Arm Holdings, la rinomata azienda britannica specializzata nella progettazione di chip, sta valutando l’acquisizione di Ampere Computing, una società californiana sostenuta da Oracle. Secondo fonti vicine alla vicenda, le trattative sono in corso, ma non vi è certezza che l’accordo venga finalizzato.
Ampere Computing, fondata da Renee James, ex presidente di Intel, utilizza la tecnologia di Arm per sviluppare chip di elaborazione centrale (CPU) ad alta efficienza energetica. Questi chip sono utilizzati da aziende di rilievo come Oracle e Google. La società ha attirato l’interesse di Arm mentre esplorava opzioni strategiche, assistita da un consulente finanziario.
L’acquisizione di Ampere Computing da parte di Arm rappresenterebbe un passo significativo nella strategia di Arm di espandere la propria presenza nel mercato dei server e dei data center, settori in cui Ampere ha già una solida posizione. Tuttavia, le trattative sono ancora in fase preliminare e potrebbero non concretizzarsi.
In un contesto più ampio, l’industria dei semiconduttori sta vivendo una fase di consolidamento, con aziende che cercano di rafforzare le proprie posizioni attraverso acquisizioni strategiche. L’interesse di Arm per Ampere Computing evidenzia la crescente competizione nel settore, soprattutto nel segmento dei chip per data center, dominato da attori come NVIDIA.
L’amministrazione Biden sta finalizzando nuove restrizioni all’esportazione di microchip per l’intelligenza artificiale, che interesseranno aziende come Nvidia e Advanced Micro Devices (AMD). Queste misure mirano a limitare l’accesso a chip avanzati utilizzati nei data center, applicandosi alla maggior parte dei paesi.
Le nuove regolamentazioni introdurranno tre livelli di restrizioni: accesso illimitato per i principali alleati degli Stati Uniti, blocco totale per alcuni paesi e limiti specifici per altri. I paesi potranno aumentare i propri limiti di esportazione aderendo a determinati standard di sicurezza e diritti umani. Nvidia ha espresso opposizione a questa politica, sostenendo che potrebbe minacciare la crescita economica e la leadership statunitense.