Anno nuovo, ansie nuove. Mi sono svegliato con dieci previsioni per il 2025 che oscillano tra il brillante ottimismo e il catastrofismo mascherato da fiducia. Facciamo un viaggio surreale nel futuro finanziario dove il mercato balla il tip-tap sulla lama di un rasoio.

Per cominciare, gli investitori abbandoneranno l’ebbrezza dell’inflazione galoppante e premieranno la crescita “organica” dei volumi invece degli aumenti di prezzo. Le aziende, in un raro momento di autocoscienza, limiteranno i rincari. Traduzione? Inflazione più docile, ma non troppo, giusto per far credere alla Fed di avere ancora il controllo.

Poi arriva il PIL degli Stati Uniti, che si gonfierà come un soufflé fino al 2,5% entro primavera, regalando agli indici azionari una prima metà d’anno da fuochi d’artificio. Ma attenzione, perché l’estate porterà la consueta correzione di mercato, lasciandoci tutti a chiederci perché abbiamo investito in cripto invece che in spiagge tropicali. Il Pil italiano è atteso crescere dello  0,6% nel 2025.

E parlando di intelligenza artificiale, preparatevi alla prossima corsa all’oro digitale. Grazie ai nuovi modelli linguistici Grok 3 di xAI e Llama 4 di Meta, il numero di cluster GPU esploderà come popcorn, spingendo i giganti tecnologici a costruire infrastrutture sempre più mastodontiche. Non preoccupatevi se non capite cosa significhi: basta sapere che è bullish.

Nel frattempo, Coinbase entrerà nell’S&P 500 entro il primo trimestre del 2025, proprio mentre gli investitori getteranno al vento ogni residuo di prudenza. Un altro tassello nella legittimazione delle criptovalute, perché nulla grida sicurezza finanziaria come una moneta digitale nata da un meme.

Sul fronte governativo, il deficit di bilancio degli Stati Uniti scenderà miracolosamente grazie ai guadagni sui capitali. Sì, avete letto bene. Le obbligazioni del Tesoro, in difficoltà cronica, riceveranno finalmente una boccata d’ossigeno. Dobbiamo credere nei miracoli fiscali? Quali ripercussioni per la BCE?

Poi c’è la telenovela commerciale con la Cina. Più dazi, più ritorsioni, più acrobazie per aggirare le sanzioni. Il risultato? Una rinascita tardiva dell’economia cinese nel 2025 e una montagna russa per le materie prime, che prima crolleranno e poi rimbalzeranno con la grazia di un elefante su un trampolino.

I gestori di portafoglio delle big cap beneficeranno di regolamenti più morbidi che trasformeranno il mercato in un campo da gioco bilanciato. Insomma, il caos organizzato diventerà la nuova normalità, e tutti si fingeranno soddisfatti.

Buone notizie anche per il settore immobiliare negli Usa: il tasso variabile potrebbe scendere sotto il 3% nel 2025. Se le previsioni di una politica meno restrittiva della BCE si concretizzeranno, mentre la Fed reciterà il mantra della stabilità dei tassi con la convinzione di chi ha appena trovato il telecomando sotto il divano. Il risultato? Un mercato immobiliare più vivace e meno ostile.

Negli Stati Uniti l’inflazione continuerà a svanire come un brutto sogno, con il CPI che scenderà al 3,3%. Le paure sui dazi che alimentano l’inflazione si riveleranno infondate, almeno secondo Harvey. Nel frattempo, la domanda dei consumatori si affloscerà nella seconda metà dell’anno, mantenendo i prezzi sotto controllo. Nel lungo periodo, in Italia il tasso di inflazione dell’Italia è previsto intorno all’1,80 per cento nel 2025 e all’1,90 percento nel 2026, secondo i nostri modelli econometrici.

Infine, la politica, Trump I repubblicani cavalcheranno l’onda delle nuove registrazioni di elettori, aumentando le probabilità di mantenere il controllo del Congresso nel 2026. Persino il Nevada, roccaforte democratica dal 2007, potrebbe cambiare colore. Non è chiaro se questo sia un segnale di stabilità o un presagio dell’apocalisse.

All’interno dell’Ue, la cooperazione tra Francia e Germania, tradizionalmente il motore dell’integrazione europea, sta affrontando difficoltà a causa di turbolenze politiche interne. In Francia, Emmanuel Macron è in una sorta di stallo politico dopo una sconfitta contro l’estrema destra con il governo Barnier durato in carica appena 3 mesi ed ora sostituito da Bayrou, mentre in Germania non solo la coalizione di governo guidata da Olaf Scholz ha subito battute d’arresto nelle ultime elezioni europee, con un’estrema destra che ha guadagnato terreno, ma è anche stata recentemente sfiduciata, costringendo il Presidente Steinmeier a convocare nuove elezioni per il mese di febbraio 2025.

La nuova leadership dell’Ue, con Ursula von der Leyen al suo secondo mandato come presidente della Commissione Europea, affronta sfide significative in settori quali sicurezza, difesa, competitività economica, cambiamento climatico e allargamento verso est. L’emergere però di posizioni diverse da parte degli Stati membri, evidenzia in modo chiaro tutte le frammentazioni oggi presenti all’interno dell’Ue.

L’Ue deve affrontare la necessità di rafforzare la propria posizione come polo economico di attrazione globale. Ciò implica la ratifica di accordi commerciali, l’integrazione di più Paesi nei mercati dell’Ue e lo sviluppo di infrastrutture per competere con iniziative come la Belt and Road cinese. Un bilancio dell’Ue più robusto è essenziale per affrontare le sfide della decarbonizzazione, delle esigenze energetiche e della difesa anche alla luce della situazione in Ucraina.

E così, un 2025 pieno di luci e ombre, dove la finanza sembra più un esperimento sociologico che un sistema economico. Preparate i popcorn e i calmanti: sarà un viaggio interessante.


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