Il pellegrinaggio verso la magione di Masayoshi Son a Tokyo. (50 Billion$) – Speciale un caffè al Bar dei Daini

Questa volta è stato Sam Altman a imbarcarsi in quell’estenuante volo di 11 ore da San Francisco, nella speranza di convincere il miliardario giapponese a iniettare qualche miliardo nella sua ultima fantasia da tech bro. E ha funzionato. SoftBank sta per prendersi la fetta più grande del rischio finanziario dietro Stargate, il mega progetto da 500 miliardi di dollari che promette di rivoluzionare i data center. Son ha promesso di investire circa 40 miliardi, forse divisi tra Stargate e OpenAI. Chiaramente, dettagli insignificanti.

Ma ecco la realtà: il progetto sarà pesantemente finanziato a debito, come sempre. E per far funzionare i numeri, Son dovrà mescolare il suo inossidabile ottimismo tecnologico con la solita finanza creativa. Peccato che i mercati non siano più quelli del 2021 e trovare creditori pronti a credere nell’ennesimo sogno tech potrebbe non essere così facile. Il rischio è enorme, ma per Son è l’ennesima chance di sedersi al tavolo che conta nell’AI, un’ossessione che lo perseguita da anni.

C’è solo un piccolo problema: forse è arrivato nel momento sbagliato. Stargate è già vecchia notizia. Adesso tutti parlano di DeepSeek, la startup cinese che con il suo modello open-source potrebbe smontare le valutazioni folli delle big dell’AI come OpenAI e Anthropic. Ma Son non si scompone: ha già dimostrato di saper prendere colpi e rialzarsi, dopo disastri come WeWork e altre scommesse discutibili. Certo, ha vinto alla grande con Alibaba, Yahoo e Arm Holdings, ma per ogni jackpot ci sono almeno dieci proiettili sparati a vuoto.

Basti pensare alla catastrofe di WeWork, dove SoftBank ha bruciato oltre 10 miliardi di dollari cercando di salvare una startup che si è rivelata più fumo che arrosto. Oppure alla disastrosa avventura con Greensill, la fintech di supply chain finance che si è sgretolata sotto il peso di prestiti rischiosi. E come dimenticare Zume Pizza, la folle idea di robot pizzaioli che ha divorato milioni senza mai sfornare profitti. La lista è lunga e piena di nomi ormai dimenticati, tutti accomunati dall’entusiasmo irrazionale e dalla convinzione di Son che ogni scommessa tech avrebbe potuto essere il prossimo Alibaba.

Ma attenzione: SoftBank, OpenAI, Arm e il fondo sovrano di Abu Dhabi MGX oggi sembrano remare nella stessa direzione. Domani, chissà. Il denaro che scorre a fiumi nell’AI è un cocktail pericoloso di interessi contrastanti e guerre intestine. Son ha sempre amato il rischio, ma questa volta le puntate sono più alte del solito.

Nel frattempo, mentre gli investitori di AI più tradizionali si mordono le mani per DeepSeek, i venture capitalist di startup in fase iniziale stanno festeggiando. Nvidia ha visto il suo valore di mercato crollare del 17% in un giorno per poi recuperare un misero 2%, mentre gli sviluppatori di app iniziano a sfruttare la potenza di DeepSeek per costruire prodotti con una frazione del capitale necessario finora. Finalmente, grazie a modelli open-source a basso costo, chiunque con un account Stripe e un team di quattro persone può creare una startup “insanely capital-efficient”.

Naturalmente, tutto questo non finisce bene per tutti. La barriera d’ingresso più bassa significa che il mercato diventerà ancora più affollato e saturo di idee indistinguibili. Molte startup bruceranno velocemente, altre verranno svendute prima ancora di poter dire “Series A”. Ma questi sono problemi per il 2026. Per ora, i venture capitalist si godono lo spettacolo e contano i loro bonus.