Nonostante ci troviamo ancora nel cuore delle festività, la riflessione sui cambiamenti geopolitici, sulle implicazioni morali e sull’uso delle nuove tecnologie è inevitabile. Il mondo della politica internazionale, infatti, non si ferma mai, nemmeno quando le luci natalizie brillano nelle piazze. I recenti sviluppi legati all’intelligenza artificiale nell’ambito delle operazioni militari, in particolare con le Forze di Difesa Israeliane (IDF), rappresentano una delle questioni più complesse e urgenti da analizzare, sia dal punto di vista tecnologico che geopolitico.

Il caso di Gaza è emblematico di come l’integrazione di tecnologie avanzate possa ridefinire i confini dell’etica e della legalità nelle operazioni militari. Le decisioni legate all’uso dell’IA in guerra sollevano interrogativi che non possono essere ignorati, perché toccano aspetti fondamentali della sicurezza, dei diritti umani e delle responsabilità internazionali.

In un mondo sempre più interconnesso e tecnologicamente avanzato, come è giusto che si evolva la nostra percezione della guerra? Cosa implica l’adozione di tecnologie come il machine learning e l’automazione per la responsabilità politica e per la legittimità degli attacchi? E come si conciliano le esigenze di sicurezza con la tutela dei diritti umani in contesti di conflitto sempre più complessi e dinamici?

Anche se la pausa festiva ci offre un’opportunità di riflessione, i temi di sicurezza globale e geopolitica sono questioni che richiedono un’attenzione immediata. Mentre il mondo si riprende dalle festività, è importante tenere presente come gli sviluppi tecnologici influenzano il nostro futuro comune, e come nazioni, alleanze e gruppi più piccoli possano muoversi in un panorama sempre più digitalizzato.

L’intelligenza artificiale (AI) ha portato una trasformazione radicale non solo nell’ambito delle operazioni belliche, ma anche nel ruolo geopolitico delle forze armate di molte nazioni. In particolare, l’adozione dell’AI da parte dell’IDF (Israel Defense Forces) non solo ha ridefinito le modalità operative sul campo, ma ha avuto un impatto significativo sulla posizione strategica e diplomatica di Israele nel contesto internazionale. Esaminando il caso israeliano, possiamo notare come l’adozione della tecnologia avvenga in un momento cruciale della sua storia, in cui le sfide geopolitiche, le minacce regionali e le alleanze globali si intersecano con la crescente capacità L’IDF.

“during the first 35 days of the war Israel attacked 15,000 targets in Gaza
…from 50 targets a year to 100 targets a day” • https://www.theguardian.com/world/2023/dec/01/the-gospel-how-israel- uses-ai-to-select-bombing-targets

“We prepare the targets automatically and work according to a checklist,” a
source who previously worked in the target division told +972/Local Call. “It
really is like a factory. We work quickly and there is no time to delve deep
into the target. The view is that we are judged according to how many targets
we manage to generate.” (+972 e Local Call)

https://www.972mag.com/mass-assassination-factory-israel-calculated- bombing-gaza/ https://www.972mag.com/lavender-ai-israeli-army-gaza/

L’IDF è da sempre considerata una delle forze armate più moderne ed efficienti al mondo, grazie alla sua capacità di adattarsi rapidamente alle mutevoli dinamiche geopolitiche e di sviluppare nuove tecnologie militari. Israele, un paese situato in una regione storicamente turbolenta e circondato da conflitti e minacce provenienti da attori statali e non statali, ha dovuto costantemente innovare e potenziare le sue forze armate per mantenere la propria sicurezza. L’adozione dell’AI è stata una risposta a questa necessità, permettendo all’IDF di anticipare le mosse dei suoi nemici, migliorare la precisione delle operazioni militari e rispondere in tempo reale a minacce in continua evoluzione.

