Sono passati appena due giorni dal suo insediamento come 47° Presidente degli Stati Uniti eppure, come ci ha già abituati grazie alle sue esternazioni in libertà, Donald Trump è riuscito a catalizzare su di se l’attenzione del 55° World Economic Forum, tanto che nella cittadina di Davos sembra aleggiare un’ombra sui delegati, in attesa del suo intervento oggi, 23 gennaio, in collegamento video. Quel che è certo al momento è che l’effetto del suo discorso di inaugurazione si è fatto sentire, come dimostrano gli interventi di quanti hanno ritenuto di dover commentare le posizioni del nuovo Presidente Usa. Vediamo quali sono state queste reazioni.
Dombrovskis, pronti a rispondere ai dazi Usa
Se l’amministrazione Trump metterà in pratica la minaccia di nuovi dazi contro i prodotti europei, “la Ue è pronta a difendere i suoi interessi. Siamo pronti a rispondere in modo proporzionato se sarà necessario, come abbiamo fatto durante la prima amministrazione Trump”. Lo ha detto il Commissario Ue per l’Economia Valdis Dombrovskis durante un’intervista alla Cnbc a margine del Forum economico mondiale. “Gli Usa sono un importante partner strategico, ma è chiaro che siamo pronti a difendere i nostri valori e i nostri interessi se necessario”.
Lagarde, la Ue deve prepararsi ai dazi Usa
La minaccia di nuovi dazi all’Unione europea da parte di Trump “non mi sorprende” ha dichiarato la Presidente della Bce, Christine Lagarde, “qui in Europa dobbiamo prepararci e sapere come rispondere”, anche se l’idea di sostituire l’import dall’Europa con produzione interna americana “è discutibile”.
Scholz, non ogni tweet da Washington deve alimentare dibattito esistenziale
“Non tutte le conferenze stampa a Washington, non tutti le provocazioni, i tweet, dovrebbero alimentare un dibattito esistenziale”, lo ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, nel suo intervento al World Economic Forum. “Gli Stati Uniti sono il nostro più stretto alleato al di fuori dell’Europa” continua Scholz, “e farò tutto il possibile affinché rimangano tali. Perché è nel nostro reciproco interesse. La stretta cooperazione tra Europa e Stati Uniti è indispensabile per la pace e la sicurezza in tutto il mondo. E perché la nostra partnership è anche un motore per uno sviluppo economico di successo”. Il Cancelliere tedesco ha poi affermato di aver avuto “colloqui positivi” con il presidente Trump, anche se, ha poi aggiunto, “è assolutamente chiaro: il presidente Trump e il suo governo terranno il mondo in sospeso nei prossimi anni nel campo dell’energia e della politica climatica” così come nella politica commerciale, nella politica estera e nella sicurezza. “Il presidente Trump dice America first, e non c’è niente di sbagliato in questo, nel concentrarsi sugli interessi del proprio paese” ha poi chiuso Scholz, “lo facciamo tutti. Tuttavia, la cooperazione, una comprensione reciproca, è anche nell’interesse intrinseco di tutti”.
Sanchez, ‘guerra commerciale non è interesse di Ue e Usa
Il presidente del governo spagnolo, Pedro Sanchez, ha assicurato oggi che una guerra commerciale non è nell’interesse dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. “Condividiamo un forte legame transatlantico, le nostre economie sono molto interconnesse e credo che una guerra commerciale non sia nell’interesse né degli Stati Uniti né dell’Unione Europea”, ha detto Sanchez in un’intervista a margine del World Economic Forum di Davos. “Una guerra commerciale è una specie di gioco a somma zero. Dobbiamo concentrarci su come rafforzare la nostra relazione transatlantica, che ora è più importante che mai”, ha poi aggiunto. A una domanda sul commento fatto da Trump nello Studio Ovale sugli scarsi investimenti della Spagna nel settore della Difesa, il premier socialista ha replicato che Madrid è “impegnata” sull’obiettivo di raggiungere il 2% del Pil in spese in difesa entro il 2029. A fronte delle ultime stime Nato, secondo cui Madrid è stato l’alleato con la più bassa spesa in difesa nel 2024, pari al’1,28% del Pil, il capo dell’esecutivo iberico ha sottolineato l’importanza di centrarsi non solo sulla spesa, ma sulla partecipazione nelle missioni, “come fa l’esercito spagnolo in varie operazioni in maniera molto superiore alla media della Nato”. E ha infine, nell’evidenziare che la Spagna ha aumentato del 30% i suoi investimenti in nuove forniture militari ha concluso “siamo un socio affidabile”.
