Con l’elezione di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti, la Groenlandia, un’isola danese situata tra l’Atlantico del Nord e il mare Artico – di cui generalmente si parla molto poco – è tornata ad essere un tema di grandissima attualità. Trump ha infatti fatto presente che “per la sicurezza nazionale e la libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta” non escludendo l’uso della forza per il raggiungimento di questo obiettivo. La dichiarazione, che molti hanno preso come una delle solite provocazioni del tycoon, ha un suo significato ben più profondo se letta all’interno dell’attuale contesto geopolitico. L’attenzione del nuovo Presidente degli Stati Uniti non riguarda solo le risorse minerarie dell’isola e gli immensi giacimenti di petrolio e gas non ancora sfruttati, quanto il ruolo strategico che la Groenlandia occupa nell’equilibrio delle rotte commerciali artiche, dove stanno entrando due giocatori di peso e ingombranti, come la Russia e la Cina.
Proprio nella regione Artica quindi, grazie al cambiamento climatico, si aprono scenari inediti (e contesi) tra Russia, Cina e Stati Uniti, destinati ad influenzare i commerci globali, le ambizioni delle superpotenze e, anche, il possibile contributo delle tecnologie emergenti come l’Intelligenza Artificiale.
Le Considerazioni Geopolitiche
Il riscaldamento globale sta ridisegnando le mappe del commercio marittimo. L’Artico, un tempo impraticabile per via dei ghiacci, offre oggi una rotta alternativa a quella di Suez. Si tratta della La Rotta Artica o Rotta del Nord, al momento gestita e militarizzata dalla Russia, che promette collegamenti più rapidi e meno costosi tra l’Asia e l’Europa.
Grazie a questa nuova rotta, un container dal porto Shenzhen a quello di Amburgo potrebbe impiegare solo 23 giorni, contro i 34 di Suez o i 48 richiesti per circumnavigare l’Africa. Molte compagnie infatti hanno già valutato o stanno valutando la possibilità di avviare le operazioni con rotte in transito al largo del Capo di Buona Speranza a causa dell’escalation delle tensioni in Medio Oriente e della minaccia rappresentata dagli Houthi per il commercio via mare al largo delle coste dello Yemen nello Stretto di Bab El-Mandeb.
Di fronte a questo scenario quindi è comprensibile come la Rotta Artica assuma un’importanza straordinaria per il futuro dei commerci internazionali, tant’è che Mosca, forte del fatto che l’intera rotta si trova in acque all’interno della zona economica esclusiva russa, già nel 2020, ha emanato una regolamentazione che prevede l’obbligatorietà del permesso russo per il transito, in palese violazione, peraltro, delle normative Onu.
Se, infatti, l’articolo 234 della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare del 1982, ha dato la possibilità ai Paesi artici di regolare il traffico marittimo della rotta, con la possibilità di imporre dei pedaggi alle navi straniere che dovessero percorrere queste rotte, questa possibilità è prevista a condizione che la rotta resti ghiacciata per la maggior parte dell’anno, come di fato è avvenuto fino ad ora.
Qualora però, come si andrebbe delinenando il prossimo futuro con lo scioglimento dei ghiacci, la Rotta Artica non fosse ghiacciata per più di 6 mesi l’anno, l’articolo appena citato della Convenzione Onu sul Diritto del Mare verrebbe a decadere automaticamente e i Paesi che si affacciano sull’Artico non avrebbero quindi, in teoria o almeno in base alle leggi internazionali, alcuna possibilità di bloccare il passaggio o imporre pedaggi.
Questa circostanza, l’apertura per tutto l’anno della Rotta Artica, sarebbe quindi in grado di rafforzare la posizione strategica russa e porrebbe in una situazione di dipendenza le flotte commerciali degli altri Paesi ad esclusione forse della Cina con la quale Mosca ha firmato, proprio in questi giorni, un memorandum non solo per sviluppare le rotte di navigazione nell’Artico ma anche per sviluppare congiuntamente gli immensi giacimenti di petrolio e gas che si trovano sotto il permafrost russo e promuovere la cooperazione nei settori della tecnologia, dell’economia digitale e dell’Intelligenza Artificiale (dove Mosca è rimasta indietro).
