In Italia, un caso simile potrebbe sollevare questioni legali sotto l’accusa di conflitto d’interessi o abuso di potere, ma negli Stati Uniti si muove in un contesto normativo e culturale diverso, dove la trasparenza e il potenziale rischio di corruzione rimangono centrali. L’attenzione si è recentemente focalizzata su importanti donazioni effettuate dai giganti della tecnologia per il fondo inaugurale del Presidente eletto Donald Trump. Elizabeth Warren e Michael Bennet, senatori democratici, hanno alzato la voce chiedendo spiegazioni dirette a colossi come Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft, OpenAI e Uber.

Secondo le lettere inviate ai CEO e ai consigli di amministrazione di queste aziende, i senatori sospettano che tali contributi abbiano il duplice obiettivo di “evitare controlli, limitare la regolamentazione e guadagnarsi favori” dall’amministrazione Trump. La questione è particolarmente delicata considerando che molte di queste aziende sono già sotto la lente di ingrandimento del governo per indagini antitrust e regolamentazioni.

Contributi Inusuali: Un Segnale di Opportunismo Politico?

Le cifre in gioco sono impressionanti: Google, Microsoft, Apple, Meta, Amazon e OpenAI hanno donato $1 milione ciascuno. A questi si aggiungono le contribuzioni di Uber e del suo CEO, Dara Khosrowshahi, per un totale di $2 milioni. Questi importi non solo superano nettamente le donazioni effettuate dalle stesse aziende per l’inaugurazione di Joe Biden nel 2021, ma sollevano anche domande sul perché questi colossi abbiano deciso di essere tanto generosi con Trump, soprattutto alla luce delle posizioni notoriamente critiche del Partito Democratico nei confronti del potere delle Big Tech.

Un confronto con i numeri del passato è illuminante. Durante l’inaugurazione di Biden, Uber ha contribuito con $1 milione, Microsoft con $500.000, Google con $337.500, Amazon con $276.509, mentre Apple ha donato una somma relativamente modesta di $43.200. Meta e OpenAI, in quell’occasione, non hanno versato nulla. Questo netto cambio di rotta ha spinto i senatori a interrogarsi sulle motivazioni dietro questi contributi straordinari, ipotizzando che i giganti tecnologici vedano nell’amministrazione Trump una possibilità di alleggerire il peso delle normative.

L’Impatto delle Regolamentazioni sotto Biden

L’amministrazione Biden ha messo sotto pressione i colossi tecnologici, avviando indagini antitrust e proponendo nuove regolamentazioni per limitare il monopolio e proteggere i consumatori. La Casa Bianca ha più volte avvertito dei rischi legati a un “complesso industriale tecnologico” che potrebbe minare il tessuto democratico e alimentare disuguaglianze economiche e sociali.

Non sorprende, quindi, che la transizione a un’amministrazione meno critica possa essere vista da Big Tech come un’opportunità per consolidare il proprio potere. In un tweet, Sam Altman, CEO di OpenAI, ha ironizzato sul fatto che contributi a favore dei democratici non hanno mai generato simili richieste di trasparenza, sottolineando un possibile doppio standard nel dibattito politico.

Warren e Bennet hanno chiesto chiarimenti sulle decisioni che hanno portato a questi contributi milionari. Vogliono sapere quali discussioni interne si siano tenute e se i donatori abbiano considerato il rischio di apparire come promotori di un’influenza indebita. La deadline per fornire una risposta è fissata al 30 gennaio 2025.

Questo episodio sottolinea come il rapporto tra politica e industria tecnologica negli Stati Uniti stia diventando sempre più complesso e osservato. La pressione per garantire trasparenza e limitare l’influenza del denaro nel sistema