Il Washington Post ha riportato che Google ha fornito tecnologie di intelligenza artificiale direttamente al Ministero della Difesa israeliano e alle Forze di Difesa Israeliane (IDF), un’operazione parte del contratto di cloud computing Project Nimbus, condiviso anche con Amazon. Questo accordo ha generato polemiche interne, con proteste da parte dei dipendenti di Google che lo scorso anno hanno portato al licenziamento di circa 50 lavoratori coinvolti nella contestazione.
Secondo i messaggi esaminati dal Post, alcuni dipendenti di Google avrebbero discusso l’urgenza di concedere all’esercito israeliano l’accesso a Vertex, una piattaforma di AI progettata per grandi organizzazioni, e alla tecnologia Gemini AI. Un messaggio interno evidenziava il rischio che l’esercito israeliano potesse rivolgersi ai servizi di Amazon qualora Google non avesse fornito rapidamente l’accesso richiesto. Tuttavia, non è chiaro in che modo queste capacità di intelligenza artificiale siano state utilizzate in pratica. Un portavoce di Google ha rifiutato di commentare il contenuto del report del Washington Post.
La collaborazione tra Google e l’esercito israeliano risale a poco dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e si estende fino a novembre 2024. Questa vicenda solleva interrogativi sul ruolo delle grandi aziende tecnologiche in contesti geopolitici e militari delicati, evidenziando le implicazioni etiche legate all’uso delle tecnologie avanzate, in particolare dell’intelligenza artificiale, nelle strategie militari e nella sorveglianza moderna.