Se questo è lo scenario, è del tutto evidente che la Groenlandia, rappresenti, per gli USA un asset strategico. Controllare quest’isola significherebbe per Washington non solo ostacolare le ambizioni russe e cinesi, ma anche garantire il presidio della rotta artica occidentale e delle risorse naturali locali (in primis uranio e terre rare) che, per inciso, fanno gola anche alla Cina. Non sorprende quindi che Donald Trump abbia rinnovato l’interesse storico degli USA per l’acquisto dell’isola, già tentato prima nel 1867 e poi nel 1946.
Le implicazioni economiche e tecnologiche
La militarizzazione della rotta artica da parte della Russia e il suo utilizzo esclusivo per il commercio sino-russo potrebbero stravolgere le economie mature europee e nordamericane. Ma il controllo della Groenlandia offre agli USA una possibilità di bilanciamento, non solo per bloccare le ambizioni sino-russe, ma anche per promuovere un commercio più libero nella regione.
Della cosa sembra essersi accorta anche la Danimarca che, dopo una prima reazione tra lo sdegnato e lo stizzito alle dichiarazioni di Trump, ha mandato un messaggio al Presidente nel quale in buona sostanza esprime la propria disponibilità a discutere con gli USA su come rafforzare la sicurezza della Groenlandia anche attraverso un aumento della presenza militare statunitense nell’isola.
In questo scenario, l’AI può giocare un ruolo cruciale. La logistica delle rotte artiche richiede tecnologie avanzate per affrontare le condizioni climatiche estreme e ottimizzare i flussi commerciali. Sistemi di navigazione supportati dall’AI, previsioni meteorologiche basate su big data e analisi predittive possono migliorare l’efficienza e la sicurezza delle operazioni. Ma c’è anche dell’altro. Alla luce delle crescenti tensioni geopolitiche tra i blocchi, va rilevato che, algoritmi avanzati potrebbero monitorare e prevedere eventuali minacce russe, monitorando le attività navali della flotta sovietica o rilevando tempestivamente eventuali lanci missilistici e contribuendo, quindi, al contenimento del ruolo di Mosca nell’Atlantico settentrionale.
Scenario Futuro
Il futuro dell’Artico rappresenta un nodo strategico nella competizione tra superpotenze. Se gli Stati Uniti riuscissero a consolidare la loro presenza in Groenlandia, potrebbero influenzare significativamente il commercio globale e contenere l’asse sino-russo anche se, le sfide restano enormi da entrambi i fronti, visti gli investimenti massicci necessari per costruire e mantenere le infrastrutture nell’Artico a cui però la Russia potrebbe far fronte grazie all’apporto di Pechino.
Quello che è certo è che l’Europa, in questo scenario, rischia di diventare, ancora una volta, uno spettatore passivo, schiacciata tra la dipendenza energetica dalla Russia, dalla competizione economica con la Cina e dalla dipendenza dagli USA per la difesa. Da questo punto di vista occorrerebbe valutare un maggiore coinvolgimento europeo con l’obiettivo di riequilibrare le dinamiche, attraverso partnership strategiche con gli Stati Uniti e un’azione più incisiva di investimento nelle tecnologie emergenti.
In buona sostanza quindi, le rivendicazioni di Donald Trump nei confronti della Groenlandia non sono un “capriccio” di un personaggio sui generis, ma il riflesso di una partita geopolitica ben più ampia. Il futuro delle rotte commerciali artiche rappresenta un tassello chiave nel mosaico del commercio globale e del controllo delle risorse energetiche. Anche in questo contesto, ancora una volta, l’Intelligenza Artificiale, con le sue capacità di ottimizzazione e analisi, può diventare quindi elemento abilitante di questo nuovo equilibrio. Occorrerà vedere, da questo punto di vista, quale potrà essere la volontà politica dell’Europa nel recuperare la propria azione nell’attuale contesto internazionale, anche se, un po’ per la debolezza dell’attuale Commissione von der Leyen bis, un po’ per l’instabilità politica interna nei due Paesi guida dell’Europa, Francia e Germania, la questione rimane particolarmente complessa.
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