David Solomon, CEO di Goldman Sachs, ha mandato il mondo finanziario in delirio dichiarando che l’AI può scrivere il documento chiave per un’IPO, portandolo al 95% in pochi minuti. Un’affermazione che suona tanto ambiziosa quanto improbabile, più come un tentativo di terrorizzare i ben pagati banchieri e avvocati di Wall Street. Peccato che nessuno ci creda davvero. Non ancora, almeno.

Alan Denenberg, avvocato che ha lavorato sull’IPO di Reddit, è stato lapidario: “L’AI può fornire un buon punto di partenza, ma non molto di più.” Insomma, non esattamente materiale da prima serata. Serve ancora molto lavoro per rendere il linguaggio e lo stile adatti.” Traduzione: l’AI sa fare copia e incolla, ma non è ancora in grado di fare miracoli con il PowerPoint.

E poi c’è il dettaglio tecnico. “L’AI fa schifo con i numeri,” . Ma questa è solo una parte della storia. Solomon stesso ha chiarito che l’intelligenza artificiale è utile per le prime bozze, quelle da presentare ai clienti per strappare il mandato. La versione finale, quella destinata ai regolatori, resta ben ancorata al lavoro umano.

Certo, Solomon ha pescato nel mare delle mezze verità. La maggior parte di un prospetto è noiosa legalese riciclata. Qui l’AI eccelle: taglia, incolla e riformula in tempi record. Tuttavia, come ha saggiamente osservato Solomon, l’ultimo 5% – quello davvero importante – è tutta un’altra storia. È lì che entrano in gioco gli umani, per scrivere quella parte del prospetto che gli investitori leggono davvero. Esempi? Il prospetto che ha rivelato la condanna penale del CEO di Cerebras o quello di Instacart, che spiegava come l’IPO avrebbe permesso ai dipendenti di vendere azioni senza raccogliere troppo capitale.

Questi dettagli non emergono da un algoritmo, ma da settimane di discussioni e dibattiti tra consulenti e management. “Forse sono all’antica,” ha detto Denenberg, “ma credo che un prospetto debba rappresentare una versione personale, sfumata, della strategia e della visione dell’azienda, non un collage di disclosure dei concorrenti.”

L’altro lato della medaglia: Venture Capital diventa Private Equity

Mentre tutti si riempiono la bocca con l’AI, nel mondo del Venture Capital c’è un altro trend che avanza: l’evoluzione verso un modello da private equity. General Catalyst, per esempio, sta reinventando il mestiere. Non si limita a finanziare startup, ma crea conglomerati. Ha fondato Long Lake Management per comprare associazioni di proprietari di case e automatizzarne la gestione con l’AI. E questo è solo l’inizio.

Dai bug software alla contabilità, dai servizi legali agli ospedali, General Catalyst sta applicando strategie tipiche del private equity su larga scala. Un tempo era un fondo VC boutique, oggi è difficile anche definirlo. “Non saprei neanche come chiamarlo”,

Goldman Sachs potrà anche sbandierare la sua “AI generativa” e promettere che i prospetti IPO saranno scritti in pochi minuti, ma la verità è che ci vorrà ancora tempo prima che l’AI conquisti Wall Street. Nel frattempo, i venture capitalist stanno trasformando il loro modello di business, dimostrando che l’unico vero motore dell’innovazione è la capacità umana di reinventarsi. E forse un pizzico di sano scetticismo.