Ebbene sì, mentre noi comuni mortali ci preoccupiamo se il nostro avvocato risponderà mai alla nostra mail sulla causa contro il vicino rumoroso, Sequoia Capital si dedica a riscrivere il futuro del diritto con una scommessa miliardaria su Harvey. E no, non parliamo del coniglio immaginario, ma di una startup che promette di fare per gli avvocati ciò che Netflix ha fatto per i DVD: renderli obsoleti. O quasi.

Harvey, l’astro nascente dell’intelligenza artificiale legale, sta cercando di raccogliere 300 milioni di dollari con una valutazione che fa girare la testa: 3 miliardi. Un numero che non solo dà i brividi ma che, come dicono gli esperti, ha tutto a che vedere con i ricavi stratosferici che la startup sta macinando. Parliamo di un fatturato ricorrente annuale che ha saltato dai 10 milioni dell’anno scorso ai 50 milioni attuali. Insomma, roba da far impallidire i concorrenti.

Aspetta un attimo. Siamo in un dramma giudiziario o in un episodio di Ai confini della realtà? Perché la storia non di uno, ma di due startup di intelligenza artificiale legale chiamate Harvey, entrambe collegate a un Winston, sembra meno una coincidenza e più l’inizio di un elaborato mistero giudiziario. E se questo non bastasse per attivare i sensori dell’intrigo legale, una di queste Harveys sembra essere sparita nel nulla da un giorno all’altro. Puff. Svanita. E ora, immagina un sottofondo musicale inquietante.

Un secondo Harvey? E perché si chiama Winston?

Eppure, proprio ieri, un’altra curiosa svolta. È emerso un secondo prodotto legale chiamato Harvey, anch’esso descritto come un avvocato AI. Come se non bastasse, il titolo della pagina e la descrizione nei metadata non si riferivano a “Harvey, avvocato AI”, ma a “Winston, avvocato AI”. Sì, proprio il nome di uno dei fondatori del primo Harvey.

Coincidenza? Tributo? O qualcosa di più oscuro? Le domande si accavallano. Chi è il secondo Harvey, e perché utilizza il nome Winston? E soprattutto, perché questo nuovo Harvey sembra essere sparito così rapidamente come è apparso?

Cosa rende Harvey così speciale per gli avvocati?

Se l’idea di un software che rimpiazzi un avvocato ti fa venire in mente un computer che urla “Obiezione!” in tribunale, sappi che la realtà è (per ora) meno teatrale ma più utile. Harvey è un’assistente legale potenziata dall’intelligenza artificiale che automatizza compiti come la redazione di contratti, la ricerca di precedenti legali e persino la consulenza personalizzata. Non sostituisce l’avvocato (per ora), ma gli toglie di dosso quelle fastidiose mansioni ripetitive che occupano metà della giornata.

E non è un caso che Harvey stia facendo breccia nei cuori – e nei budget – di colossi legali come KKR, PwC, Orrick e Lowenstein Sandler. Con un’intelligenza che sembra venire direttamente da un laboratorio segreto di Meta, grazie al co-fondatore Gabe Pereyra, e un pizzico di esperienza legale tradizionale dal co-fondatore Winston Weinberg, Harvey si presenta come la perfetta fusione tra tecnologia e diritto.

La decisione di Sequoia Capital di raddoppiare la propria scommessa su Harvey non è solo una questione di fede, ma di calcolo. In un panorama di startup dove l’IA genera molto clamore ma pochi dollari, Harvey rappresenta un’eccezione. Certo, con valutazioni pari a 60 volte i ricavi futuri, qualcuno potrebbe dire che siamo nel regno dell’azzardo puro, ma per Sequoia è un rischio calcolato.

Questo tipo di accordo, chiamato “round interno”, sta diventando la norma per le startup più promettenti. Gli investitori iniziali, come Sequoia o Thrive Capital, stanno raddoppiando le loro puntate senza far entrare nuovi giocatori. La logica? Se conosci il cavallo su cui stai scommettendo, perché rischiare di spartire il bottino con estranei? Non tutti, però, sono entusiasti di questa tendenza. Molti VC esclusi da questi accordi brontolano che le startup dovrebbero diversificare la loro base di investitori, ma per ora sembra che nessuno voglia ascoltarli.

Harvey non è sola in questa corsa all’oro legale. Startup come EvenUp e Scale AI stanno spingendo su soluzioni simili, ma è chiaro che il primo a raggiungere la massa critica di clienti vincerà. L’adozione è tutto, e con clienti di alto profilo già sulla lista, Harvey è ben posizionata per dominare.

In un panorama dove le startup AI generano più sogni che ricavi, Harvey sembra l’eccezione. Per chi è stanco di parcelle legali stratosferiche e risposte lente, forse c’è speranza. O, come direbbe Woody Allen, “Harvey è quel collega brillante che sa tutto e non si prende nemmeno il caffè; è irritante, ma lo ami lo stesso”.


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