Marc Andreessen ha recentemente definito (WSJ) il periodo che stiamo vivendo come “il momento Sputnik dell’IA”, un’affermazione che, a prima vista, potrebbe sembrare esagerata, ma che, se esaminata più a fondo, si svela come una descrizione sorprendentemente precisa del momento storico che stiamo attraversando.

L’analogia con lo Sputnik non è casuale. Quando il satellite sovietico fu lanciato nel 1957, il mondo occidentale, in particolare gli Stati Uniti, si ritrovò di fronte a un’invasione tecnologica che non aveva previsto e che li costrinse a reagire. Non era una questione di forza militare, ma di superiorità tecnologica che modificava l’equilibrio globale.

Mentre il mondo guarda alla potenza di fuoco dei colossi tecnologici come OpenAI o Google, Andreessen ci ricorda che la vera innovazione non è sempre quella che appare più visibile o più chiassosa. Il “momento Sputnik” non è solo quello del primo lancio, ma anche della corsa tecnologica che segue, fatta di piccoli passi, di manovre sottili, di intelligenza strategica che sa quando e come farsi vedere, ma anche quando rimanere in silenzio. Arte che molto spesso la politica urlatrice ha perso di vista.

La sua dichiarazione non era una casualità. Era il momento in cui il mondo intero avrebbe dovuto capire: DeepSeek v3 stava arrivando. Incredibile, rivoluzionario, a tutto volume. Ma dietro l’imponenza delle parole, si nascondeva una realtà che Andreessen sapeva benissimo: il gioco non era più sul numero di chip, ma sull’intelligenza strategica del meno è meglio.

In un angolo, i colossali 100.000 chip di Colossus sembravano dominare la scena. Ma per Andreessen, questo era un chiaro segno di debolezza. “Cosa te ne fai di 100.000 chip?” si chiedeva, accendendo la sua sigaretta virtuale. “Se posso fare la stessa cosa con 2000? E magari senza far fallire la banca?” Così, mentre il mondo osservava, lui stava creando qualcosa di diverso, di più elegante. Non più una distesa infinita di tecnologia, ma una macchina compatta, agile, che avrebbe fatto riflettere chiunque su cosa significasse davvero “efficienza”.

L’annuncio fu così: DeepSeek v3, la risposta a Colossus. Non che servisse una risposta vera e propria. Era piuttosto un gioco di parole. A chi gliene importava del resto? Gli altri avevano la potenza bruta, ma Andreessen puntava sulla chirurgica precisione del chip giusto al momento giusto. Ed era lì che, finalmente, capì di stare raccontando una storia più grande della tecnologia stessa.

Le sue parole riempirono il giornale, ma quello che nessuno sapeva era che lui stava vendendo un’illusione, una visione. Certo, DeepSeek v3 sarebbe stato fantastico, ma nessuno avrebbe parlato di quanto fosse costato progettare quei 2000 chip. La vera magia stava nel comunicato stampa, nell’arte di fare rumore, di sembrare più grandi di quello che in realtà eravamo. “Chi ha bisogno di 100.000 chip quando hai la tua narrazione pronta per il mondo?” si chiese, strizzando l’occhio al lettore ignaro.

Ma la competizione non dormiva. OpenAI, quella bellezza digitale che tutti amavano, aveva qualcosa che Andreessen non riusciva a ignorare: la promessa di un’intelligenza artificiale migliore. Tuttavia, c’era un piccolo dettaglio che gli scappò, qualcosa che nessuno osava dire. OpenAI era migliore, sì, ma non nella forma che lui cercava. “Non possiamo permetterci di pagare per funzioni che non ci servono”, disse con tono sentenzioso, mentre rifletteva sull’enorme spreco di risorse che i giganti tecnologici stavano accumulando. Una macchina che sapesse fare troppe cose, ma che non serviva davvero a niente. In quel momento capì: la vera rivoluzione era nell’efficienza, non nel volume.

E poi arrivò il momento che forse Andreessen stava aspettando: il confronto con i droni. Era un parallelo tanto semplice quanto potente. Da un lato, i droni statunitensi, eleganti, sofisticati, pieni di tecnologia che costava più di una casa. Dall’altro, gli iraniani, che li producevano a milioni. Senza termocamera, senza GPS avanzato, senza tutto il fronzolo. Eppure, chi se ne importava se li perdevano? Il punto non era l’alta tecnologia, ma l’efficacia. Erano economici, leggeri, e avevano lo stesso impatto. La differenza stava nell’approccio. Fai di meno, ma fallo bene, e sarà abbastanza.

Alla fine, Andreessen si ritrovò a sorridere. La sua strategia non era diversa da quella dei droni iraniani. DeepSeek v3 non aveva bisogno di fare tutto: bastava fare bene quello che importava. E se qualcun altro si fosse perso nei dettagli tecnologici, beh, lui avrebbe vinto. In fin dei conti, tutto si riduceva a una semplice verità: in un mondo dove tutti cercavano la perfezione, il vero potere stava nel sapere cosa trascurare.

E mentre il mondo parlava di OpenAI, di Colossus, di guerre commerciali e di chip, Andreessen si sedette e scrisse la sua prossima mossa: Meno è sempre più, ma solo se hai il coraggio di non mostrarlo subito.


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