Il caso dell’uso dell’intelligenza artificiale da parte dell’IDF (Israel Defense Forces) durante la guerra a Gaza ha sollevato importanti questioni etiche, operative e geopolitiche. Dopo l’attacco brutale di Hamas il 7 ottobre 2023, l’esercito israeliano ha dovuto reagire rapidamente per mantenere il ritmo della guerra, attingendo da un database di obiettivi già esistenti. Tuttavia, man mano che il numero di bersagli si esauriva, l’IDF ha dovuto fare affidamento su strumenti di intelligenza artificiale avanzata, come Habsora (“Vangelo”), un software predittivo che è stato descritto come uno degli strumenti di AI più sofisticati mai sviluppati nel contesto militare.

L’IDF e l’integrazione dell’IA nelle operazioni militari

L’introduzione di sistemi basati su intelligenza artificiale come Habsora e altri strumenti di apprendimento automatico ha permesso all’IDF di generare rapidamente nuovi obiettivi da attaccare (“enfasi su quantità non qualità). Questi strumenti sono stati utilizzati per analizzare vasti volumi di dati provenienti da comunicazioni intercettate, riprese satellitari e social media, identificando nuove potenziali minacce, tra cui tunnel, lanciatori di razzi e membri di Hamas. L’efficienza di questi sistemi ha notevolmente aumentato la velocità con cui l’esercito israeliano ha potuto agire, comprimendo settimane di lavoro in pochi minuti (>100 Bombing Targets @Day).

Un aspetto critico di questo approccio è l’uso di algoritmi predittivi che, attraverso un’analisi approfondita, hanno permesso di fare stime sulle probabilità che un individuo fosse un militante di Hamas. Questi strumenti, tra cui Lavender e Flow, hanno contribuito a identificare rapidamente obiettivi umani, alimentando un ciclo continuo di operazioni di bombardamento. Tali tecnologie hanno migliorato l’accuratezza delle azioni, ma non senza sollevare preoccupazioni circa l’eccessiva dipendenza dalla tecnologia e la qualità dell’intelligence.

Le Forze di difesa israeliane hanno affermato di “non utilizzare un sistema di intelligenza artificiale che identifichi gli agenti terroristici”, scrivendo che “i sistemi informativi sono semplicemente strumenti per gli analisti nel processo di identificazione degli obiettivi”. 

Le implicazioni morali e legali

La questione centrale che emerge dal caso di Gaza riguarda l’aumento delle vittime civili, un effetto collaterale che è stato reso più accentuato dall’uso di tecnologie automatiche. Alcuni analisti e critici interni all’IDF hanno sollevato dubbi sul fatto che l’automazione abbia abbassato il livello di attenzione verso la protezione dei civili, consentendo di accettare un numero maggiore di vittime rispetto agli standard precedenti. Mentre l’IDF sostiene che i sistemi di IA abbiano ridotto al minimo i danni collaterali, i dati riportano un numero di vittime civili superiore rispetto agli standard storici. Questo è particolarmente vero per i combattenti di basso livello, dove il numero di civili che potrebbero essere sacrificati per ogni obiettivo militante è aumentato drasticamente.

Un altro aspetto rilevante è il dibattito interno all’IDF riguardo alla qualità dell’intelligence fornita dagli strumenti di IA. Alcuni alti ufficiali hanno evidenziato che le raccomandazioni prodotte dai sistemi di apprendimento automatico potrebbero essere affette da errori o imprecisioni, come nel caso di difficoltà nell’interpretare il linguaggio colloquiale arabo. Questo ha portato a una discussione su quanto le capacità analitiche tradizionali siano state sostituite dalla priorità data alla tecnologia.

