societarie, fiscali e tributarie nazionali.

Altra cosa interessante, in un periodo in cui assistiamo ad un potenziale arroccamento dei blocchi geopolitici, è la revisione delle norme sugli appalti pubblici, che verrebbe fatta introducendo una “opzione di preferenza europea” per settori e tecnologie strategici, al fine di rafforzare la competitività delle aziende dell’Ue rispetto ai player internazionali. Anche se poi, a ben vedere, il ragionamento fila sulla carta, salvo poi vedere se lo sviluppo tecnologico delle aziende europee sia in grado di tenere il passo con i colossi Usa e con le nuove realtà che, con sempre maggiore impatto, stanno emergendo dalla Cina (e parliamo non del noto e citato Huawei ma anche di realtà come Alibaba e, cronaca di questi giorni, DeepSeek).

Decarbonizzazione e industria: una transizione sostenibile

Il piano, presentato da Ursula von der Leyen, prevede inoltre una stretta integrazione tra politiche industriali e sostenibilità. Il Clean Industrial Deal, in arrivo il 26 febbraio, definirà le linee guida per conciliare la decarbonizzazione con la crescita industriale, affrontando anche la questione dei costi energetici elevati e volatili. Un tema particolarmente delicato che interessa settori ad alta intensità energetica come acciaio, metalli e prodotti chimici, essenziali per il tessuto manifatturiero europeo. Anche in questo caso ci sarà da capire come le azioni messe in campo dell’Ue riusciranno a trasformarsi in misure di sostegno effettive ed efficaci per affrontare la transizione ecologica senza compromettere la competitività, come è già accaduto, ad esempio, nel settore dell’Automotive.

La Bussola per la Competitività ha quindi le potenzialità per rappresentare un cambio di passo nella strategia economica dell’Unione Europea, con un approccio pragmatico che punta a semplificare il contesto normativo, potenziare l’adozione dell’Intelligenza Artificiale e garantire una transizione industriale sostenibile. Se l’azione della Commissione riuscirà a tradursi in atti concreti, questo piano sarà allora in grado di offrire (finalmente) alle imprese europee nuove opportunità per innovare, crescere e competere su scala globale, riducendo le barriere burocratiche e sfruttando le infrastrutture di nuova generazione.

Il successo di questa strategia dipenderà, come abbiamo già sottolineato, dalla sua attuazione concreta e dalla capacità delle imprese di cogliere le opportunità offerte. Per il management delle aziende il messaggio è chiaro: l’Europa sta tracciando una rotta ambiziosa e chi saprà adattarsi e innovare avrà un vantaggio competitivo determinante nei prossimi anni. Per la politica dei singoli Paesi il messaggio è altrettanto chiaro: smettiamola di guardare solo in casa e iniziamo ad immaginare l’Europa come uno spazio economico-politico unitario che non ha altra scelta che agire per non essere relegato alla marginalizzazione.


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