«Allora, parliamoci chiaro: Mark Zuckerberg che va a lamentarsi da Joe Rogan per ore. No, sul serio, ore. Voglio dire, non so cosa sia più incredibile, che abbiano parlato così tanto o che ci sia qualcuno che riesce a reggere il tono di Zuckerberg per tutto quel tempo. E di cosa si lamentava? Beh, dice che il mondo aziendale è diventato “culturalmente neutralizzato”. Neutralizzato! Insomma, un’accusa forte, specialmente da uno che dirige una compagnia famosa per aver neutralizzato noi, i suoi utenti, con algoritmi che ci mostrano gattini e fake news nello stesso feed. Ma magari è solo ironico, chissà.

Poi, parla di come “l’energia maschile è buona” e di come la cultura aziendale stia cercando di allontanarsene. Certo, Mark, perché quando penso a Facebook, pardon, Meta, la prima immagine che mi viene in mente è un campo di rugby pieno di programmatori sudati che scrivono codice urlando “FORZA MASCHI!”. E poi vai a vedere, e sono tutti in stanze climatizzate, con magliette grigie e posture da nerd annoiati. Ma no, Mark ci vuole virili. Probabilmente vuole che ci picchiamo per chi ha più follower su Instagram.

E poi arriva il pezzo forte: critica l’amministrazione Biden perché durante la pandemia “urlavano e imprecavano” con Meta sui post sul Covid. Beh, certo, io capisco Biden. Se avessi avuto un virus che mi girava intorno e Facebook che decideva cosa è vero e cosa è falso, avrei fatto la stessa cosa. Forse avrei anche alzato un cartello con scritto “BASTA!”, così, giusto per enfatizzare il concetto. Però, onestamente, non è che Meta stesse cercando di curare il mondo. Al massimo, cercavano di non perdere troppi inserzionisti.

E giusto per non farsi mancare nulla, Zuckerberg ha deciso che basta con il fact-checking, con la diversità, con l’inclusione. Perché? Perché, evidentemente, questi sono i veri ostacoli alla crescita di una multinazionale che ha già conquistato il pianeta. Immaginate che bello: un mondo senza diversità, ma pieno di energia maschile. Una specie di palestra infinita gestita da un algoritmo.

E poi la stoccata ad Apple: “Non inventano nulla di grande da un po’”. Insomma, Steve Jobs ci ha dato l’iPhone e adesso, vent’anni dopo, Tim Cook sta lì seduto sopra. Ma voglio dire, Mark, nemmeno tu hai inventato molto di recente. Cioè, il tuo grande progetto è il Metaverso. Un posto dove possiamo comprare vestiti virtuali, vivere in una realtà che sembra un videogioco degli anni ’90 e, se ci va bene, incontrare un avatar che ci vende NFT. Non proprio la scoperta della ruota, diciamolo.

Alla fine, tutto questo mi fa pensare. Zuckerberg ha ragione su una cosa: il mondo è cambiato. Ma non perché manchi energia maschile. È cambiato perché passiamo più tempo a lamentarci nei podcast che a fare qualsiasi altra cosa. O forse sono io che sono troppo vecchio per questa roba.»


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