Nel 2024, il mercato italiano delle macchine utensili ha subito un drastico arretramento, perdendo più di 2 miliardi di euro e riportando la domanda ai livelli del 2016, con un crollo del consumo di robot del 34,8%, equamente distribuito tra le consegne delle aziende italiane e gli importatori. L’arretramento ha causato una riduzione della produzione del 11%, anche se, la crescita delle esportazioni (+6,3%) ha agito come un salvagente, mitigando le difficoltà interne e raggiungendo un picco record di 4,5 miliardi di euro.

Sono dati dell’ufficio studi di Ucimu, le cui stime sono state riviste al ribasso a causa dell’andamento debole degli investimenti nazionali in macchinari, registrati dall’Istat nel terzo trimestre con un calo del 6,2%, e frenati dalle misure di Transizione 5.0.

“Se è vero che il ritmo di crescita del biennio 2021-2022 non era sostenibile” spiega il presidente di Ucimu-Sistemi per Produrre, Riccardo Rosa, “è altrettanto vero che il valore del mercato italiano si è profondamente ridotto, tornando ai livelli del 2016. Troppo poco direi. Per questo occorrono interventi e misure importanti”.

Le complessità e i ritardi nelle misure di Transizione 5.0 hanno limitato l’accesso agli strumenti disponibili: appena il 5% dei crediti d’imposta sono stati prenotati su un totale di 6,24 miliardi di euro. Per risolvere la situazione, il Mimit ha adottato una serie di misure correttive (ne parliamo in questo articolo: “Industria 5.0: mission (im)possible“).

Rimane, tuttavia, rimane il problema dei tempi di attuazione (é infatti saltata la proroga dal 31 dicembre 2025 al 30 aprile 2026 del termine per poter effettuare gli investimenti) e c’è quindi il rischio che i correttivi appena adottati dal Governo, rimangano solo sulla carta atteso che, tutto il comparto manifatturiero italiano ha necessità di innovare per mantenere la propria competitività in linea non solo con le direttive di sostenibilità dell’Unione Europea ma anche con il mercato in generale.

Le previsioni per il prossimo anno sono meno cupe: si prevede un leggero incremento della domanda nazionale e delle esportazioni, in grado di stimolare una crescita del 2,9% nella produzione, insufficiente comunque a recuperare il terreno perso nel 2024.

Il nodo cruciale rimane in ogni caso quello legato alle difficoltà del settore automotive che è il principale mercato per i robot, dove la posizione Ue, legata alla prosecuzione del piano di transizione elettrica del motore endotermico, sta mettendo a dura prova tutto il comparto manifatturiero europeo, con la chiusura di fabbriche e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro che rischia, peraltro, di innescare un effetto domino con gravi problemi sociali.


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