L’uso di IA ha anche avuto un impatto sulla struttura e sulla cultura dell’IDF. La crescente centralità degli ingegneri e dei tecnologi, a discapito degli analisti tradizionali, ha modificato il modus operandi dell’esercito, dando maggiore enfasi alle soluzioni tecnologiche rispetto alla capacità di ragionamento individuale e all’esperienza umana. Questo cambiamento è stato particolarmente evidente all’interno dell’unità 8200, la divisione di intelligence dei segnali, che sotto la guida di Yossi Sariel ha visto un accresciuto impegno verso la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella geopolitica

La guerra a Gaza, accelerata dall’uso di IA, ha non solo cambiato la modalità operativa dell’IDF, ma ha anche avuto un impatto sulle dinamiche geopolitiche regionali. L’uso di tecnologie avanzate come l’IA ha migliorato la posizione strategica di Israele, permettendogli di anticipare le mosse dei nemici e di ridurre la durata dei conflitti. Questa capacità ha aumentato la deterrenza nei confronti di attori regionali come l’Iran e i gruppi terroristici, ma ha anche portato a una maggiore interrogazione internazionale sul ruolo dell’IA nella guerra, con un possibile cambio di paradigma nelle modalità di gestione dei conflitti.

Israele, infatti, ha visto la propria posizione rafforzata in alcune alleanze internazionali, in parte grazie alla superiorità tecnologica, ma ha anche attirato critiche per la mancanza di trasparenza e per l’uso di tecnologie che potrebbero eludere i principi fondamentali del diritto internazionale, come la protezione dei civili. Le indagini in corso, tra cui quelle sul genocidio da parte del Sudafrica, potrebbero accelerare il dibattito sull’uso dell’IA nelle guerre moderne e sulla responsabilità derivante dall’uso di tecnologie automatiche per decisioni di vita o morte.

La direzione futura dell’IDF

Con la crescente autonomia delle tecnologie militari e l’integrazione dell’AI nei processi decisionali, l’IDF è di fronte a una sfida significativa: bilanciare l’efficienza e la precisione dell’intelligenza artificiale con il rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali. Il futuro delle operazioni militari israeliane potrebbe essere sempre più influenzato da tecnologie avanzate, ma questo solleva interrogativi cruciali sulla morale, la legalità e l’etica delle guerre future.

Il cambiamento radicale nel modo in cui si combatte la guerra a Gaza è quindi solo un’anticipazione di un futuro in cui le decisioni militari potrebbero essere sempre più guidate dall’IA, con ripercussioni non solo per la sicurezza e la geopolitica israeliana, ma per l’intero panorama internazionale.

L’IDF ha sviluppato e implementato diversi sistemi basati su AI, non solo per l’analisi dei dati e la generazione di obiettivi, ma anche per la gestione di operazioni più complesse, come la difesa contro attacchi aerei e missilistici.

La Iron Dome, ad esempio, un sistema di difesa antimissile altamente avanzato, beneficia di tecnologie predittive che, grazie all’intelligenza artificiale, migliorano la capacità di intercettare missili in volo. La continua evoluzione di queste tecnologie conferisce a Israele un vantaggio significativo, in particolare contro nemici con capacità missilistiche avanzate.

L’adozione dell’intelligenza artificiale da parte dell’IDF ha avuto un impatto tangibile sul ruolo geopolitico di Israele, sia a livello regionale che globale. In primo luogo, l’integrazione della tecnologia militare avanzata ha aumentato la deterrenza israeliana nei confronti dei suoi nemici storici, come l’Iran e i gruppi terroristici palestinesi. Il possesso di tecnologie sofisticate, tra cui l’AI, non solo permette a Israele di difendersi più efficacemente, ma contribuisce anche a consolidare la sua posizione di potenza regionale, aumentando la sua influenza politica e diplomatica.

In un contesto geopolitico in cui l’Iran e la sua rete di alleanze rappresentano una minaccia diretta alla sicurezza di Israele, la superiorità tecnologica derivante dall’uso dell’AI consente a Tel Aviv di mantenere un margine di vantaggio decisivo. La capacità di monitorare e analizzare in tempo reale le attività in tutta la regione, di prendere decisioni strategiche rapide e di lanciare attacchi mirati con precisione chirurgica, rende l’IDF un attore molto difficile da contrastare. Questa superiorità non solo influisce sulle dinamiche del conflitto, ma incide anche sulle alleanze regionali, permettendo a Israele di rafforzare legami con paesi come gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, che vedono Israele come un partner fondamentale nella lotta contro l’Iran.

