Nel 2024, la bolletta energetica italiana è scesa a 48,5 miliardi di euro, registrando una diminuzione di 18,6 miliardi rispetto al 2023, pari a un calo del 28%. Questo significativo risparmio è dovuto alla flessione delle quotazioni internazionali sia del petrolio sia del gas, che ha avuto un impatto positivo sui costi di approvvigionamento del nostro Paese. La stima proviene dal preconsuntivo dell’Unem (Unione Energie per la Mobilità), illustrato dal presidente Gianni Murano in un recente incontro con la stampa.
Secondo l’associazione, oltre l’80% di questa riduzione è attribuibile al minore esborso per le forniture di petrolio e gas. Anche la spesa per le importazioni di energia elettrica è diminuita del 26%, e quella per i combustibili solidi ha registrato un calo del 60%.
Petrolio e gas in calo
Per il petrolio, nel 2024 la spesa attesa è di 21,2 miliardi di euro, con un calo di 7,6 miliardi di euro (-26%) rispetto al 2023, grazie alla riduzione delle importazioni di greggio e delle quotazioni internazionali. Secondo il check dell’Unem, la domanda di energia italiana nel 2024 è stimata sullo stesso livello del 2023, intorno ai 144,3 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Dal 2019 al 2024, le emissioni di CO2 legate alla domanda di energia si sono ridotte del 15%, non solo grazie alla crescita delle rinnovabili, ma anche per una maggiore efficienza energetica.
Mix energetico e consumi
Il petrolio si conferma la prima fonte di energia, con un peso di circa il 39%, in progresso dell’1,7% (+0,9 Mtep). Il gas si posiziona al secondo posto tra le fonti energetiche del Paese, limitando la flessione a un meno 0,7% (-0,3 Mtep). Le rinnovabili, incluse anche i biocarburanti, hanno registrato la migliore dinamica dell’anno con una crescita del 12% (+3,4 Mtep), grazie ai risultati favorevoli della produzione di energia elettrica. L’aumento record della produzione idroelettrica (+35%) e fotovoltaica (+31%) ha compensato i modesti cali del geotermico e dell’eolico. Il carbone, invece, crolla del 63% (-3,8 Mtep), raggiungendo il minimo storico a causa della drastica riduzione degli impieghi nella generazione di energia elettrica, contribuendo solo per circa l’1% rispetto al 5% dello scorso anno.
Il fronte dei consumi
I consumi petroliferi complessivi hanno mostrato un progresso dell’1,7% rispetto al 2023, sostenuti dal buon andamento della benzina (+5,8%) e del carboturbo (+10,2%), entrambi superiori ai livelli pre-pandemici (+3%). I prodotti per la mobilità (benzina, gasolio, gpl auto, carboturbo e bunker) rappresentano il 72% del totale delle vendite, con un progresso del 3,7% rispetto al 2023 e dell’1,9% rispetto ai valori pre-pandemia. L’Italia è l’unico tra i principali Paesi europei ad aver visto un aumento delle vendite di carburanti sia rispetto al 2019 che al 2023, grazie alla crescita degli spostamenti in auto privata.
Il parco circolante
L’Italia ha il secondo parco circolante della Ue ed è terza per le nuove immatricolazioni. Il tasso di motorizzazione è tra i più alti (69 auto per 100 abitanti), con il vettore elettrico che rappresenta solo lo 0,5% del totale. Nel 2024, il mercato dell’usato ha prevalso su quello del nuovo, con un calo del 18% rispetto al 2019 e il 94% delle auto usate caratterizzate da motori tradizionali: diesel (45%) e benzina (39%). La decarbonizzazione è supportata dalla penetrazione dei carburanti liquidi e gassosi low carbon, che nel 2024 hanno rappresentato il 12,5% dei carburanti consumati. L’ibridizzazione del parco auto è una tendenza crescente anche nei principali Paesi europei.
Importazioni di greggio
Nel 2024, le importazioni di greggio sono diminuite dell’8,3%, anche a causa delle criticità nei nodi di Hormuz e del Canale di Suez. La Libia è tornata ad essere il principale fornitore dell’Italia con un peso del 20,3%, seguita da Azerbaijan (16,6%) e Kazakhistan (15%). Le importazioni dall’Africa, con un peso del 36%, rappresentano la principale area di approvvigionamento. Complessivamente, nel 2024, l’Italia ha importato 85 tipi di greggio da 27 Paesi, consolidando la diversificazione delle aree di provenienza. Le lavorazioni delle raffinerie sono calate del 4,1% rispetto al 2023, con un tasso di utilizzo degli impianti sceso al 74%, anche a causa della trasformazione della raffineria di Livorno in bioraffineria.
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