Presidente Panama: “il Canale non è stato un regalo degli Usa“
Il Canale di Panama non è stato “un regalo” degli Stati Uniti. Lo ha detto oggi a Davos il presidente del Paese, José Raul Mulino, dopo la minaccia del di Donald Trump di riprendere il controllo del canale anche attraverso l’uso militare. “Il Canale di Panama appartiene a Panama e continuerà ad appartenere a Panama. Il Canale di Panama non è una concessione o un regalo degli Stati Uniti”, ha specificato Mulino durante una tavola rotonda al World Economic Forum, assicurando che il suo Paese “non si farà distrarre da questo tipo di dichiarazioni”.
Ding, vice Premier cinese: una guerra dei dazi farebbe male a tutti
“Il protezionismo non porta da nessuna parte, le guerre commerciali non hanno vincitori”. Lo ha detto il vice-premier della Repubblica popolare cinese Ding XueXiang durante il suo discorso a Davos, nel corso del quale Ding ha più volte rievocato l’intervento che il presidente cinese Xi Jinping tenne a Davos nel 2017 a favore della globalizzazione: “dobbiamo promuovere insieme una globalizzazione economica inclusiva e risolvere con la cooperazione il disaccordo. La globalizzazione non è un meccanismo a somma zero dove una parte vince e l’altra perde”, aggiungendo che nel 2025 la Cina adotterà “politiche macroeconomiche per aumentare i consumi privati e gli investimenti aziendali anche attraverso una politica monetaria adeguata”.
WTO, con il mondo diviso a blocchi Pil in calo del 6,4%
“Se il commercio globale venisse diviso in blocchi geopolitici, la perdita secondo alcuni calcoli potrebbe essere pari al 6,4% del Pil globale, il che equivale a perdere il valore congiunto dell’economia del Giappone e della Corea del Sud”. Lo ha detto la direttrice dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), Ngozi Okonjo-Iweala, intervenendo a un panel al World Economic Forum a Davos. Secondo Okonjo-Iweala è “cruciale” mantenere le regole del multilateralismo che “fino ad oggi hanno funzionato bene e hanno permesso al commercio globale di rimanere resiliente sia pure in condizioni difficili”. Il mondo – ha spiegato – dovrebbe attraversare una fase di “re-globalizzazione per rimediare all’eccessiva dipendenza di certi settori o certe industrie da un numero ristrettissimo di paesi fornitori”.
WTO, con il mondo diviso a blocchi Pil in calo del 6,4%
Con gli Usa “saremo pragmatici, ma rimarremo sempre fedeli ai nostri principi. Proteggere i nostri interessi e sostenere i nostri valori: questo è il modo europeo”. Lo dice la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel suo discorso al Forum di Davos. “Nessun’altra economia al mondo” sottolinea, “è così integrata come noi” e gli Usa. Le aziende europee negli Stati Uniti impiegano 3,5 milioni di americani. E un altro milione di posti di lavoro americani dipendono direttamente dal commercio con l’Europa. Intere catene di approvvigionamento si estendono su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ad esempio, un aereo americano è costruito con sistemi di controllo e fibre di carbonio provenienti dall’Europa. E i medicinali americani sono realizzati con sostanze chimiche e strumenti di laboratorio che provengono dalla nostra sponda dell’Atlantico. Allo stesso tempo, l’Europa importa dagli Stati Uniti il doppio dei servizi digitali rispetto all’intera Asia-Pacifico. Di tutte le attività americane all’estero, due terzi sono in Europa. E gli Stati Uniti forniscono oltre il 50% del nostro Gnl. Il volume degli scambi tra di noi ammonta a 1,5 trilioni di euro, pari al 30% del commercio globale”. “La posta in gioco è alta per entrambe le parti” conclude von der Leyen, avvisando che la priorità dell’Ue sarà quella di “impegnarci tempestivamente, discutere interessi comuni ed essere pronti a negoziare”.
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