L’edizione del World Economic Forum che inizia oggi a Davos, si preannuncia sotto il segno delle tensioni geopolitiche e commerciali. Al centro dei riflettori c’è, ovviamente, Donald Trump, che interverrà in video il 23 gennaio, appena tre giorni dopo il suo secondo insediamento alla Casa Bianca. La sua retorica protezionista e le minacce di nuovi dazi sollevano preoccupazioni globali, con il rischio di un’intensificazione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e il coinvolgimento di altri Paesi.
Un clima di incertezza globale
Gli economisti del Wef avvertono che l’attuale clima geopolitico potrebbe aggravare il rallentamento della crescita mondiale. Il rapporto Chief Economists Outlook lancia un segnale d’allarme: nove economisti su dieci prevedono un’escalation di tensioni commerciali tra Usa e Cina, con un 68% che si aspetta un’estensione del conflitto ad altre nazioni. Questo scenario, avvertono, rischia di tradursi in un’ondata di dazi, sanzioni e misure protezionistiche, colpendo anche il settore dei servizi.
La Cina è già in fermento: le vendite di iPhone nel Paese sono crollate del 25% nel quarto trimestre del 2024, mentre i produttori di auto cinesi criticano le restrizioni statunitensi sui software e le auto connesse Made in China. Intanto, Pechino minaccia ritorsioni contro le accuse mosse da esponenti vicini a Trump, come il senatore Marco Rubio, che ha definito la Cina “un pericolo globale”.
Le ripercussioni per l’Europa
L’Europa, tradizionale sostenitrice del libero commercio, si prepara a rispondere a possibili azioni protezionistiche degli Stati Uniti. Manfred Weber, leader del Partito Popolare Europeo, ha avvertito che il Vecchio Continente non resterà in silenzio di fronte a una guerra dei dazi. Tuttavia, l’economia europea rimane fragile: la crescita della zona euro è prevista al ribasso, con S&P che stima per l’Italia un modesto +0,5% nel 2024 e +0,9% nel 2025. La fiducia di consumatori e imprese resta bassa, mentre il mercato del lavoro è a rischio di regressione.
Il ritorno di Trump e l’ombra delle sue politiche
L’approccio transattivo e imprevedibile di Trump, già sperimentato nelle sue precedenti presidenze, potrebbe segnare un’ulteriore svolta nelle relazioni economiche globali. Nel 2018 il tycoon aveva rilanciato lo slogan America First a Davos, mentre nel 2020 aveva attaccato i “profeti di sventura” del cambiamento climatico. Quest’anno, gli osservatori temono che le sue politiche possano portare a nuovi conflitti commerciali e geopolitici.
Il ruolo di Davos
Davos, simbolo della cooperazione globale e del commercio aperto, si trova a fare i conti con un mondo sempre più frammentato. I temi al centro delle discussioni includeranno le sfide climatiche, la regolamentazione della tecnologia e il futuro delle relazioni commerciali. Quel che è certo è che, in un contesto di crescente incertezza, le risposte alle sfide globali dipenderanno dalla volontà dei leader di trovare compromessi, in un mondo che appare essere sempre più diviso.
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