L’inizio del nuovo anno è l’occasione per fermarsi a riflettere su quelle che potranno essere le evoluzioni della tecnologia e dell’innovazione digitale che caratterizzeranno il 2025 e quale impatto queste trasformazioni, guidate dall’Intelligenza Artificiale, potranno avere sui diversi settori dell’economia.
Quello che ci proponiamo con AI Vision 2025 è di esaminare in che modo l’Intelligenza Artificiale potrà rivoluzionare il business e quali saranno le tendenze e le applicazioni che si affermeranno nel corso del nuovo anno. Cercheremo di comprendere l’impatto che potranno avere sul settore manifatturiero, su quello dei servizi finanziari e assicurativi, sul modo del retail come su quello dell’agricoltura. Analizzeremo inoltre quali impatti potrà aver l’applicazione dell’AI nel garantire la sostenibilità, nell’affrontare le sfide energetiche che ci aspettano, come pure temi che ci toccano da vicino, nella nostra vita quotidiana in città, con una riflessione sulle soluzioni di mobilità intelligente all’interno di una più ampia cornice di analisi dedicata alle smart city. Il tutto senza tralasciare anche aspetti critici, come possono essere i temi legati alla cybersecurity e alle nuove sfide che l’AI pone in ambito militare (ed etico) anche alle luce delle crescenti tensioni geopolitiche tra i diversi blocchi che ci stanno riportando indietro ad un clima da guerra fredda che pensavamo superato.
L’obiettivo non è tanto quello di offrire una bussola su cui orientarsi, quanto quello di fornire degli insight che possano aiutare a comprendere meglio la realtà che ci circonda, prendendo in considerazione le sfide ma soprattutto evidenziando le opportunità che le nuove tecnologie ci offrono quando sono correttamente applicate ai vari settori dell’economia.
Senza tralasciare un dato di fondo di grande importanza: il 2025 sarà infatti l’anno nel quale le aziende dovranno iniziare a concentrarsi sui ritorni tangibili in termini di business e quindi sui risultati economici degli investimenti fatti. Questo vuol dire che si dovranno introdurre criteri di misurabilità specifici legati all’innovazione e che gli investimenti fatti sull’adozione e sull’integrazione dell’Intelligenza Artificiale in azienda dovranno adeguarsi, tra le altre cose, a meccanismi di governance che siano in grado di garantire e tutelare l’azienda in termini di compliance.
Il tema della sicurezza diventerà da questo punto di vista sempre più importante, non solo per proteggere i dati sensibili ma anche per garantire l’integrità delle operazioni aziendali. Le aziende dovranno adottare soluzioni avanzate di cybersecurity per difendersi da minacce sempre più sofisticate. Questo comporterà l’adozione di tecnologie come appunto l’AI per il rilevamento delle anomalie, il monitoraggio continuo delle reti e la protezione proattiva contro gli attacchi informatici. Inoltre, con l’aumento dell’interconnessione tra dispositivi e sistemi, sarà fondamentale adottare un approccio olistico alla sicurezza, integrando misure preventive, di investigazione e reattive.
In questo contesto, la formazione continua del personale all’interno delle organizzazioni sarà cruciale. I dipendenti dovranno essere costantemente aggiornati sulle nuove minacce e sulle migliori pratiche di sicurezza, rendendo la sicurezza informatica una responsabilità condivisa a tutti i livelli dell’organizzazione. La combinazione di tecnologie avanzate e una cultura aziendale orientata alla sicurezza permetterà alle aziende di affrontare le sfide del futuro in modo più efficace, proteggendo sia i loro asset digitali sia la loro reputazione sul mercato.
Potremo inoltre aspettarci non tanto un abbandono degli LLM di grandi dimensioni quanto un sempre maggiore sviluppo di modelli linguistici specializzati e specifici non solo a livello di settore ma anche in ottica di Private AI, focalizzati quindi sulle specifiche esigenze aziendali.
A livello globale poi, la speranza è che la sempre maggiore adozione di strumenti di AI nei vari settori possa portare ad ottenere dei miglioramenti significativi dal punto di vista dell’efficienza, della sostenibilità e dell’impatto ambientale, ottimizzando il consumo di energia e diminuendo l’impronta carbonica dei sistemi.
L’AI generativa continuerà inoltre a rivoluzionare il mondo della salute, consentendo diagnosi più precise, trattamenti personalizzati e una gestione più efficiente delle risorse sanitarie. Le capacità avanzate di analisi dei dati permetteranno di individuare pattern e tendenze che erano in precedenza invisibili, migliorando la prevenzione delle malattie e la risposta ai trattamenti. Questo progresso sarà accompagnato dalla necessità di garantire l’accesso ai dati e la trasparenza sull’uso degli stessi nel rispetto delle normative legate alla privacy.
Da questo punto di vista va osservato come il successo non dipenda solo dal disporre dei dati, ma che questi siano puliti, affidabili, completi, e che vengano gestiti in modo sicuro e conforme. Ecco quindi che l’adozione di una strategia più ampia relativa ai management dei dati aprirà grandi opportunità per la data science e l’apprendimento automatico all’interno delle aziende, stimolando l’intero settore ad accelerare il percorso verso l’adozione di tecnologie basati su sistemi di AI. Le data clean room inoltre favoriranno nuove forme di collaborazione e analisi nell’ecosistema, facilitando la condivisione sicura dei dati e sbloccando nuovi insight. Il che obbligherà le aziende ad investire non solo nelle tecnologie di raccolta e di analisi dei dati, ma anche nelle infrastrutture di sicurezza e governance per garantire che i dati siano utilizzati in modo etico e responsabile.
In questo contesto, infatti, la capacità di trasformare i dati grezzi in informazioni utili diventerà un fattore critico di successo. Le organizzazioni che riusciranno a sviluppare efficacemente queste strategie saranno in grado di ottenere un vantaggio competitivo significativo, migliorando la loro efficienza operativa e offrendo prodotti e servizi di maggior valore.
C’è poi il tema dell’upskilling. L’adozione sempre più massiccia dell’AI all’interno delle organizzazioni trasformerà la forza lavoro nei vari settori, obbligando HR e gli stessi lavoratori ad aggiornare le proprie competenze professionali. Agli inizi degli anni duemila, con la prima esplosione di internet si parlava di skill shortage, per indicare la mancanza di competenze richieste da parte della forza lavoro per svolgere ruoli specifici richiesti in azienda. Oggi si parla di mismatch per indicare la mancata corrispondenza della domanda di lavoro da parte delle imprese con l’offerta da parte dei lavoratori. Il tema è sempre quello. Occorre mettere in piedi un meccanismo di aggiornamento costante delle competenze professionali dei lavoratori, con un patto che leghi insieme il mondo della scuola e dell’università con quello delle imprese.
L’augurio è quello che il 2025 possa essere l’anno in cui le organizzazioni saranno in grado di adottare in pieno il potenziale trasformativo dell’AI superando la fase di sperimentazione se non addirittura quella della diffidenza, tipica di un certo management con approccio luddista che si ostina a non vedere il cambiamento che è, ormai, sotto gli occhi di tutti. Il rischio, come già diverse volte abbiamo visto in passato, è quello di portare l’azienda su un binario morto con la conseguenza che questa non avrà poi, di qui a qualche anno, più alcuna prospettiva di crescita e sviluppo davanti a se.
Ecco, se esiste un rischio per l’occupazione non è tanto dovuto dall’ingresso dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro quanto nell’incapacità del management nel cogliere le nuove sfide poste dall’innovazione e dalla trasformazione digitale.
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