Il mondo del cinema si trova al centro di un dibattito acceso sulla tecnologia e sull’autenticità artistica, a seguito dell’uso dell’intelligenza artificiale per modificare le voci degli attori in due film acclamati dalla critica, “The Brutalist” ed “Emilia Pérez”. Entrambi i film, premiati con il Golden Globe, hanno scatenato una riflessione profonda sull’etica dell’uso dell’AI nelle produzioni artistiche e sulle implicazioni che questa innovazione potrebbe avere nel panorama cinematografico.

“The Brutalist”, diretto da Brady Corbet e interpretato da Adrien Brody, Felicity Jones e Guy Pearce, racconta la storia di un architetto visionario che, dopo essere sfuggito all’Europa post-bellica, cerca di ricostruire la sua vita e la sua carriera negli Stati Uniti grazie al supporto di un influente industriale. Questo film, che esplora la resilienza umana e il potere trasformativo dell’arte e dell’architettura, ha attirato l’attenzione anche per l’uso controverso dell’intelligenza artificiale per manipolare le voci degli attori, al fine di raggiungere specifici effetti drammatici.

“Emilia Pérez,” invece, diretto da Jacques Audiard, offre un’interpretazione unica e innovativa di temi come identità e trasformazione. La trama ruota attorno a Manitas del Monte, un boss di un cartello messicano che decide di cambiare completamente la propria vita, diventando Emilia Pérez, interpretata da Karla Sofia Gascon. La storia, arricchita dalla presenza di personaggi interpretati da Zoe Saldaña e Selena Gomez, utilizza elementi musicali per enfatizzare i drammi personali e le scelte di vita dei protagonisti. Tuttavia, come nel caso di “The Brutalist,” anche in questa pellicola l’uso dell’AI per modificare le voci degli attori ha sollevato critiche da parte di professionisti del settore e del pubblico.

L’uso dell’intelligenza artificiale per la manipolazione delle voci è stato difeso dai registi come un tentativo di spingersi oltre i limiti tradizionali della narrazione cinematografica. Questa tecnologia, secondo loro, permette di esplorare nuove dimensioni artistiche, creando atmosfere e caratterizzazioni che potrebbero essere impossibili da ottenere con metodi convenzionali. Tuttavia, molti critici sostengono che questa pratica rischia di compromettere l’autenticità delle interpretazioni attoriali, mettendo in discussione il valore del contributo umano nel processo creativo.

La questione è ulteriormente complicata dal fatto che l’AI sta diventando uno strumento sempre più accessibile e potente nel settore cinematografico. Se da un lato offre possibilità rivoluzionarie, dall’altro solleva interrogativi su temi come la proprietà intellettuale, l’etica e la trasparenza nel processo di produzione. Alcuni attori e membri delle industrie creative temono che l’AI possa ridurre il ruolo degli interpreti, trasformando le loro performance in semplici dati da manipolare.

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui viviamo e lavoriamo, il dibattito sull’uso di questa tecnologia nel cinema è destinato a intensificarsi. Il caso di “The Brutalist” ed “Emilia Pérez” rappresenta solo l’inizio di una discussione più ampia su come bilanciare innovazione tecnologica e autenticità artistica in un settore che si fonda sull’emozione, l’esperienza umana e la capacità di raccontare storie capaci di ispirare generazioni.