Nel 1988, lo scienziato della NASA James Hansen lanciò un monito davanti al Senato degli Stati Uniti: il cambiamento climatico causato dall’uomo era reale, imminente e potenzialmente catastrofico. Fu un’opportunità per i media di trattare la questione con l’urgenza che meritava, sensibilizzando l’opinione pubblica e favorendo l’apertura di una più profonda riflessione a livello politico. Tuttavia, il giornalismo dell’epoca fallì nel compito. Per anni, ci si è affidati ad un finto equilibrio tra opinioni divergenti, ignorando il consenso scientifico e trascurando il dibattito sulle soluzioni.
Oggi, la crisi climatica ha finalmente ottenuto l’attenzione dei media, dell’opinione pubblica e del mondo politico, ma il ritardo è costato caro. Se il mondo dei media e dell’informazione avesse prestato maggiore attenzione a quegli avvertimenti, forse ora non ci troveremmo in una situazione tanto critica. Ora, rischiamo di ripetere lo stesso errore con l’Intelligenza Artificiale generale (AGI).
Al di là della poca attenzione riservata al tema, quando capita di leggere di AGI, l’argomento viene il più delle volte trattato come un sogno futuristico o una trovata di marketing dei colossi tecnologici. L’idea di macchine capaci di eguagliare o superare l’intelligenza umana viene talora sminuita e trattata come fantascienza.
Ma se si ascoltano le voci degli scienziati e degli ingegneri che lavorano in questo campo, il quadro è ben diverso. Nelle aziende di Intelligenza Artificiale, ci sono persone che stanno seriamente cercando di creare sistemi in grado di replicare le capacità cognitive umane. E molti credono di poterci riuscire a breve.
Se queste previsioni si concretizzassero, ci troveremmo di fronte a un cambiamento epocale. Tuttavia, lo sottolineiamo ancora una volta, il dibattito pubblico è quasi inesistente. Al di fuori dei laboratori e delle conferenze specializzate, la discussione sull’AGI è segnata da superficialità e disinformazione. Oggi, quasi tutti coloro che affrontano seriamente il tema lavorano direttamente per le aziende che sviluppano questa tecnologia. In assenza di regolamentazione, queste imprese possono prendere decisioni unilaterali che cambieranno radicalmente il nostro futuro. Questo stato di cose è inaccettabile.
Noi di Rivista.AI riteniamo che il tema debba essere posto al centro delle discussioni sull’Intelligenza Artificiale nel 2025.
È tempo di abbandonare lo scetticismo e la marginalizzazione dell’AGI. Serve una presa di coscienza generale, coraggiosa, proattiva e ambiziosa. Dobbiamo esplorare con attenzione la possibilità che, di qui a breve, si arrivi all’Intelligenza Artificiale generale, analizzarne le implicazioni, capire cosa questo significa per la società e l’essere umano prima ancora che per l’economia e aprire un dibattito pubblico e democratico sulla tematica.
La finestra temporale per affrontare questa sfida è ancora aperta, ma si sta rapidamente chiudendo. Per questo riteniamo che sia un’attività da mettere in piedi entro il 2025, per stimolare la consapevolezza della società, della politica, delle istituzioni e del mondo accademico e della ricerca. Diversamente, assisteremo a decisioni irreversibili prese nell’ombra, senza controllo democratico e alcuna valutazione etica sull’impatto che potrebbe avere per la nostra società.
Non possiamo ripetere l’errore commesso con il cambiamento climatico.
Per questo motivo come Rivista.AI ci impegniamo ad essere la voce della ragione e dell’urgenza. La nostra mission come testata è quella di favorire la conoscenza e la cultura dell’innovazione e della trasformazione digitale, soprattutto per quanto attiene all’Intelligenza Artificiale.
Riteniamo fondamentale informare, interrogare e guidare il pubblico su uno dei temi più importanti del nostro tempo. Perché, solo attraverso un’informazione chiara, accessibile e incisiva possiamo garantire che le scelte che determineranno il nostro futuro vengano prese in modo trasparente e condiviso.
La responsabilità è nostra.
Questo impegno rappresenta il ❞Manifesto per l’AI❞ di Rivista.AI per il 2025.
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