Negli ultimi trent’anni, il consumo mondiale di carbone è raddoppiato, un dato sorprendente alla luce degli sforzi globali per ridurre l’uso dei combustibili fossili e mitigare l’impatto del cambiamento climatico. Il rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), pubblicato recentemente, mette in evidenza questo paradosso: nonostante le dichiarazioni sulla necessità di ridurre le emissioni di CO2, gli impegni presi dai Paesi con l’Accordo di Parigi sul clima e le trattative internazionali in ambito COP per arginare l’uso dei fossili nella produzione di energia, il carbone continua a essere una delle principali fonti di energia nel mondo.
L’ironia della transizione energetica
Il carbone è considerato un combustibile del passato, il residuo di un’era industriale che dovrebbe lasciare il posto a fonti di energia più pulite. Eppure, i dati appena pubblicati dall’AIE mostrano che la sua domanda è aumentata drasticamente, specialmente nei Paesi in via di sviluppo che stanno industrializzandosi rapidamente. Questo fenomeno mette in luce un grave problema ovvero che la transizione energetica, tanto discussa nei tavoli internazionali, non sta avvenendo con la velocità e l’efficacia necessarie.
I paradossi delle politiche energetiche
Le politiche energetiche globali spesso presentano delle contraddizioni. Da una parte, si promuove l’uso delle energie rinnovabili come il solare e l’eolico, ma dall’altra, il carbone rimane una fonte energetica essenziale per molti Paesi, soprattutto per motivi economici e infrastrutturali. La Cina, ad esempio, nonostante i grandi investimenti nelle rinnovabili, continua a fare ampio uso del carbone per sostenere la sua crescita economica, così come l’India peraltro. Allo stesso modo, in Europa e negli Stati Uniti, il carbone non è stato completamente sostituito, malgrado gli impegni presi durante gli Accordi di Parigi e le varie COP.
L’Impatto economico e ambientale
Dal 1995, la popolazione mondiale è cresciuta da 5,7 a 8,2 miliardi, e il prodotto interno lordo è più che triplicato, arrivando a 31,1 trilioni di dollari. Questo incremento della popolazione e dell’economia ha portato a una maggiore domanda di energia. Nonostante gli sforzi per promuovere le energie rinnovabili, l’energia da carbone rimane più economica e più facilmente accessibile in molti Paesi anche se il costo ambientale è elevatissimo. La combustione del carbone è infatti una delle principali fonti di emissioni di CO2, contribuendo significativamente al riscaldamento globale.
Le sfide della transizione energetica
La transizione energetica richiede non solo investimenti nelle tecnologie pulite, ma anche politiche efficaci e un cambio di mentalità a livello globale. I Paesi devono affrontare il difficile compito di bilanciare lo sviluppo economico con la necessità di ridurre le emissioni di CO2. Soluzioni semplici non ce ne sono, come abbiamo visto. Non bastano gli incentivi fiscali alle energie rinnovabili, occorre supportare, soprattutto i Paesi in via di sviluppo, gli investimenti in infrastrutture energetiche sostenibili e rilanciare una maggiore cooperazione internazionale sul tema, superando le resistenza di quei Paesi che vedono la propria economia sostenersi principalmente con l’esportazione di prodotti fossili.
Il raddoppio del consumo di carbone negli ultimi trent’anni è un segnale allarmante che non dovrebbe essere sottovalutato e che mette in discussione l’efficacia delle politiche energetiche globali. È evidente che, nonostante gli accordi e le promesse, la transizione verso un’energia pulita e sostenibile è ancora lontana dall’essere realizzata. I governi, le aziende e i cittadini devono lavorare insieme per trovare soluzioni innovative che possano davvero ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e proteggere il nostro pianeta per le generazioni future.
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