Secondo quanto riportato dal Financial Times, ByteDance, la casa madre di TikTok, potrebbe destinare oltre 12 miliardi di dollari agli investimenti in chip per l’intelligenza artificiale nel 2025. Questa mossa rappresenterebbe un raddoppio della spesa rispetto allo scorso anno, nonostante le tensioni geopolitiche e le sfide normative che la società sta affrontando negli Stati Uniti.
Le compagnie tecnologiche cinesi, incluso ByteDance, sono sotto pressione da parte del governo di Pechino per rafforzare l’industria locale e ridurre la dipendenza da produttori stranieri come Nvidia, soprattutto alla luce delle sanzioni statunitensi che limitano l’esportazione di chip avanzati verso la Cina. Secondo il report, ByteDance starebbe destinando 5,5 miliardi di dollari all’acquisto di chip da produttori nazionali come Huawei e Cambricon, evidenziando un impegno a stimolare l’autonomia tecnologica interna.
La parte restante del budget, circa 6,8 miliardi di dollari, sarebbe invece riservata alle infrastrutture di intelligenza artificiale all’estero, ma questi investimenti incontrano ostacoli significativi a causa delle restrizioni commerciali imposte dagli Stati Uniti.
Nonostante tali barriere, l’industria cinese dell’intelligenza artificiale sembra prosperare, grazie a una crescente produzione e sviluppo interno. Un esempio lampante è il chatbot AI Doubao di ByteDance, che registra oltre 60 milioni di utenti attivi mensili, rappresentando quasi la metà del traffico complessivo verso chatbot AI in Cina. Secondo QuestMobile, il numero di utenti attivi mensili di applicazioni AI in Cina è raddoppiato negli ultimi cinque mesi.
ByteDance ha però respinto categoricamente le affermazioni del Financial Times. In un comunicato ai media cinesi, un portavoce ha definito il report “privo di fondamento” e ha precisato che il budget e i piani riportati non sono corretti. La società ha sottolineato l’importanza strategica degli investimenti nell’intelligenza artificiale, pur negando la veridicità delle cifre e delle strategie ipotizzate.
Non è la prima volta che ByteDance si trova al centro di speculazioni sulle sue attività nel campo dell’AI. Recentemente, The Information aveva accusato l’azienda di aggirare le sanzioni statunitensi stoccando chip Nvidia nei data center del Sud-est asiatico invece di trasferirli in Cina. Anche in quell’occasione, ByteDance aveva smentito, dichiarando di non aver acquistato chip H100 per i suoi data center esterni agli Stati Uniti dopo l’introduzione delle nuove normative di controllo.
Un altro esempio riguarda le indiscrezioni di settembre, secondo cui ByteDance stava sviluppando propri chip AI. La società aveva confermato di lavorare su progetti di semiconduttori, specificando però che si trovavano in una fase embrionale e che erano mirati esclusivamente a migliorare l’efficienza dei suoi sistemi di raccomandazione e pubblicità.
La Domanda Cruciale: Cosa Nascondono Davvero?
Queste smentite sollevano interrogativi sul perché ByteDance si trovi così spesso al centro di rumor e speculazioni. Alcuni osservatori suggeriscono che l’azienda stia cercando di navigare tra due mondi: da una parte, assecondare le richieste del governo cinese di rafforzare l’autonomia tecnologica nazionale; dall’altra, mantenere la sua posizione come player globale in un contesto normativo sempre più ostile.
Alcuni ritengono che ByteDance stia lavorando sotto traccia per costruire una solida infrastruttura AI domestica e internazionale, anche per compensare le limitazioni imposte dalle sanzioni statunitensi. Altri vedono queste dichiarazioni come un tentativo di evitare ulteriori scrutinî politici, specialmente considerando l’ambiente già teso negli Stati Uniti, dove TikTok è costantemente sotto la lente di ingrandimento.
ByteDance non ha fornito ulteriori dettagli su come intende gestire i propri programmi di intelligenza artificiale di fronte a restrizioni così severe. Tuttavia, è evidente che l’azienda stia affrontando una partita complessa, che richiede un equilibrio tra investimenti strategici e conformità alle normative internazionali.
In un panorama geopolitico sempre più frammentato, il caso ByteDance evidenzia la crescente sfida delle aziende tecnologiche globali nel bilanciare innovazione, regolamentazione e ambizioni nazionali.