Il mondo TikTok sta cadendo a pezzi, o almeno così sembra. Mentre la piattaforma di video brevi lotta per la sua sopravvivenza negli Stati Uniti, un dettaglio curioso emerge: quasi il 10% degli ex dipendenti americani di TikTok ha deciso di fuggire verso Meta, quella stessa azienda che in pubblico finge di non temere la concorrenza della generazione Z, ma in privato si frega le mani accogliendo il talento rivale. Secondo l’analisi di Live Data Technologies, oltre 800 dipendenti americani di TikTok hanno abbandonato la nave solo da luglio a oggi.
Per aggiungere il sale alla ferita, TikTok registra un tasso di abbandono negli USA quasi doppio rispetto ai colossi come Meta, Apple, Amazon, Microsoft e Google. Come mai? Forse lavorare sotto l’ombra di una possibile chiusura governativa non è proprio un benefit aziendale apprezzato.
E non è solo Meta a fare il pieno di ex-TikTokers. Google e Amazon stanno raccogliendo la loro parte, ma i rifugiati digitali di TikTok stanno anche trovando casa in luoghi improbabili come Walmart (sì, il negozio dove vai per comprare i calzini) e DoorDash. C’è persino chi si è rifugiato in startup della creator economy, come Passes, che si presenta con un modello di abbonamento per fan. Qualcosa che sicuramente farà vibrare di emozione la Silicon Valley.
“Come spesso accade nelle corporation si tratta della sopravvivere nella Farsa delle Operazioni Quotidiane“
Nel frattempo, dentro TikTok, il management gioca al “facciamo finta che vada tutto bene“. Con un approccio degno di una sit-com, i dirigenti hanno chiesto ai dipendenti di continuare a lavorare come se nulla stesse accadendo, nonostante il rischio di un ban che incombeva come una spada di Damocle. Si intervistano nuovi candidati per ruoli inesistenti, ma si raccomanda caldamente di evitare qualsiasi speculazione sul futuro aziendale con i poveri malcapitati. È come invitare qualcuno a una festa sapendo che la casa potrebbe crollare da un momento all’altro.
Forse questa strategia è comprensibile, dato che TikTok è sopravvissuta a vari tentativi di ban nel passato. Tuttavia, deve essere un esercizio mentale interessante per i dipendenti continuare a sorridere mentre scorrono notifiche sulle notizie della loro imminente disoccupazione. Un fine settimana, l’app si è persino auto-sabotata, chiudendosi per 12 ore. Come dire, “vi faremo sentire il futuro già oggi“.
A complicare il dramma c’è Donald Trump, che, con la coerenza di un personaggio secondario mal scritto, ha recentemente minimizzato le preoccupazioni sulla sicurezza dei dati legati a TikTok. “Davvero la Cina vuole spiare ragazzi che guardano video assurdi?” ha dichiarato a Fox News, dimenticandosi del suo ordine esecutivo del 2020 in cui parlava di minacce alla sicurezza nazionale, ricatti e spionaggio aziendale.
Trump ora suggerisce che TikTok dovrebbe essere venduta, ma naturalmente, solo metà. Perché? Perché no? Peccato che Pechino abbia già fatto sapere che non sarà così semplice, chiedendo agli Stati Uniti di offrire un ambiente commerciale “equo e giusto”. Per ora, sembra più probabile che tutto si trasformi in una lunga guerra di nervi diplomatici.
Nonostante ciò, Xi potrebbe vedere TikTok come una pedina strategica per negoziare vantaggi economici e tecnologici con gli Stati Uniti. Una possibile via d’uscita potrebbe coinvolgere la cessione del controllo di TikTok, compreso l’algoritmo proprietario, in cambio di concessioni sui dazi o di un allentamento delle restrizioni sull’accesso cinese ai chip statunitensi. Non va dimenticato che la Cina, nel 2020, ha imposto restrizioni all’esportazione dell’algoritmo di TikTok, segno del desiderio di mantenere il controllo su una risorsa strategica. Se Trump è disposto ad ammorbidire alcune delle sue richieste più rigide, un accordo tra le due nazioni potrebbe diventare una realtà.
Trump, noto per la sua mancanza di filtri nelle dichiarazioni, non ha mancato di esprimere indifferenza verso le critiche di Elon Musk riguardo al progetto del data center Stargate annunciato di recente. Secondo Politico, Trump ha attribuito le critiche di Musk all’astio personale nei confronti di Sam Altman, CEO di OpenAI, con cui Musk ha un rapporto turbolento. Sebbene Trump sembri non curarsi dell’opinione di Musk, le sue dichiarazioni rivelano un quadro più ampio di tensioni personali e imprenditoriali che potrebbero avere ricadute politiche.
Questi episodi, apparentemente scollegati, sono in realtà rappresentativi di una dinamica globale in cui tecnologia, politica e personalità influenti si intrecciano. Il futuro di TikTok e l’impatto di decisioni come quella del data center Stargate dipenderanno non solo dai negoziati ufficiali, ma anche dalle interazioni tra leader mondiali e dai loro interessi personali.
E nel frattempo, ecco la ciliegina sulla torta: telefoni con TikTok già installato sono stati messi in vendita su eBay a prezzi astronomici. Perché scaricare un’applicazione gratuitamente quando puoi pagare migliaia di dollari per un telefono che ne ha già una copia? Logico, no?
Benvenuti nel bizzarro mondo di TikTok, dove il dramma politico si intreccia con i colossi tecnologici e le scelte aziendali surreali, mentre i dipendenti cercano di evitare il naufragio saltando su qualsiasi scialuppa disponibile. Che spettacolo.