La scienza, nata dallo studio della materia, ha conquistato traguardi straordinari, ma oggi si trova a un bivio esistenziale. Da tempo considerata distante e persino in conflitto con la spiritualità, essa può invece integrarsi armoniosamente con quest’ultima per ampliare la nostra comprensione del cosmo e della coscienza. Questo è il cuore della visione di Federico Faggin, che propone una rivoluzione concettuale: abbandonare la visione riduzionista della scienza e riconoscere il valore della coscienza e del libero arbitrio come elementi fondamentali dell’universo.
Secondo Faggin, la fisica quantistica ha già mostrato i limiti del determinismo scientifico. Il concetto di “collasso della funzione d’onda”, per esempio, introduce l’idea che la realtà non sia interamente descrivibile attraverso leggi matematiche rigide. La natura probabilistica degli stati quantistici suggerisce che il mondo non sia solo un meccanismo prevedibile, ma un’entità dinamica che interagisce con la coscienza stessa. Questo approccio sfida l’idea che la coscienza sia un mero epifenomeno cerebrale, una semplice conseguenza delle attività neurali.
Faggin sostiene che la coscienza e il libero arbitrio siano proprietà fondamentali dell’universo, non riducibili a fenomeni fisici più semplici. In questa prospettiva, il collasso della funzione d’onda può essere interpretato come una manifestazione del libero arbitrio del campo quantistico, un atto creativo che sfugge a qualsiasi algoritmo predeterminato.
La scienza moderna, radicata nel paradigma materialista, ha cercato di spiegare tutto attraverso processi meccanici. Tuttavia, Faggin denuncia questa visione come “scientismo”, una deformazione ideologica che nega l’esistenza del significato e della coscienza. Il mondo, secondo questa impostazione riduzionista, è visto come un aggregato di particelle prive di significato intrinseco. Ma Faggin ribalta questa prospettiva: il significato è il cuore stesso della realtà, ed è inseparabile dall’informazione.
L’informazione, secondo il modello scientifico classico, è definita in termini di probabilità e correlazioni statistiche tra simboli. Ma questa definizione manca di significato intrinseco. Un computer, ad esempio, manipola simboli senza comprenderli. L’essere umano, al contrario, interpreta i simboli attribuendo loro significati attraverso l’esperienza cosciente. Questa capacità di attribuire significato rende la coscienza unica e irriducibile.
Questa visione ha profonde implicazioni anche per la comprensione dell’intelligenza artificiale. Faggin respinge l’idea che un computer possa mai essere realmente consapevole o dotato di libero arbitrio. L’intelligenza artificiale può riorganizzare simboli e generare risultati inediti, ma non potrà mai comprendere il significato dietro quei simboli. L’idea che un computer possa sviluppare una coscienza è, secondo Faggin, una fantasia derivata dall’errata concezione della coscienza come semplice computazione.
L’errore fondamentale della scienza moderna, secondo Faggin, è stato eliminare il significato dal concetto di informazione. Questo errore ha condotto a una comprensione distorta dell’intelligenza, della creatività e persino dell’amore. La vera creatività, infatti, non consiste in una mera riorganizzazione dei dati esistenti, ma nell’introduzione di qualcosa di completamente nuovo, un atto che richiede consapevolezza e intenzione.
Nel suo approccio, Faggin rivede anche il concetto di vita e biologia. Le cellule viventi, sostiene, non sono semplici macchine biochimiche, ma espressioni di un campo cosciente che interagisce con la materia in modi ancora poco compresi. Ogni cellula contiene l’intero patrimonio genetico dell’organismo e manifesta una complessità e un’autonomia che vanno ben oltre la semplice programmazione genetica.
Questa visione olistica e dinamica della realtà ci porta a considerare l’universo come un’entità che desidera conoscere se stessa. In questo contesto, scienza e spiritualità non sono più rivali, ma partner complementari. La scienza può fornire gli strumenti per esplorare il mondo esterno, mentre la spiritualità ci guida verso la comprensione del significato e dell’esperienza interiore.
Faggin conclude il suo pensiero con un’aspirazione verso un nuovo Rinascimento, un’epoca in cui competizione e materialismo siano sostituiti da cooperazione e ricerca di significato. Solo riconoscendo il valore intrinseco della coscienza e del libero arbitrio, possiamo sperare di costruire una civiltà che sia veramente umana e sostenibile. È il momento di abbandonare la visione meccanica dell’universo e fare un passo avanti verso una scienza che includa il significato, la consapevolezza e la spiritualità.
Infine, questa prospettiva ci invita a rivedere anche il significato della morte. Per Faggin, la morte non rappresenta semplicemente la fine del corpo fisico, ma un passaggio in una realtà più ampia. La nostra esistenza non è limitata ai confini del corpo materiale, che è una combinazione complessa di elementi quantistici e classici. L’essenza della vita è legata a un campo cosciente che supera la dimensione materiale, aprendo nuove possibilità per la comprensione di noi stessi e del nostro ruolo nell’universo.
Questa concezione rivoluzionaria ci spinge a immaginare un futuro in cui scienza e spiritualità lavorino insieme, integrando conoscenze apparentemente opposte per creare una nuova visione del mondo, più ricca e profonda. Solo in questo modo potremo evolverci verso una civiltà più consapevole e giusta, in cui la ricerca di significato e la comprensione della coscienza siano al centro del nostro cammino collettivo.
Federico Faggin: “È inutile pretendere che il computer capisca” da Wired ITALIA.
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