“L’hype su Twitter è completamente fuori controllo”, ha scritto Sam Altman su X, il 20 gennaio 2025, cercando di spegnere le aspettative gonfiate dagli ultimi mesi di dichiarazioni enigmatiche e previsioni audaci riguardo al modello più recente di OpenAI, l’o3. “Non lanceremo AGI il mese prossimo, e non l’abbiamo nemmeno costruita.”
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[Please] chill and cut your expectations 100x!”
Questo richiamo alla calma è arrivato dopo settimane di rumor in cui Altman aveva alimentato l’immaginario collettivo con visioni avveniristiche. Nel suo ultimo post sul blog, pubblicato il 5 gennaio, Altman aveva affermato che OpenAI era ormai certa di sapere come costruire una AGI (Artificial General Intelligence) e che già nel 2025 avremmo visto agenti AI entrare nella forza lavoro, rivoluzionando la produttività aziendale. “Riteniamo che in pochi migliaia di giorni potrebbero emergere strumenti di superintelligenza,” aveva aggiunto.
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Le parole di Altman avevano scatenato una frenesia tra gli esperti e gli appassionati di intelligenza artificiale. Molti, tuttavia, hanno criticato la vaghezza del linguaggio utilizzato per descrivere concetti così complessi. Per esempio, Humayun Sheikh, CEO di Fetch.ai, ha sottolineato come il concetto stesso di AGI sia ancora nebuloso: “L’AGI non ha ancora raggiunto un livello di vera sentienza, e non credo che ciò avverrà nel breve termine.”
Non è la prima volta che Altman si trova a dover ridimensionare le sue stesse affermazioni. Un episodio simile si era verificato dopo il lancio di GPT-4o, quando l’entusiasmo iniziale aveva lasciato spazio alla frustrazione per prestazioni definite da lui stesso “imbarazzanti”. Questo schema è ormai un leitmotiv che non passa inosservato nella comunità tecnologica: Altman infiamma l’immaginazione per poi raffreddare gli animi.
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In un suo recente tweet, Altman stesso ha ironizzato sulla ciclicità delle reazioni agli avanzamenti tecnologici: dall’euforia iniziale, alla noia, fino alla critica incessante, tutto nell’arco di poche ore. Ma dietro l’apparente scherzo si cela una verità più profonda: le aspettative sul futuro dell’intelligenza artificiale non solo superano le reali capacità dei modelli attuali, ma evidenziano anche un rapporto problematico tra innovazione e percezione pubblica.
Nonostante il brusco ridimensionamento delle aspettative, Altman ha comunque lasciato intendere che OpenAI ha “cose molto interessanti” in arrivo. Tra queste, una versione ridotta del modello o3, chiamata o3 mini, che potrebbe essere rilasciata nelle prossime settimane. Tuttavia, non aspettatevi un modello capace di superare il test di Turing o di rivoluzionare il mondo.
Resta da vedere se l’o3 sarà davvero all’altezza di tanto clamore o se si rivelerà un’altra promessa gonfiata da uno dei CEO più enigmatici e discussi del panorama tecnologico. Intanto, il pubblico continua a oscillare tra sogni di superintelligenza e l’inevitabile risveglio alla realtà.