Inoltre, la crescente competenza israeliana nell’ambito dell’AI ha spinto numerosi paesi a cercare di stabilire collaborazioni tecnologiche con Israele, in particolare nel settore della difesa. La cooperazione in ambito militare tra Israele e altre potenze, tra cui gli Stati Uniti, è ora più forte che mai, e la posizione tecnologica avanzata di Israele ha rafforzato ulteriormente le sue alleanze. Gli Stati Uniti, infatti, vedono nell’IDF non solo un alleato strategico, ma anche un laboratorio vivente per la sperimentazione e l’adozione di nuove tecnologie militari, compreso l’uso dell’intelligenza artificiale per le operazioni di combattimento.

La Nuova Minaccia: Cybersecurity e AI

Il potere geopolitico di Israele, tuttavia, non è solo una questione di superiorità convenzionale sul campo di battaglia, ma anche di controllo e protezione delle proprie risorse digitali. Israele è noto per essere all’avanguardia nel campo della cybersecurity, e l’AI svolge un ruolo cruciale in questo ambito. Le capacità avanzate di AI permettono all’IDF di difendersi da cyberattacchi sofisticati, che potrebbero minacciare non solo la sicurezza nazionale, ma anche le infrastrutture critiche del paese.

La crescente interconnessione delle infrastrutture militari con i sistemi informatici e la digitalizzazione delle operazioni sollevano nuove vulnerabilità. Israele è costantemente esposto a minacce cibernetiche da parte di stati come l’Iran, che hanno sviluppato capacità di attacco informatico. In risposta, l’IDF ha creato un’unità di cybersecurity d’élite, che utilizza l’AI per monitorare e neutralizzare attacchi in tempo reale. L’intelligenza artificiale aiuta l’IDF a identificare e rispondere a minacce cibernetiche con velocità ed efficacia, rafforzando ulteriormente la sicurezza nazionale e migliorando la resilienza delle infrastrutture vitali.

Mentre l’IDF continua a sviluppare tecnologie basate su AI per rispondere alle sfide geopolitiche, si pone una questione cruciale: come bilanciare l’efficacia delle nuove tecnologie con il rispetto dei principi etici e delle leggi internazionali? L’automazione crescente delle operazioni militari, sebbene porti vantaggi tangibili, rischia di ridurre la responsabilità umana nelle decisioni militari. La possibilità che le macchine prendano decisioni su vite umane solleva interrogativi morali e giuridici.

L’IDF dovrà affrontare non solo le sfide legate alla guerra convenzionale, ma anche quelle legate all’uso delle nuove tecnologie in conflitti ibridi e asimmetrici, dove l’intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata per strategie di “guerra psicologica” o manipolazione dell’informazione. La gestione delle operazioni in scenari complessi, dove l’interazione tra tecnologia, umanità e politica è sempre più intrecciata, sarà determinante per mantenere il primato geopolitico di Israele nel lungo periodo.

L’integrazione dell’intelligenza artificiale da parte dell’IDF sta accelerando la trasformazione della guerra moderna, non solo sul piano operativo, ma anche sul piano geopolitico. Mentre la tecnologia conferisce un significativo vantaggio strategico, l’impatto di queste innovazioni sulla politica regionale e globale è ancora in fase di evoluzione. Israele, con la sua crescente superiorità tecnologica, ha il potenziale per consolidare il suo ruolo come attore geopolitico di primo piano, ma dovrà affrontare le sfide etiche, legali e diplomatiche associate a queste nuove capacità. La domanda chiave per il futuro sarà come gestire e bilanciare l’uso di intelligenza artificiale con le responsabilità morali e giuridiche, al fine di evitare che il potere tecnologico superi quello umano.

Il dibattito sull’evoluzione della guerra attraverso l’adozione dell’intelligenza artificiale è tutt’altro che unanime, e le opinioni degli esperti si dividono in merito alla direzione che prenderà il conflitto futuro. Mentre alcuni, come Paul Scharre, immaginano scenari in cui l’IA prenda il controllo di arsenali nucleari o scatenamenti di sciami autonomi di droni, altri come il professor Anthony King sostengono che l’evoluzione della guerra non sarà così rapida o radicale.

