La scena della tecnologia sta vivendo una trasformazione senza precedenti, e i grandi protagonisti si preparano ad affrontarsi in quella che sembra essere una vera e propria corsa all’oro digitale. Tra le aziende che stanno cercando di capitalizzare questa ondata, uno dei nomi più discussi negli ultimi giorni è Broadcom, con il suo CEO Hock Tan che, durante una chiamata sui guadagni della società, ha scatenato una tempesta di entusiasmo parlando delle possibilità offerte dai chip di intelligenza artificiale (AI). Ma come stanno realmente le cose, e quanto di questo entusiasmo è destinato a concretizzarsi in guadagni tangibili?

Tan ha dichiarato con un certo impeto che Broadcom vede davanti a sé una “massiccia opportunità” nei chip di intelligenza artificiale nei prossimi tre anni. In particolare, ha previsto che, solo nell’anno fiscale 2027, la compagnia potrebbe attingere da un mercato potenziale che varia dai 60 ai 90 miliardi di dollari. Una cifra impressionante, soprattutto considerando che quest’anno i ricavi di Broadcom nella nicchia dei chip AI si attestano a soli 12,2 miliardi di dollari. È una prospettiva che fa sognare, ma anche sorgere qualche dubbio.

La domanda è: Broadcom è davvero pronta a raggiungere quelle cifre? Tan ha immediatamente tentato di mettere un freno all’entusiasmo, specificando che non si trattava di una previsione di crescita dei ricavi diretti della società, ma piuttosto di una valutazione del “potenziale di fatturato” che la compagnia potrebbe catturare da un mercato in espansione. È qui che entra in gioco il linguaggio ambiguo, quello che fa di Tan una figura quasi da prestigiatore del business, parlando di TAM (mercato indirizzabile totale) e SAM (mercato indirizzabile servibile) come se stesse declamando un incantesimo finanziario.

In altre parole, Broadcom sta osservando un’opportunità di crescita che potrebbe essere enorme, ma non è detto che l’azienda riesca a catturare una fetta significativa di quel mercato da 90 miliardi di dollari. Nonostante l’entusiasmo, gli analisti rimangono scettici riguardo alla capacità della compagnia di scalare così rapidamente, soprattutto considerando che il dominatore assoluto di questo segmento resta Nvidia, la quale attualmente detiene una posizione di quasi monopolio nei chip per AI.

Tuttavia, Tan non ha risparmiato ottimismo. Ha sottolineato che Broadcom è ben posizionata per guadagnare una porzione significativa di quel mercato, grazie anche alla sua collaborazione con alcune delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, come Google, Meta Platforms e ByteDance. Quest’ultimo è un nome interessante, visto che la collaborazione di Broadcom con la compagnia cinese ha suscitato qualche polemica in passato, dato il contesto geopolitico che circonda l’azienda. Nonostante ciò, è indubbio che la domanda di chip per server AI stia crescendo, e Broadcom sembra voler essere tra i principali attori nella fornitura di tali tecnologie.

In una conferenza stampa, Tan ha fatto riferimento a queste aziende come “hyperscalers” – un termine che solitamente si applica ai colossi del cloud, ma che in questo caso sembrava riferirsi anche a Meta e ByteDance, un’interpretazione che non ha mancato di suscitare qualche perplessità tra gli analisti. Ad ogni modo, la connessione di Tan con Meta è stata confermata dal suo ingresso nel consiglio di amministrazione della compagnia nel febbraio di quest’anno, segno di una relazione piuttosto stretta tra le due società.

Nel frattempo, Broadcom sta collaborando con altri giganti tecnologici, come Apple e OpenAI, nel tentativo di sviluppare soluzioni su misura per il crescente fabbisogno di chip per AI. Il lavoro con OpenAI, in particolare, è stato al centro delle attenzioni della stampa, considerando che l’azienda di Sam Altman ha recentemente attirato l’attenzione mondiale grazie alla sua posizione di leadership nel campo delle generazioni linguistiche AI. Questi alleati sono certamente una parte cruciale del piano di Broadcom, che punta a espandere ulteriormente la propria offerta di chip AI, estendendo le opportunità di fatturato ben oltre i già impressionanti 60-90 miliardi di dollari menzionati da Tan.

La reazione degli investitori è stata esuberante, con il titolo di Broadcom che ha visto un’impennata del 24% il giorno successivo alle dichiarazioni del CEO. Ciò ha portato la valutazione della compagnia a un multiplo di fatturato di 18,1, molto vicino a quello di Nvidia, che si attesta a 18,3. Gli investitori sembrano essere ottimisti sul potenziale futuro della società, nonostante le sfide che rimangono sul campo. È chiaro che la corsa per i chip AI è diventata una delle battaglie più competitive del panorama tecnologico.

Nel contesto di questa crescente competizione, Nvidia continua a dominare il mercato dei chip per AI, e la sua posizione è ancora considerata molto solida, sebbene non manchino segnali che altre aziende, come Broadcom, stiano cercando di insidiare la sua leadership. La sfida per ottenere una quota significativa del mercato dei chip AI non si gioca solo sul piano tecnologico, ma anche su quello delle alleanze strategiche, delle acquisizioni mirate e della capacità di adattarsi alle esigenze mutevoli del mercato.

In parallelo, i principali attori della scena globale, come Microsoft, Amazon e Google, continuano a spingere sulle proprie soluzioni AI, cercando di ottenere un vantaggio competitivo attraverso l’adozione di tecnologie proprietarie. Tuttavia, mentre questi colossi sono impegnati in una guerra senza esclusione di colpi nel settore dell’AI, è chiaro che Broadcom, pur non essendo il gigante che sono Nvidia o Google, sta preparando la sua offensiva con l’obiettivo di conquistare una fetta rilevante di questo mercato in espansione.

Non resta che osservare come evolverà questa dinamica nei prossimi mesi. Sarà Broadcom a riuscire a sfruttare questa “massiccia opportunità” o finirà per essere inghiottita dalla pressione dei suoi concorrenti? Solo il tempo dirà se Hock Tan avrà ragione e la società riuscirà a raccogliere il frutto di un mercato dei chip AI che potrebbe davvero valere decine di miliardi di dollari.