L’Epifania si avvicina, e come ogni anno, l’attesa dei regali è una questione di entusiasmo misto a delusione, con bambini e adulti che si tuffano nei loro nuovi gadget tecnologici, senza mai pensare a quelli vecchi, ormai dimenticati in un angolo polveroso delle loro case. Quelli che fino a pochi anni fa sembravano gli oggetti del desiderio, ora giacciono senza valore, come vecchi vestiti abbandonati in fondo a un armadio. E se qualcuno potesse provare a raccontare una storia su quanto siano diventati irrilevanti, beh, sarebbe proprio un venture capitalist (VC), con il suo sguardo cinico che sa bene quanto sia veloce la curva del dimenticatoio in questo gioco di speculazioni.

Nel cuore pulsante della Silicon Valley, l’entusiasmo per le nuove tecnologie non smette mai di battere. In particolare, l’intelligenza artificiale sembra essere la star indiscussa degli ultimi due anni. Le startup dedicate a questa “meraviglia tecnologica” sono ora il nuovo giocattolo dei VC, che sembrano incapaci di resistere alla tentazione di scommettere su un futuro che potrebbe, chissà, rivoluzionare il mondo. Intelligenza artificiale per automatizzare codifica, servizio clienti, vendite… il mercato è invaso da una miriade di queste innovazioni che, forse, il prossimo Natale troveranno spazio sotto ogni albero.

Eppure, in mezzo a questa corsa al nuovo, ci sono tante vecchie glorie che ormai sono state messe in soffitta. Proptech, fintech, edtech, telemedicina, e-commerce… tutti settori che un tempo avevano conquistato i cuori degli investitori, ma che ora sembrano essersi fermati, come giochi rotti dimenticati in un angolo. La verità, purtroppo, è che la spinta verso l’innovazione e l’eccitazione per il nuovo non lascia spazio a una riflessione sul fatto che non tutte le startup sono destinate a decollare.

Un vecchio investitore, il tipo che potresti immaginare seduto a un tavolino di un caffè fumante, mi ha detto l’altra settimana che “le aziende che non funzionano non ricevono alcuna attenzione dagli investitori”. È un dato di fatto, una realtà crudele che i venture capitalist, abituati a giocare con i numeri, sembrano accettare come un dogma. Perché il loro obiettivo, alla fine, è uno solo: trovare la prossima grande novità, quella che cambierà tutto. E il resto? La polvere. La spazzatura che si accumula nelle soffitte delle loro acquisizioni.

E se parliamo di giochi in grande, chi potrebbe mai dimenticare Masayoshi Son, di cui tanto abbiamo scritto nel 2024, il protagonista di questa commedia fatta di investimenti e fallimenti, che ha impresso il suo marchio con il Vision Fund da 100 miliardi di dollari? Certo, il suo approccio, che potremmo chiamare “spray and pray“, non è andato sempre come sperato. WeWork, Katerra, Brandless… e tante altre storie di fallimenti fragorosi che hanno costellato il suo cammino. La Silicon Valley è piena di queste storie, e il ritmo non si ferma mai. Son ha deciso di deviare dal suo Vision Fund per concentrarsi su qualcosa che potrebbe dare più frutti: la progettazione di chip, con il colosso Arm. Una mossa che sembra averlo salvato dalla spirale discendente delle sue scommesse sbagliate.

Eppure, mentre l’attenzione dei capitalisti di rischio si concentra sempre più sull’intelligenza artificiale, è importante guardare al resto del portafoglio. SoftBank detiene ancora quote in aziende come Revolut e ByteDance, con la speranza che queste possano fruttare nel tempo, soprattutto se TikTok riesce a superare le sue problematiche politiche. Ma sono pochi i veri successi, e molti altri sono semplici ombre di ciò che avrebbero potuto essere.

La realtà è che, mentre l’AI sembra attrarre sempre più attenzione, le startup che un tempo sembravano promettenti rischiano di venire dimenticate velocemente. Basta dare un’occhiata a inflection, Character.ai o Adept, che potrebbero già essere in soffitta tra qualche anno. Ma per ora, la festa continua, con l’entusiasmo che cresce e i fondi che circolano. OpenAI e le sue “12 giornate di Shipmas” continuano a far parlare di sé, ma chi può dire quanto durerà questa magia?

Nel frattempo, nel backstage del grande spettacolo tecnologico, i capitalisti di rischio sanno che non basta scommettere sul cavallo giusto. Le scommesse sbagliate, quelle che affondano, resteranno nell’ombra, dimenticate come quei vecchi regali di Natale che nessuno guarda più. Ma per ora, l’intelligenza artificiale sembra essere il nuovo oggetto del desiderio. E chissà, forse tra qualche anno troveremo qualche startup AI accanto a Tickle Me Elmo in soffitta, simbolo di una promessa svanita troppo in fretta.


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