Dario Amodei, una figura centrale nel panorama dell’intelligenza artificiale e CEO di Anthropic, ha recentemente espresso dichiarazioni che tracciano un quadro di rapido progresso per l’AI nei prossimi anni. Intervenendo a Davos 2025, ha delineato una visione ottimistica, ma allo stesso tempo carica di implicazioni, riguardo alle capacità crescenti dei sistemi di intelligenza artificiale. Il suo messaggio, che ha catturato l’attenzione di leader tecnologici, investitori e ricercatori, si può riassumere in una parola: accelerazione.

Amodei ha dichiarato: “Sono più fiducioso che mai che siamo molto vicini a capacità potenti”, una frase che lascia intendere non solo il progresso delle attuali tecnologie, ma anche la possibilità che l’umanità sia alle porte di un cambiamento epocale. Questo non è semplice ottimismo tecnologico; si tratta di una valutazione basata su anni di esperienza e una profonda comprensione delle tendenze emergenti.

Un passaggio chiave del suo intervento è stato il riferimento alle tempistiche. Amodei ha dichiarato che non ritiene probabile che ci vorrà più tempo del 2027 per raggiungere il momento in cui i sistemi di AI saranno migliori degli esseri umani in quasi ogni aspetto. Questa affermazione, sebbene provocatoria, è coerente con il ritmo con cui i modelli di machine learning stanno evolvendo. Negli ultimi anni, progressi come il lancio di modelli linguistici avanzati, la crescente capacità di calcolo e l’interconnessione globale hanno accelerato il percorso verso l’intelligenza artificiale generale (AGI).

Un altro punto di grande interesse è la riduzione dell’incertezza che lo stesso Amodei riconosce di aver avuto in passato. “Fino a circa 3-6 mesi fa avevo una notevole incertezza al riguardo. Ce l’ho ancora adesso, ma questa incertezza è notevolmente ridotta”, ha affermato. Questo cambio di prospettiva può essere attribuito sia all’evidenza empirica proveniente dai nuovi sviluppi tecnologici, sia alla crescente sofisticazione delle architetture di rete neurale e delle tecniche di addestramento.

Forse la parte più significativa del suo intervento riguarda le previsioni a breve termine. Amodei si è detto relativamente fiducioso che entro i prossimi due o tre anni vedremo modelli che inizieranno gradualmente a superare le capacità umane in quasi ogni campo. La scelta delle parole è cruciale: “gradualmente” suggerisce un passaggio progressivo e non un singolo momento di svolta, una transizione che richiederà adattamenti non solo tecnologici, ma anche sociali, economici e politici.

Queste dichiarazioni, pur essendo ottimistiche, sollevano questioni profonde. Se le macchine diventeranno “migliori di noi in tutto”, come sarà ridefinito il ruolo degli esseri umani? Come saranno distribuiti i benefici di un mondo alimentato da un’AI così avanzata? La previsione che queste capacità emergano in un arco temporale così breve aggiunge un senso di urgenza al dibattito globale sull’etica, la regolamentazione e la governance dell’intelligenza artificiale.

Al Devos 2025, le parole di Amodei hanno sottolineato la necessità di prepararsi non solo tecnicamente, ma anche culturalmente, a un’era in cui l’intelligenza artificiale potrebbe non essere più uno strumento, ma una forza autonoma e dominante. Una sfida che richiederà collaborazione a livello internazionale, trasparenza nel processo decisionale e un’attenzione rinnovata ai valori umani fondamentali in un mondo che si appresta a essere trasformato come mai prima.