King, uno studioso militare, ad esempio, propone una visione meno apocalittica, rifiutando l’idea che siamo sull’orlo di una “singolarità militare” dove le macchine sovrastano l’intelligenza umana. In un articolo per War on the Rocks, King sostiene che, pur riconoscendo l’importanza dei dati e dell’intelligenza artificiale per la guerra moderna, siamo lontani dalla completa autonomia delle macchine sui campi di battaglia. Piuttosto, è probabile che assisteremo a un’evoluzione più lenta, in cui l’IA affiancherà l’umanità, ma non la sostituirà completamente.

Secondo King, le rivoluzioni militari, storicamente, si sono spesso rivelate meno radicali di quanto previsto inizialmente. Le tecnologie emergenti, pur avendo un grande impatto, non hanno mai completamente trasformato il volto della guerra da un giorno all’altro. La guerra, infatti, è un contesto complesso che coinvolge anche fattori politici, psicologici ed emotivi che non sono facilmente gestibili da un algoritmo, almeno per ora. Per quanto riguarda l’IA, King ritiene che sia altamente improbabile che ci troveremo a fronteggiare un mondo di guerra completamente autonoma in tempi brevi.

Tuttavia, nonostante queste riserve, King concorda sul fatto che l’IA e l’analisi dei dati diventeranno sempre più fondamentali per qualsiasi forza militare che voglia essere competitiva nelle guerre del futuro. Secondo King, i “big data” e le informazioni digitalizzate, che ormai inondano i campi di battaglia, sono diventate una funzione cruciale per le operazioni di intelligence. Gli esseri umani semplicemente non hanno la capacità di elaborare e analizzare così tante informazioni in tempo reale, rendendo l’intelligenza artificiale indispensabile per gestire l’enorme flusso di dati che giunge dai sensori, dalle immagini satellitari, dai droni e dai segnali digitali.

In questo contesto, l’intelligenza artificiale non si limita a essere un mero strumento di automazione, ma si trasforma in un potente alleato nell’analisi e nell’elaborazione di decisioni strategiche. Se in passato la guerra era spesso determinata dalla superiorità di una strategia o dalla bravura umana nell’interpretare la situazione sul campo, il futuro potrebbe vedere l’IA come un “cervello” in grado di connettere e processare le informazioni con una velocità e una precisione senza pari. Questa capacità di raccogliere, analizzare e distribuire informazioni sarà cruciale per il successo sul campo di battaglia, facendo dell’intelligenza artificiale una componente fondamentale della “forza di intelligence” delle forze armate.

Nonostante ciò, King resta scettico sull’idea di una guerra completamente automatizzata. L’intelligenza artificiale, pur essendo un potenziamento fondamentale per le capacità di intelligence, rimarrà probabilmente sotto il controllo umano per lungo tempo, soprattutto quando si tratterà di prendere decisioni finali. L’uomo, in questa visione, non è sostituito dalla macchina, ma la macchina è semplicemente uno strumento che migliora le capacità di valutazione e di risposta.

In definitiva, questo approccio suggerisce che il futuro della guerra non sarà un passaggio brusco verso un conflitto totalmente automatizzato, ma piuttosto una progressiva integrazione dell’intelligenza artificiale nel processo decisionale umano, in cui l’uomo rimarrà al comando, ma potrà contare su un aiuto straordinario nel processare e analizzare i dati. La guerra del futuro, quindi, non sarà priva di umanità, ma vedrà una fusione crescente tra capacità umane e potenza dei sistemi automatizzati.

Concludo con una speranza qualle di su Santità Papa FRANCESCO
PER LA LVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1° GENNAIO 2025

Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace:

Che il 2025 sia un anno in cui cresca la pace! Quella pace vera e duratura, che non si ferma ai cavilli dei contratti o ai tavoli dei compromessi umani . Cerchiamo la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo.


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