Donald Trump ha dichiarato di essere favorevole ai visti H-1B, in un’intervista che probabilmente verrà citata nei manuali di storia accanto al momento in cui Elvis Presley ha stretto la mano a Richard Nixon. “Mi sono sempre piaciuti i visti, sono sempre stato a favore dei visti”, ha detto Trump, come se stesse parlando di aragoste in un ristorante di lusso e non di uno dei temi più controversi della politica americana.

Il programma di visti H-1B, che consente alle aziende di importare talenti altamente qualificati, è amato dalla Silicon Valley come lo champagne nei party di Capodanno. Elon Musk, che negli ultimi giorni ha difeso il programma su X (ex Twitter, ma sempre una startup in crisi d’identità), sostiene che senza i visti, gli Stati Uniti rischierebbero di perdere la loro leadership tecnologica. E se c’è una cosa che Musk e Trump hanno in comune, oltre ai capelli improbabili e alle dichiarazioni roboanti, è l’amore per la parola “competitività”.

Ma mentre Musk canta le lodi dei cervelli importati, l’ala dura degli alleati di Trump accusa il programma di penalizzare i lavoratori americani. In pratica, temono che un programmatore indiano con un dottorato in ingegneria informatica e cinque lingue nel curriculum possa rubare il lavoro a Joe, l’ex operaio di Pittsburgh, che ha imparato il coding su YouTube durante la pandemia.

Trump, con il suo stile inconfondibile, sembra voler tenere il piede in due scarpe. Da un lato, liscia il pelo agli investitori della Silicon Valley promettendo talenti freschi come hamburger appena grigliati. Dall’altro, ammicca ai suoi sostenitori più conservatori, lasciando intendere che quei visti potrebbero essere ridotti, regolati, o forse spediti su Marte (sempre con Musk, ovviamente).

Il dibattito sui visti H-1B si è così trasformato nell’ennesima commedia americana, dove il protagonista è un ex magnate dei casinò diventato politico, i comprimari sono miliardari della tecnologia con il sogno di colonizzare lo spazio, e il pubblico si divide tra chi spera in una rivoluzione e chi teme di dover imparare a usare Excel per sopravvivere.

In ogni caso, Trump ha fatto ancora centro: ha detto abbastanza per farsi applaudire e altrettanto per farsi criticare. Come al solito, ha dimostrato che la politica non è mai stata così simile a uno spettacolo.