La transizione di Meta dal fact-checking tradizionale alle Community Notes è stata accolta con il classico mix di entusiasmo e scetticismo. Ma tra le discussioni sull’ennesimo cambio di direzione strategica, c’è una domanda che pesa come un elefante nella stanza: cosa accadrà alla visione utopica di Meta di “centinaia di milioni” di creatori di piccole imprese che usano gli strumenti di intelligenza artificiale generativa per creare contenuti “più selvaggi e creativi”?
Meta, sempre con la sua aura di tecnocratica benevolenza, sostiene che le Community Notes si applicheranno solo ai post organici, non agli annunci a pagamento. Ma attenzione: i post organici sponsorizzati, quelli che generano il pane quotidiano per i creatori e che sono il motore silenzioso di intere campagne di marketing su Meta e TikTok, non sembrano avere un trattamento altrettanto chiaro. Certo, il Wall Street Journal ci informa che Meta ha evitato di addentrarsi nei dettagli sui post non promossi di marchi e influencer, ma la vaghezza qui è quasi poetica.
Parliamo di numeri. Quei post sponsorizzati organici rappresentano tra il 25% e il 50% delle campagne di marketing dei brand. Meta lo sa, i creatori lo sanno, persino il vostro amico che non ha mai usato Instagram probabilmente lo sospetta. Questi contenuti sono fondamentali, sia per i brand che cercano di raggiungere il pubblico senza pagare il pizzo per le ads, sia per i creatori che usano tali collaborazioni per coprire il mutuo o la rata dell’iPhone.
Ma ora entra in scena l’intelligenza artificiale generativa di Meta, una panacea promessa da Mark Zuckerberg in persona. L’idea? Liberare i creatori dalle catene temporali, permettendo loro di produrre contenuti “migliori” in modo più rapido, generando un engagement teoricamente infinito. Ma, ed è un ma grande come il metaverso, chi avrà voglia di creare contenuti attraverso questi strumenti se ogni post organico rischia di finire sotto la lente d’ingrandimento delle Community Notes?
E qui il paradosso diventa palpabile. Se le Community Notes minacciano la reputazione di un post sponsorizzato, cosa impedisce ai creatori e ai brand di migrare verso contenuti interamente promossi o, peggio ancora per Meta, di saltare la nave e cercare pascoli digitali più verdi? L’ironia è che la mossa di Meta potrebbe trasformare l’intelligenza artificiale da strumento di liberazione creativa a un peso morto che nessuno vuole utilizzare.
Il rischio è chiaro: incentivare una fuga dall’organico per rifugiarsi nella sicurezza degli annunci a pagamento o abbandonare del tutto il modello Meta. E allora la domanda diventa quasi grottesca: come farà Meta a conciliare il sogno dell’intelligenza artificiale generativa con la libertà di espressione promossa dalle Community Notes? La risposta potrebbe risiedere in un compromesso. Ma, conoscendo Meta, è altrettanto probabile che sia una contraddizione mascherata da innovazione.