Non lo avremmo mai creduto, la Corte Suprema, che si fa un bel caffè e decide del futuro di TikTok come se niente fosse. Venerdì scorso, il tribunale ha lanciato quella che potremmo definire una sentenza storica (per usare un eufemismo) sulla libertà di parola, la sicurezza nazionale e i social media. La questione? Se una legge che potrebbe vietare TikTok negli Stati Uniti debba essere approvata. Spoiler: sembra che TikTok stia per fare una bella figuraccia.
I giudici, con la stessa grazia di chi ha appena scoperto un bug in un’app, hanno smontato l’argomento di TikTok che la legge stesse infrangendo la sua libertà di parola, quella stessa libertà che, ricordiamo, dovrebbe valere per i 170 milioni di utenti statunitensi che, probabilmente, si stanno ancora chiedendo come mai non possano fare a meno di scrollare. Ma la vera domanda, secondo la Corte, è: “Perché TikTok non può semplicemente vendere la sua anima, o almeno la sua parte cinese (ByteDance)?” L’avvocato di TikTok, Noel Francisco, ha tentato di difendersi dicendo che vendere sarebbe “estremamente difficile” (cosa che suona come una scusa da appassionato di videogiochi che non vuole svendere la sua console), ma i giudici non si sono lasciati impressionare.
La vera chicca arriva quando il presidente della Corte Suprema, John Roberts, ha messo il dito nella piaga: “TikTok, la tua società è cinese, quindi non importa quanto ti sforzi a dire che sei ‘statunitense’. Il Congresso si preoccupa di cosa può fare la Cina con i tuoi dati e come può manipolare i contenuti.” Già, perché quando hai a che fare con la Cina, i dubbi sulla sicurezza nazionale non si risolvono semplicemente con un “ma noi siamo come Apple”.
Venerdì è stato il culmine dell’ultima battaglia legale di TikTok per evitare il divieto che dovrebbe entrare in vigore il 19 gennaio. Con un tempismo impeccabile, Francisco ha avvertito che, se non succede nulla, TikTok rischia di essere “oscurato” da quella data. Ohibò, uno dei fenomeni digitali più globalizzati potrebbe diventare invisibile in un battito di ciglia!
Nel frattempo, il governo degli Stati Uniti, rappresentato da Elizabeth Prelogar, si è fatto sentire: “Sì, TikTok può sopravvivere, ma solo se si separa da ByteDance”. E chi pensava che il Congresso fosse solo un teatrino di discussioni politiche non ha mai visto un gioco del pollo come questo, dove la Cina deve decidere se vendere TikTok prima della scadenza del 19 gennaio o rischiare che venga schiacciata dalla legge. Nulla di nuovo, giusto? Ma è pur sempre il destino di TikTok che si decide in una partita senza esclusione di colpi.
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